Il mio natale e…. la pala da neve con la quale pulivo l’auto innevata di papà, si finiva a passare alcune ore a giocare con le palle di neve, insieme alla sorella o dei bambini vicini di casa divertendoci insieme.
Nella maggior parte dei casi le più efficaci erano quelle piccole di plastica, le stesse che di solito le nostre mamme utilizzavano per raccogliere le briciole.
Le catene da neve che una volta montate facevano un discreto casino, specie quando la strada aveva dei tratti privi di neve o con un livello molto scarso.
Di fuoristrada o jeep non se ne vedevano ancora molte.
Ma in quegli anni il mercato vide sicuramente una nuova protagonista, seppur in una sua fascia di mercato ( allora quasi una nicchia), arrivò la Lada Niva la stessa che molti definivano (perfidi) una Fiat 127 con le ruote alte.
Il mio natale e…. l’immancabile pista sempre e solo della Polistil, anche un qualche “pezzo”, una curva un rettilineo o una slot.
Mettiamoci che sin da piccolo fossi già piuttosto legato a marchi e produzioni italiani, e che una delle sue sedi era in un paese della mia provincia.
Il mio natale e le Signorine Pellegrini (due sorelle) e la Signorina Forensi.
Ogni anno con una puntualità quasi maniacale telefonavano a casa, Filippo sali dalle signorine che hanno preparato un pensierino per te e tua sorella.
Sapevo che l’indomani papà sarebbe passato per ringraziare e portare un piccolo omaggio floreale, qualche volta capitò che ci fossi anche io.
Avrà avuti cinque anni quando anziché andare io da loro dopo la telefonata mio padre mi disse che mi aspettavano in cortile, ci andammo insieme e appena usciti dall’ingresso dello stabile mi trovai davanti uno scatolone.
Le signorine erano lì e una delle sorelle mi prese per mano portandomi davanti alla scatola dicendomi di sollevarla, lo feci e (questo episodio mi viene ricordato da anni ogni Natale) stupefatto vidi la mia prima automobilina a pedali.
Pare che ci giocassi molto e che approfittassi di ogni momento per salirci e pedalare, venne distrutta da un gruppo di bastardi che la bruciarono per loro divertimento.
Alcune famiglie venivano a passare qualche giorno nella loro seconda casa.
Era l’occasione per rivedere un amico/a “estivi”, magari passando qualche ora chiacchierando e scambiandoci dolciumi seduti sul muretto del “cortile piccolo”.
Se faceva freddo li invitavi a giocare con te, anche quando sapevi che si erano stancati di passare ore con in mano il comando della tua pista elettrica.
Uno dei loro papà aveva un’auto per me fantastica, iconica, indimenticabile, una Range Rover bianca tenuta maniacalmente.
Gli immancabili biglietti d’auguri molti dei quali con temi “motoristici”, mandati da amici di famiglia tanto cari che sapevano quanto fosse forte la mia passione.
E pensare che ne avevo conservati alcuni ma purtroppo sono finiti nel saccone del nero qualche anno fa, dopo che la mamma e la sorella decisero di fare un sonoro repulisti.
Il mio natale e quei dolci nei vassoi di cartone dorato e incelofanati, chiusi con un fiocco rosso.
Ne ho mangiati qualcuno seduto sul sedile posteriore della Alfa Romeo Alfasud di famiglia, auto che ho letteralmente adorata.
Le vacanze di Natale, uno dei miei momenti più felici lontano da quella maestra.
La nonna che mi dava la mancia per potermi prendere quella Bburago 1:18 una volta all’anno, con quel caro commerciante che me la teneva da parte da qualche mese.
Il mio natale e le settimane bianche con amici di famiglia e parenti.
Percorrendo strade bellissime, con alberi e manto coperti di neve.
In montagna trovavi persone di tutti i tipi, con alcuni punti in comune quel genere di cose che non mancavano mai.
Dai pantaloni di velluto quelli pesanti con le coste di qualche centimetro
gli stivali da montagna esteticamente orrendi e pesantissimi
le “camicie a tovaglia” e calze colorate, il tutto sembrava essere quello che oggi definiremmo l’outfit del vacanziere sulle nevi.
Ed anche il ragioniere di Vigevano non poteva rinunciare a quel cappello in feltro, quello che costava quasi come le vacanze e non poteva mai mancare 😉 😉 😉 .
Lo slittino di legno che preparavo già d’estate ricoprendo i pattini di ferro con la sciolina.
Le Majorette che alcuni vicini di casa non mi facevano mai mancare.
Erano almeno in quattro ad aver mantenuta questa tradizione sino alla mia adolescenza.
Il poter andare in edicola e prendere il corriere dei piccoli e sapere di potermelo godere senza aver troppo l’assillo dei compiti per il giorno dopo.
Le passeggiate con il mio cocker sul lungolago e magari raggiungevo la casa di uno zio per un veloce saluto.
Se riuscivo andavo a casa del caro Alessandro che poi mi riaccompagnava verso casa arrivando sino alla Maratona.
Camminavo tanto; mi piaceva farlo appena potevo; senza quasi mai programmare nulla.
Le strade erano molto meno frequentate da auto e veicoli vari, si pensi ad esempio che difficilmente ci fossero più di un’auto in una famiglia.
Insieme a qualche amico poter fare qualche giro con le nostre bici, senza andare troppo lontano perché uno di loro aveva una mamma estremamente ansiosa.
Magari riuscivi ad andare al cinema in un giorno qualunque della settimana, visto che il giorno seguente non saresti andato a scuola.
Dovevi fare i compiti delle vacanze, conscio che altrimenti la “”””cara”””” maestra te l’avrebbe fatta pagare cara.
Andavi in piazza e vedevi tutti i negozi riccamente addobbati, le loro vetrine ricolme di merce e colori, la finta neve fatta con il polistirolo o una specie di schiuma, nastri e nastrini e qualche luce colorata.
Chi non aveva provato a fare la “neve cadente” con il filo da pesca e quella specie di fiocchi da imballaggio in polistirolo.
Come non citare quelle indimenticabili palle di vetro con neve.
Ogni anno rischiavi sempre di riceverne almeno una, un ricordo drammatico di quei natali 😉 😉 .
So di miei coetanei che ebbero l’adolescenza segnata per il solo averle tenute vicine sul comodino della loro camera da letto, drammatiche.
Il mio natale e montavi l’albero con il papà.
Qualche volta salendo sulla scala per mettere il puntale sull’albero, stando bene attendo a non rompere una pallina come successe l’anno prima.
Le palline dell’albero erano di un materiale molto fragile, una specie di vetro color alluminio, così fragili che quando cadevano si sbriciolavano.
Quando le mettevamo via per l’anno successivo le avvolgevamo nella carta del giornale prima di riporle in una vecchia scatola.
Quella vecchia scatola in legno prima era una confezione natalizia della Stock, prima conteneva un paio di bottiglie di un qualche liquore e una di spumante, un regalo fattoci da un amico anni prima.
Si faceva “il giro del condominio” per fare gli auguri ad alcuni vicini, erano tanti o almeno non pochi quelli che eravamo soliti visitare per gli auguri.
Bon basta mi devo fermare qui……. è meglio……..