Lorenzo Bandini.
21 dicembre del 1935 nasceva a Barce (in Cirenaica) restandoci fino al 1941.
Emiliano di origine era lì con la sorella Lella ed i genitori con la famiglia in cerca di maggiore fortuna, a cinque anni nel 1940 scoppiava una sanguinosa guerra che li costrinse a tornare in Emilia a Reggiolo nel 1941.
Nel 1944 una bomba colpiva la loro casa lasciando sotto le macerie il padre, tornati in Itaia e raggiunta l’età minima la madre spinse il giovanissimo Lorenzo a studiare per imparare un mestiere iscrivendolo al Corni Istituto di Avviamento Professionale a Modena, lontano da casa con conseguenti alzatacce la mattina e dover tornare tardi la sera.
Dalla scuola d Modena alla nuova di Gonzaga in provincia di Mantova.
Cambiava sia la scuola che l’indirizzo di studi passando ad uno commerciale, ma la sua indole o passione che dir si voglia lo spinse da dodicenne verso un’officina meccanica, ne aveva conosciuto il proprietario diventandone un frequente visitatore con molte le ore che doveva passare a scuola spesso trascorrerle lì.
Il sedicenne Lorenzo Bandini si trasferiva nuovamente dal mantovano a Milano.
Partiva da Reggiolo con pochi quattrini ma sicuro che quella cugina della mamma lo avrebbe accolto ed aiutato, viste le poche finanze e il non voler pesare troppo sulla parente conosciuta da così’ poco iniziava a cercare un nuovo lavoro, sapendo già che un’altra officina fosse la sua meta preferenziale e la trovò quasi subito.
Quella di Freddi Goliardo e fra il giovane e l’anziano proprietario la fiducia crebbe velocemente, vuoi che vedendo Lorenzo imparare così velocemente e con quella dedizione per il nuovo lavoro, vuoi che la sua fosse comunque una passione evidentissima, presto al futuro pilota venivano affidati compiti diversi e più complessi.
Margherita Freddi.
La figlia del Sig. Goliardo, ne diventerà la moglie qualche anno dopo ed a quanto pare fu lei a procurargli la Fiat 1100 di nascosto, le cronache ci raccontano che fra i due inizialmente la simpatia fosse solo da una parte, quella di Lorenzo che era andato a trovarla facendo molta strada e lei preferì non vederlo.
Passavano gli anni e presa la patente iniziava anche con le corse, arrivando al giugno del 1956 con una corsa in salita; La Castell’Arquato Vernasca; fra gli esordienti con una Fiat 1100 TV nella classe Turismo sino a 1300 cmc (l’aveva preparata con il futuro suocero), finiva quindicesimo su venticinque partecipanti totali.
Il futuro suocero gli affidava una delle sue due officine, lasciandogli piena autonomia e trasferendosi nella nuova.
Lorenzo Bandini 09 settembre del 1956.
Un’altra corsa in salita la Lessolo – Alice Superiore, arrivava la sua primissima vittoria alla sua seconda gara, in Piemonte nella classe 2000 cmc Turismo con una Fiat 8V che aveva comperata con i suoi risparmi e tanti sacrifici, la utilizzò per i tre anni successivi.
1957.
Nel 1957 poche le occasioni per correre, il suo titolare lo costrinse a rinunciarvi per i numerosi impegni dell’officina.

