Gordini – e la sua Le Mans Sport
Amédée Gordini partì dall’Italia per la Francia con in mano anche un biglietto di ritorno, o perlomeno aveva giusto i soldi per poterlo acquistare.
Si giocò il biglietto e tutto quanto aveva in una notte, una dissoluta notte per capirci, rimanendo in braghe di tela.
Gordini, là senza nessuno e manco un franco…..
Dovette arrabattarsi subito per sbarcare il lunario, in Italia aveva iniziato a mettere le mani su dei motori riuscendo sempre a ricavare qualche cavallo in più, compresi quelli più tranquilli (1926).
Pur vero che se fosse tornato in Italia a Bazzano senza una lira/Franco, molto probabilmente avrebbe dovuto cedere ed iniziare a lavorare (in casa) come agricoltore, professione che non amava e fu proprio per questo motivo che iniziò a lavorare come “piccolo” nell’officina di un paese vicino.
Con gli anni e lavorando duramente riuscì a farsi un nome fra i preparatori.
Con il tempo venne soprannominato “le sorcier” (lo stregone in francese), mantenendo sempre quelle sue capacità nel riuscire a “cavare cavalli” da ogni motore.
Passavano gli anni e non erano in pochi coloro che gli affidavano le loro auto.
Tanto che nei primissimi anni ’30 iniziò a produrre artigianalmente delle vetture da competizione due posti e monoposto, utilizzando quasi esclusivamente le meccaniche Fiat e Simca.

Gordini Type 16, è una monoposto utilizzata nelle gare di Formula 1 e Formula 2, costruita per partecipare Campionato mondiale di Formula 1 dal 1952 al 1956.
Gordini nel 1951 realizzò una piccola sportiva “tutta sua”.
Motore compreso, un risultato raggiunto nel suo peggior momento, quando le sue finanze erano agli sgoccioli e ci aveva investito parecchio su quell’auto, tutto per capirci.
Proseguiva comunque l’attività di preparatore.
Quei soldi gli servivano per andare avanti e continuare a mantenere in vita la sua officina, arriviamo nel 1953 quando per provare a farsi un po di pubblicità decise di partecipare alla Le Mans.
La sua auto montava un 2,5 litri e si piazzò al sesto posto, sempre nello stesso anno volle azzardare presentandone anche un’altra, montando un otto cilindri da 3 litri con una auto che però gli causò alcuni problemi.
Legati quasi esclusivamente alla maneggevolezza, costringendolo a metterci più volte mano e parecchi soldi, sino al 1957 quando fu costretto a rinunciare alle sue ambizioni da costruttore di auto.

Gordini, un omaggio fattogli dalla casa automobilistica francese con questa speciale versione della Renault Clio.
In quello stesso anno chiuse la sua officina e venne assunto come consulente tecnico dalla Renault, sappiamo tutti come è poi proseguita.
Devo assolutamente precisare che la situazione economica di Amedeo Gordini fosse già piuttosto precaria, diciamo che fu per lui il colpo di grazia che lo costrinse a desistere.
Concludendo su Gordini.
Avrei potuto scrivere molto altro, preferendo un breve sunto che ho cercato di arricchire con le foto delle sue auto che negli anni e in alcune mie letture ho preferito.
L’auto che compare anche nel titolo la Le Mans, è la protagonista perché credo sia quella che ne ha più profondamente segnata la vita; specie quella professionale; quando decise di voler diventare un costruttore e non più “”””solo””” chi modificava auto altrui.
Nel testo ho usato arrabattato, un termine particolare/desueto.
Facendolo volutamente in quanto credo davvero che renda l’idea sul come un Italiano sia sempre riuscito ad “arrangiarsi” e spesso a diventare qualcuno, come capitato al “nostro” Gordini.