Suzuki RE 05
Una moto che montava un motore rotativo, un Wenkel, prodotta dalla Suzuki dal 1974 al 1976.
Due anni piuttosto “significativi” e travagliati.
La Suzuki RE 05, una moto prodotta per soli due anni
un lasso di tempo tanto breve fa subito intuire che questa moto non abbia avuto successo, pur montando un motore molto innovativo per l’epoca.
Un progetto costato molto, sia in termini di tempo che di denaro
Un progetto durato parecchio tempo, quasi tutto impiegato per lo studio del motore, la sua affidabilità, in un periodo in cui montarlo poteva (quasi sicuramente) rappresentare un forte azzardo.
A disegnare la Suzuki RE 05 fu Giugiaro, che nel farlo volle ricordare proprio quel motore, fra le parti della carrozzeria la piu’ evidente e’ la “cassetta del pane”, come venne soprannominata quella appendice sul manubrio.
Molto probabilmente anche la (immediatamente successiva) crisi petrolifera incise negativamente sulle vendite di questa moto, essendo il rotativo un motore che tende a consumare di più.
Una moto fra le più incomprese, oggi rarissima, quasi impossibile da trovare.
In sintesi:
questa moto, la Suzuki RE 05, fu un vero disastro per la Suzuki, tanto da farne realmente rischiare il fallimento
e nononstante il suo presidente riponesse molte speranze, aspettative, su questo nuovo motore, perche’ era nuovo per una motocicletta proveniente dal Sol Levante.
Furono i tecnici della casa motociclistica nipponica a crederci per primi
facendolo così tanto dal riuscire a convincere il suo presidente, lo stesso che si dimostro’ subito molto entuisiasta e fiducioso.
Convinti che potesse dare nuovo slancio alla loro produzione, farla percepire come una marca di moto molto moderna, facilitandone la vendita, il successo commerciale.
Ma così non fu, decisamente no
ad ottenere successi di vendite con quel tipo di motorizzazioni furono altre case, successivamente, quando oramai la Suzuki ci rinuncio’.
Molto probabilmente il primo errore fu la scelta della cilindrata, una 500, 497 cc per essere precisi.
Ma proviamo a capire come funzionasse
che caratteristiche avesse un motore Wankel, provando a farlo senza dilungarmi troppo, cercando di essere il piu’ chiaro possibile.
Nel 1919 un giovane tedesco, un diciassettenne
Felix Wankel decise che fosse il momento di creare un motore semplice, piu’ semplice, rispetto a quelli sino ad allora visti.
Nel 1929, dieci anni dopo, e dopo aver studiato, modificato, cambiato, migliorato, quel suo motore, ottenne il brevetto.
Ad interessarsi a quel brevetto fu (quasi subito) la NSU
mettendoci anima e corpo per adattarlo, montarlo, su una sua vettura, ed anche li sappiamo come ando’ a finire, che disastro.
Il motore Wankel e’ privo di valvole, ma e’ dotato di una sola parte mobile, cosa che in teoria dovrebbe rendendolo molto semplice e pratico.
Una apparente semplicita’
perche’ le punte dei rotori devono assolutamente aderire perfettamente alla camera di combustione, specie alle alte velocita’.
Per riuscire a funzionare come progettato, è dotato di una sorta di “puntali”, posti all’estremita’ di ogni braccio rotore, caricati “a molla”.
I materiali devono essere perfettamente solidi
molto resistenti, e questo e’ uno dei principali problemi avuti, specie inizialmente, per una casa come la Suzuki di allora, che non lo aveva “mai visto” prima.
Il Wankel e’ un motore che lavora, funziona
a temperature elevatissime, tanto da necessitare di impianti di raffreddamento molto potenti ed efficaci.
Il raffreddamento ad aria era improponibile per la Suzuki RE 05
ne serviva uno (molto potente) ad acqua o olio, un ulteriore problema di costi ed ingegnerizzazione.
Suzuki per ottenere quel materiale, con quella qualita’ decise di rivolgersi alla azienda americana Platecraft, con iniziali costi non correttamente calcolati, nonostante fossero mossi da tanto entusiasmo.
Sempre per via dell’eccessivo calore sviluppato
da quel tipo di propulsore, furono costretti ad adottare degli scarichi a doppia parete, l’unica soluzione considerabile per dissipare (realmente) tutto quel calore.
I vantaggi erano legati al poter avere
un motore con vibrazioni bassissime, essendone praticamente privo, poche parti mobili, molto scorrevole nel funzionamente quindi, con costi di gestione (prevedibilmente) molto bassi.
Cio’ nonostante, senza considerare i costi, i problemi, le lungaggini varie, la Suzuki presento’ questa sua nuova moto.
Spinta soprattutto dall’entusiasmo di Jitsuijiro Suzuki, presidente della Suzuki Motor Company, che durante la presentazione, con un certo entusiasmo, disse:
Il nostro successo nella realizzazione dell’ER-5 non sarebbe stato possibile senza il forte spirito pionieristico che ha caratterizzato Suzuki sin dalla sua istituzione. Ma altrettanto, si basa sul nostro motto: “Produrre prodotti di valore.
Purtroppo le Sue speranze furono profondamente disilluse………
Vogliate notare i “richiami” fatti dal nostro Giugiaro, dalla “cassetta del pane”, alle frecce postieriori.