La Junior Volpini di Lorenzo Bandini, la testava per la prima volta all’Idroscalo di Milano, la tennne per poco sostituendola con la Fiat Stanguellini.
Ritornava a correre nel 1958.
Con alcuni piazzamenti e su tutti quello nella Mille Miglia Turistica (denominazione e nuovo regolamento dopo i gravi incidenti che colpirono le edizioni precedenti), con un primo di classe su una Lancia Appia Zagato.
1959 su Fiat Stanguellini.
La prima sua affermazione su una pista nella categoria Formula Junior a Monza vincendo la seconda batteria e la finale della Coppa della Madunina nella sua ottava edizione.
1960.
Il trasferimento all’estero, a Cuba vinceva il Gran Premio Libertad.
1961.
Sembrava oramai fatta, sembrava che potesse essere sua quella Ferrari Formula 1 che la FISA (Federazione Italiana Scuderie Automobilistiche) metteva a disposizione per una giovane promessa, ma al suo posto preferirono Giancarlo Baghetti (che vinceva a Siracusa e Napoli e fuori dai confini nazionali a Reims in Francia).
Lorenzo Bandini e Mimmo Dei.
Il responsabile della Scuderia Centro Sud affidava alla giovane promessa prima una Cooper Maserati e poi una BRM, auto non recentissime che gli servirono comunque per impratichirsi ed ottenere dei buoni piazzamenti.
1962 Lorenzo Bandini e Enzo Ferrari.
Il Drake lo aveva visto in qualche gara precedente e lo aveva convinto, gli affidava una delle sue monoposto e Bandini gli rispose con un ottimo terzo posto a Montecarlo.
Alla fine del 1962 Enzo Ferrari lasciava libero Lorenzo Bandini che tornava da Mimmo Dei ed ancora con le due precedenti (oramai “vecchie) monoposto.
Ferrari lo richiamava per correre nella categoria Sport per il Campionato Mondiale Marche.
Vinceva il Gran Premio di Enna del Mediterraneo.
Secondo assoluto alla Targa Florio su Ferrari 2.000 Sport in coppia con Baghetti.
1963 con Scarfiotti su Ferrari 250 Prototipo a Le Mans per la 24 Ore con un trionfo.
Per la prima volta vinceva un’auto italiana guidata da due piloti italiani, perchè la cosa si ripetesse di anni come sappiamo ne sono passati e non pochi.

Lorenzo Bandini al volante nel 1963 durante il giro d’onore a Le Mans, al centro della foto Ludovico Scarfiotti e sui lati due meccanici.

1963 24 Ore di Le Mans con Lorenzo Bandini da vincitore, era insieme al suo compagno di scuderia Ludovico Scarfiotti.
Classe 2.000 alla Targa Florio primo.
Alla guida di una Ferrari 3.000 Prototipo vinceva la Tre Ore di Auvergne.
Su Alfa Romeo Giulia TZ vinceva la Coppa FISA.
Seguivano una buona serie di piazzamenti in Formula 1.
Dal 1963 al 66 campione italiano assoluto per quattro anni consecutivi.
1964 il 05 febbraio.
- La fidanzata Margherita, figlia del suo primo titolare che per lui fu un secondo padre oltre ad averlo aiutato facendolo iniziare a correre, diventava sua moglie.
- Il 23 agosto la prima vittoria in una prova valida per il Campionato Mondiale Costruttori, a Zeltweg per il Gran Premio d’Austria.
- Nel campionato Mondiale Marche alla guida di un prototipo Ferrari con alcuni piazzamenti.
Lorenzo Bandini 1965.
- Su Ferrari per la categoria Sport Prototipi e monoposto.
- Con Vaccarella partecipava alla Targa Florio su Ferrari P 2 vincendola davanti al team Porsche considerato praticamente imbattibile.
- 1.000 Chilometri del Nurburgring su Ferrari Dino ed ancora con Vaccarella arrivando quarto.
- Posto d’onore al Gran Premio di Monaco.
- Nelle altre prove del Mondiale Conduttori arrivava sempre fra i primi dieci.
1966.

1966 durante il Gran Premio d’Italia, primo Hulme su Brabham seguito da Lorenzo Bandini su Ferrari, in quella gara il pilota italiano si ritirava.
- Con Scarfiotti corse nelle gare di durata per il Mondiale Marche su Dino Ferrari.
- 1.000 Chilometri del Nurburgring secondo.
- 12 Ore di Sebring quinto.
- 1.000 Chilometri di Monza decimo posto.
- Posto d’onore ai Gran Premi di Siracusa e di Monaco.

Lorenzo Bandini nel 1966 durante il Gran Premio d’Italia, su Ferrari 12 cilindri 3.000 cmc (primo anno per le tre litri).
1967.
Con Chris Amon (suo compagno di squadra nel team Ferrari di Formula 1), vinceva la 24 Ore di Daytona e la 1.000 Chilometri di Monza.

