Le auto a legna
Stavo sfogliando uno dei miei libri, casualmente, uno dei più vecchi che posseggo, capitatomi in mano per caso, mi stava cadendo mentre ne prendevo un altro.
Aprendolo vedo una foto stranissima
almeno per me, dove sul retro di un’auto “molto datata” era montato un qualcosa che inizialmente non riuscivo a capire se fosse un serbatoio molto grande o che altro.
Incuriosito mi metto a leggere quanto sotto riportato
chi lo scrisse volle fare subito un quadro netto, molto chiaro, della situazione economica del periodo in cui quelle fotografie furono scattate.
In piena seconda guerra mondiale, con logica scarsità di approvvigionamenti
fra i quali proprio i carburanti, cosa che costrinse alcune persone a dotarsi di ingegno, e trovare un alternativa per poter far muovere le auto e gli altri mezzi su ruote.
Le auto a legna e il gassogeno
un impianto dalle dimensioni piuttosto generose, posto sul retro di una vettura qualsiasi.
Lo definirei piuttosto brutto ed ingombrante, ma temo che nel periodo non volessero badare troppo all’estetica ;).
Alla fine altro non era che una caldaia alimentata a legna, con alcune essenze preferite ad altre, considerate più efficaci e durature, il faggio su tutte.
E sin qui tutto sembra facile
forse semplice, alcuni penseranno che una volta montato quel catafalco l’auto potesse procedere come se fosse alimentata con la “normale” benzina.
Ma dovranno ricredersi, perchè erano necessarie profonde modifiche al motore di quella vettura che ne era dotata, ne elencherò le principali:
In primis andava profondamente modificato il rapporto di compressione
poi tenere molto in considerazione il fatto che si sviluppassero fumi e ceneri non presenti prima,
utilizzare anche candele apposite
infine riuscire a far partire l’auto con la nuova modalità, cosa non facile.
Il peso dell’appendice portava l’auto a dover procedere molto più lentamente
costringendo anche a dover prestare maggior attenzione nelle manovre, specialmente in curva, per via di un evidente sbilanciamento dei pesi.
Se la gassificazione del legno portava in se alcuni benefici
legati alla maggiore “facilità” nel reperimento del materiale, va anche 😉 ricordato che ogni tanto (piuttosto spesso) ci si doveva fermare per alimentare la caldaia.
Magari prendendo alcuni pezzi lasciati sui sedili posteriori, divenuti oramai un vero e proprio magazzino, perché sulle medie e lunghe percorrenze la legna contenuta nella caldaia non era mai sufficiente.
Certamente devo ancora capire cosa si potesse intendere per medie e lunghe percorrenze.
Questa opzione non era, in fondo, sta gran novità, alla fine dell’ottocento se ne erano già viste di auto alimentate nella stesso modo, eppure furono in molti a volerla “riprovare”, dotandone la loro auto.
La cosa non durò molto, le auto a legna vennero utilizzate sino ai primissimo anni ’50
molto poche in verità, oggi alcune di queste sono in qualche collezione privata o in un museo, a testimonianza di un periodo e le sue evidentissime ristrettezze.
Una curiosità:
nel 2010 un appassionato olandese riprese la cosa dotando la sua auto di un impianto simile, più o meno moderno rispetto a quello di parecchi decenni prima.
La sua auto riusciva ad essere molto più veloce e stabile rispetto a quelle precedenti, con un’autonomia decisamente più elevata.
con quella caldaiona