Gandini e Lancia
Marcello Gandini, un prototipo, un’azienda in crisi, salone di Torino 1970.
Il prototipo Lancia Stratos Zero, Gandini quel genio assoluto nel design, l’azienda in crisi la Lancia del Gruppo Pesenti, la presentazione al Salone di Torino nel 1970.
Una crisi nelle vendite, nonostante le validissime Flaminia, Flavia, Fulvia (le tre effe), su tutte la Fulvia Coupe’ HF con i suoi successi nei rally.
Nonostante le tre effe, il leader del cemento non riuscì a risollevare le sorti della Lancia, cedendola alla Fiat.
Gianni Agnelli voleva salvaguardare il reparto corse che diede molto lustro all’azienda fondata da Vincenzo Lancia.
Bertone, che con la Montreal e la Miura (su tutte), era nell’olimpo dei carrozzieri italiani, non aveva mai messo la propria firma su un modello Lancia.
Grazie alla 850 Spider e Fiat Dino Coupe’ i rapporti fra Bertone e Agnelli erano più che buoni.
Gandini ebbe il compito di disegnarla.
Partì da una Lancia Fulvia HF usata, per via di una mancato supporto dalla Lancia,”ispirandosi” a quanto fatto sulla Miura, con il motore in posizione centrale e ribassato, con i pesi che dovevano gravare il meno possibile sulle ruote motrici.
La carreggiata posteriore era piu ampia rispetto all’anteriore, in grado di accogliere pneumatici più generosi, per una maggiore trazione, più tenuta di strada e maneggevolezza.
Linea a cuneo, muso appuntito, fiancata priva di portiere, un posteriore dominato da una griglia traforata (ricordiamo i suoi inizi), con un doppio scarico.
Lunga 358 cm, larga 187, alta soli 84 cm. Con 710 kg di massa, grazie ad un telaio leggerissimo ed una eccellente ottimizzazione grazie a dei materiali innovativi.
L’abitacolo poco accessibile, apribile agendo sul logo Lancia che nasconde la serratura, accessibile una volta sollevato il parabrezza incernierato in alto, con una seduta sdraiata, a livello suolo.
Il bagagliaio e’ nascosto dietro gli schienali, come la ruota di scorta che lo occupa quasi tutto, sembrava che non fosse considerato poi così necessario un vano per quell’auto.
Nel 1970, al Salone di Torino venne presentata, sembrando subito, ai molti, troppo innovativa e particolare, colpendo pero’ Cesare Fiorio, direttore del reparto corse Lancia.
La vettura non entusiasmò rischiando di finire nel dimenticatoio.
Bertone ci credeva, tanto da inventarsi una efficace strategia per renderla appetibile agli uomini Lancia.
Ai giornalisti del periodo, i piu’ noti ed influenti, venne concessa in uso, dotandola di generosi books fotografici, infine ottenendo quanto sperato.
Tant’è che poco dopo l’allora direttore Lancia Pierugo Gobbato lo contattò.
Bertone con Beppe Panico (suo direttore comunicazione) si mise alla guida, arrivando in Via San Paolo, sede Lancia, passando sotto la sbarra d’ingresso abbassata, sorprendendo tutti.
Nuccio fatico’ non poco a scendere dalla vettura, cosa che fece sorridere la dirigenza Lancia, che guardò oltre, dando un responso positivo.
Gianni Agnelli rispose si, il più felice fu Cesare Fiorio, intuendo che quell’auto poteva sostituire la “Sua” mitica Fulvia HF.
Nel 1971 arrivo’ una vettura più alta e corta rispetto alla concept, un motore più potente, il V6 Dino Ferrari, 2,4 da 195 CV.
Nella versione da gara ne avra’ 240, nel 1978, grazie al turbo, arrivò a 420, con risultati noti a tutti.
Era la Lancia Stratos, derivata dal prototipo Zero, grande merito va a Nuccio Bertone per averci creduto così tanto, tanto che, altrimenti, la storia motoristica avrebbe avuto ben altro corso.
Gandini e Lancia