Lorenzo Bandini con la 1.000 Chilometri di Monza, la sua ultima vittoria dodici giorni prima del Gran Premio di Montecarlo.
Quella serie di successi a quanto pare convinse Lorenzo Bandini che finalmente potesse vincere a Monaco.

Lorenzo Bandini su Ferrari numero 20 Gran Premio di Monaco del 1964, davanti a lui Peter Arundell su Lotus.
Quando tutto sembrava far ben sperare.
- Quando uno come Enzo Ferrari ti sceglie.
- Gli specialisti e tifosi italiani ti considerano un talento.
- Aveva se non la migliore una delle prime tre monoposto.
Quel 07 maggio del 1967 andava a Monaco per il Gran Premio.
Stava cercando di avvicinarsi al leader della corsa Hulme (Steward primo ruppe il motore) all’improvviso una densa nube nera apparve sulla pista impedendo la vista a molti, ed arrivò la notizia dell’incidente di Bandini.
Ma andiamo ai momenti precedenti quando Brabham rompeva il motore con una ampissima fuoriuscita di olio che creava un’ampia pozzanghera sul circuito vicino alla curva del tabaccaio e Bandini vedendo i segnali dei commissari rallentava, con Steward e Hulme avere la meglio riuscendo ad infilarsi.
Lo svolgimento della gara.
Bandini dopo la fuoriuscita di olio e la bagarre era terzo con Surtees tallonarlo per oltre trenta giri sino al cedimento della sua Honda.
Arrivati alla metà della gara Bandini raggiungeva Hulme primo senza rivali dopo il ritiro di Steward (anche lui per noie meccaniche).
Lorenzo spingeva tanto portando al limite la sua monoposto che ad un certo punto sembrò risentirne perdendo secondi dopo ogni giro, ci si chiese se ad avere avuti problemi fosse l’auto o il pilota.

1967 Monaco durante il secondo giro poco prima della chicane, davanti Hulme su Brabham con il numero 9 e subito dietro a tallonarlo Lorenzo Bandini su Ferrari con il 18.
Non capendo la situazione Franco Lini da Direttore Sportivo Ferrari; con l’auto di Bandini secondo e l’altra Ferrari di Amon terza fece preparare un cartello “Hulme Bandini Amon”; lo espose provando anche a chiedere (con un cenno) al suo pilota se ci fossero dei problemi, con una risposta mimata Lorenzo sembrò rispondergli che di problemi non ce ne fossero.

Lorenzo Bandini 1967 Gran Premio di Monaco mentre percorreva la chicane, pochi gira prima dell’abbondante fuoriuscita di olio dall’auto di Brabham.
Lorenzo Bandini 81° giro alle 17 e 07.
Siamo nella chicane quando Lorenzo urtava il bordo in legno con la ruota posteriore sinistra, la monoposto sbandò vistosamente perdendo quella ruota e l’auto fuori controllo saltava oltre la barriera finendo sulle balle di paglia.

Una delle ultime foto di Lorenzo Bandini in pista, qui ancora a Monaco e poco prima del suo ultimo tragico incidente.
Prima di arrivare su quella montagnola di erba secca toccava una delle ringhiere/scaletta per accedere al mare.
Strappando il serbatoio, il fuoco divampò immediatamente troppe le scintille generate con vicine paglia e benzina.

