Vespa 150 VL1 sidecar, domenica ero al mercatino, in uno di quei cartoni c’era un modellino semidistrutto, una Vespa con un sidecar.
Se il post del lunedì era già pronto, le moto arrivano di giovedì, mi son detto, ho qualche giorno per cercare, sfogliare, provare.

Un esemplare perfetto “arricchito” dal alcuni accessori cromati e dalla ruota di scorta non di serie.
Premetto subito che se ne avessi uno di sidecar, difficilmente lo utilizzerei.
Per almeno due motivi, uno legato al fatto che non mi sentirei sicuro, l’altro per una forma di riguardo, so che già di loro alcune Piaggio Vespa hanno raggiunte quotazioni alte, figuriamoci se dotate di un sidecar.
Sulla questione guidabilità ne discussi qualche tempo fa, con un signore conosciuto in un raduno di veicoli d’epoca.
Era con alcuni suoi amici, stavamo guardando la sua Vespa sidecar, in una versione molto più recente.
Con una buona mimica e parlantina, ci disse che quando guidava il suo sidecar capitava spesso che l’appendice tendesse ad alzarsi, specie in curva quando non c’era con lui il passeggero.
Sorridendo ci raccontò di aver dovuto ricorrere ad un peso quando la utilizzava da solo, una cesta di vimini con alcuni grossi sassi.
Con la cara moglie, che definì piuttosto abbondante, faticava ad arrivare nella piazza del paese per presenziare alla messa domenicale.
Ecco mi ha fatto passare la voglia 😉 😉 .
Se l’appendice poteva essere prodotta da alcune aziende italiane, pare che in Emilia ve ne fosse una buona concentrazione, è altrettanto vero che fu proprio Enrico Piaggio ad intuire che per uno dei suoi modelli potesse essere valutabile.
Montava il nuovo motore da 150cc.
Un propulsore sufficientemente potente e capace di “reggere” il considerevole incremento di peso ed ingombro.

Una apertura molto pratica per la pulizia del carburatore e del filtro, pratica da fare spesso in un’epoca in cui le benzine erano “più sporche”.
Il sidecar era montato a destra come prevedevano le norme per poter essere omologabile.
Negli anni 50 iniziava ad essere una soluzione (tutto sommato) nuova, ed altrettanto utile per quella fascia di clientela che non poteva ancora permettersi una auto.
Con la sigla VL1.
Bene, la Vespa 150 cc era pronta, peraltro era la prima volta che la Piaggio produceva un motore con quella cilindrata, e lo mantenne sino al 1954.
Una curiosità: la luce posteriore della Vespa VL1 “struzzo” serviva solo ed esclusivamente per illuminare la strada e renderla visibile a chi era dietro, la luce per lo stop venne introdotta nel 1958 perché resa obbligatoria dal codice della strada.
Mantenne
lo stesso commutatore delle luci visto sulla 125 cc, raggruppando tutti i comandi allora disponibili ed obbligatori, il cambio a tre velocità, e la frizione a dischi multipli in bagno d’olio, che avevano le versioni precedenti, avevano già tutto in casa.
Mi piace pensare che volessero “controbattere” un altro veicolo che allora era ben acquistato e considerato, le microcar.
Come scrivevo poco sopra i prezzi di listino delle auto erano ancora molto alti per troppi italiani, il periodo storico sembrava dargli ragione.
E la ebbe sino alla seconda metà degli anni 50, quando nel bel paese iniziarono ad essere davvero vendute le utilitarie.
Un mercato “nuovo”, con auto di ridotti costi di acquisto e manutenzione, con dimensioni sufficienti per poter “eliminare” le microcar e i sidecar.
Eppure quel sidecar era ben fatto, con un sedile ampio e comodo, ben molleggiato, il suo parabrezza offriva una discreta protezione dalle intemperie, anche quando pioveva.
La Vespa 150 VL1 “Struzzo”.
già di suo era uno degli esemplari più belli prodotti dalla Piaggio, indimenticabile quel suo faro direttamente posizionato sul manubrio, la sella divisa in due, con quella del guidatore a forma di “ventaglio, quella (opzionabile) per il passeggero quadrata.
Bellissimo il colore, l’unico disponibile era un beige pastello.
La versione successiva VL3 arrivò in concomitanza con un traguardo molto importante per la Piaggio, la produzione del milionesimo scooter.
Ora, su questa versione da 150 cc della Piaggio Vespa potrei andare avanti a scrivere “prendendolo” da quanto sto leggendo ed imparando, su questo libro vecchiotto che ho davanti a me, ma…..
Vespa 150 VL1 sidecar, preferisco metterci del mio, provare a ricordare.
Non prenderò nemmeno in considerazione la lontanissima ipotesi di poterne considerare l’acquisto, ho visto le quotazioni (pochissime) e mi è quasi venuta una sincope da tanto che sono alte.
Meritatamente senza alcun dubbio, il mezzo ha tutte le caratteristiche per poter essere desiderabile, e le cifre chieste sono (anche) giustificabili.
Il mio ricordo va ad una coppia incontrata negli anni 80.
Durante uno di quei pomeriggi noiosi che mai ti avrebbero fatto supporre altro che altre ore di quasi noia.
Li vedo arrivare, lei con un foulard dai colori piuttosto vistosi, accesi, lui con un casco da pilota di aereo, uno di quelli senza la parte anteriore, aperti, non ricordo come si chiamino.
Li vidi e sentii arrivare, quel motore non lo avrei mai definito silenzioso, ma era per me un bel sentire, non mi avrebbe mai infastidito.
Vespa 150 VL1 sidecar, fu la prima ed ultima volta che ne vidi una.
Era una conservata e lo si capiva benissimo iniziando da qualche crepa sulla vernice che notai subito appena mi si fermarono vicino.
Che faccio non li fermo???
Non sia mai, io che non li fermo, educatamente mi ci faccio vicino ed inizio a chiedergli se per cortesia potessi guardarla, al che il marito mi disse …. e che problemi ci sono.
Lei scendeva ed andava nella vicinissima edicola, tornando con un giornale, che se non ricordo male era sorrisi e canzoni, lo ricordo perchè la sfoglio’ davanti a me.
Lui nel frattempo iniziò a raccontarmi la loro storia, la sua e quella della sua vespa sidecar.
L’aveva presa da un suo cliente che gli doveva dei soldi.
Andando quasi alla pari disse, ho deciso di portarmela a casa pur non avendomi mai interessato un mezzo simile, ma piuttosto che rimetterci…..
Venivano dal mantovano, una di quelle zone sul confine con l’Emilia Romagna, abitavano in un paese che a detta loro era quasi più vicino a Ferrara che non a Mantova.
Lei puntualizzò subito che fu la prima a volerlo convincere precisando che in paese l’avrebbero vista tutti, era un bel farsi notare.

Rispetto al resto del mezzo quella sella posteriore (opzionabile) non la trovo esattamente bellissima.
Se la moglie era contenta, lui si lamentava della sella, sostenendo che fosse molto scomoda specie nei lunghi tragitti, non gli dava stabilità.
Lei l’avevo intuita un pelino “”estrosa”” in effetti.
Siamo qui perchè una delle zie di mia moglie è ricoverata in un ospedale vicino, usciti da lì abbiamo deciso di fare una giratina, siamo venuti qui con el sidecar di proposito.
Quel EL non è un errore di scrittura 😉 .
Non ci intrattenemmo molto, partirono quasi subito, io prosegui ad annoiarmi in quel torrido pomeriggio.