Subito dopo il tragico incidente, con sulla sinistra l’auto ancora in fiamme ed i soccorritori prestare soccorso a Lorenzo Bandini.
I soccorritori riuscivano ad estrarre Lorenzo dalle lamiere incandescenti e contorte ma sembrò subito evidente la gravità delle conseguenze.
Arrivava in ospedale alle 17 e 25.
- Quando l’autoambulanza entrava, l’Ingegner Forghieri provò a confortare Marghgerita che poco dopo iniziava a stringere fra le mani l’orologio del marito.
- Il primo chirurgo arrivava alle 23 e 25; ciroca sei ore dopo; per dare qualche notizia e subito seguito dalla moglie e Franco Lini per poi chiudersi in una stanza.
- Al Professor Chatelin il compito di fare un primo quadro sullo stato di Lorenzo Bandini; con non troppe parole; le ustioni sono sul 70% del corpo e ci sono complicazoni all’apparato respiratorio per fortuna gli occhi sembrano rispondere, servono almeno quarantotto ore per capire,
- Subito i tanti giornalisti iniziano a contattare le loro redazioni.
Forghieri e Lini provano a confortare Margherita Bandini messa in un letto dai medici, per poi uscire ed andare a vedere il luogo della tragedia, torvandoci:
tanta paglia sparsa ovunque.
Dei solchi sull’asfalto.
Un palo della luce contorto che gli sembrò subito essere la causa principale, forse senza quell’ostacolo sarebbe finito in acqua salvandosi.
Dei segni sui muretti vicini.
Le cause, le ipotesi sull’incidente.
L’abbondante perdita dall’auto di Brabham costrinse Lorenzo Bandini ad un recupero dopo il terzo giro, prima spiingendolo a quasi fermarsi e perdendo il primo posto per poi dover inseguire i piloti passati incolumi, quella poltiglia unta rimasta sul circuito veniva trascinata e sparsa da tutte le monoposto finendo per coprire la maggior parte del tracciato.
Al cinquantesimo giro; metà della competizione; riusciva a recuperare, con soli 8” dal leader e 6” su McLaren che aveva Clark subito dietro.
Bandini sembrava nervoso frenando in punti per molti sbagliati come alcune delle sue cambiate.
Non mancarono delle ipotesi, su un suo malore la stanchezza e nemmeno le polemiche sui soccorsi.
Inadeguati per la pista e quel punto fra i più pericolosi; erano arrivati tardi e non preparati o non con mezzi inadeguati; prima che venisse caricato sulla autolettiga a molti i minuti passati sembrarono troppi, la barella veniva messa su un battello e poi trasferita sull’autoambulanza con oltre tredici i minuti impiegati.
Poco tempo prima i piloti chiesero che:
venissero eliminate le balle di paglia.
Dati ai soccorritori mezzi adeguati e tute di amianto per potersi “buttare” fra le fiamme più velocemente ed efficacemente.
Alle case costruttrici di modificare il posto di guida per facilitare l’uscita e/o l’estrazione del pilota in caso di incidente.
Lorenzo Bandini moriva pochi giorni dopo, il 10 maggio del 1967 aveva trentuno anni.
Su certe rivalità.
Mi sono abituato negli anni a prendere con le pinze molte affermazioni o supposizioni, ma quelle su Scarfiotti e Lorenzo Bandini le ho trovate “abbondanti”, con chi definirli rivali, altri amici e taluni amici nemici.
Con chi giudicare Ludovico esclusivamente o quasi per essere il cugino di Gianni Agnelli e Lorenzo un giovane talento con una storia e vita precedente non certo facili, due mondi troppo lontani per trovarsi, due storie con nessun punto in comune se non quella passione e talento non discutibili.
Provo a pensare che da compagni di squadra “qualcosa” inseme ottennero, che in quelle gare dove non c’erano due monoposto ben distinte ma un’unica auto da condividere i risultati arrivarono.
Non c’ero ma avrei voluto, come tutti ho delle vicende che mi appassionano più di altre, preferisco leggere e magari approfondire cose che mi piacciono e su Lorenzo Bandini ho cercato tanto; decisamente più di altre volte; perché la sua storia di uomo e pilota le preferisco ad altre.
Ti ringrazio e spero ne avrai capito i perchè.
Con Enzo Ferrari il team ed i meccanici.
Enzo Ferrari lo considerava quasi come un figlio (come per il compianto Villeneuve).
Sui come interagisse con i suoi meccanici; magari quando dopo una gara i piloti e dirigenti erano invitati ad un ricevimento in qualche hotel di lusso; andava dai suoi meccanici prestandogli le sue cravatte e li invitava a lasciare il loro pranzo al sacco e seguirlo.