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Citroen 2CV – Boulanger – Flaminio Bertoni

Citroen 2CV- Boulanger – Flaminio Bertoni

voglio quattro ruote sotto ad un ombrello, capaci di trasportare una coppia di contadini, cinquanta chili di patate ed un paniere di uova attraverso un campo arato. Senza rompere un uovo”.

Pierre Jules Boulanger, il “salvatore” della casa francese, la Citroen, che rischiò la bancarotta per riuscire a produrre la traction avant, colui che con le sue capacità riusci a raddrizzarne i bilanci.

Dopo le sue fatiche volle concedersi un po’ di riposo, passando qualche giorno in Auvergne, regione vulcanica francese, famosa per la sua fertilità, perciò profondamente dedita all’agricoltura.

Citroen 2CV – Boulanger – Flaminio Bertoni

Non gli ci volle molto per scoprire che in quella zona la diffusione delle auto era pressoché nulla, cosa che fu per lui fonte di ispirazione.

Prese quasi subito in mano uno dei suoi celebri quadernetti (moleskine) neri e inizio’ a studiare, valutare, delle soluzioni.

Doveva essere economica, solida, pratica, essenziale, affido’ le sue speranze ed idee al suo miglior progettista Andre’ Lefebvre.

Il progettista creo’ la TPV Tres Petit Voiture, che voleva sostituire il carro trainato da due cavalli usato dai contadini per spostarsi e trasportare mercanzie.

Citroen 2CV – Boulanger – Flaminio Bertoni

Boulanger volle testare personalmente le caratteristiche, secondo suoi precisi canoni ed idee.

Si presentò con una grossa busta ed un capello da contadino, accessorio che gli agricoltori incontrati durante la sua vacanza non si toglievano mai.

Il copricapo fu il primo strumento utilizzato per i test, se cadeva salendo su uno dei prototipi, veniva scartato subito. Arrivando a selezionarne 5/6 rispetto ai molti prototipi “provati”.

Fu la TPV ad essere scelta (1939), seppur non fosse esattamente bellissima, pur rispettando la funzionalità richiesta.

Particolarissimi, per l’epoca, i finestrini, divisi in due parti, una fissa ( nella parte alta), e l’altra (quella bassa) si ribaltava verso l’alto per permettere la fuoriuscita del braccio per poter indicare la direzione di svolta.

Delle frecce in modalità “umana” per capirci.

Gli avvenimenti del periodo resero ancor più “particolare” la storia di questa auto, perché decise di far distruggere i prototipi per evitare che finissero nelle mani dei nazisti.

A sua insaputa, però, tre furono nascosti sotto il tetto di paglia in una struttura del centro prove, “ritrovate”; poi; negli anni ’80.

Siamo nel 1945 e Boulanger volle riprendere quel progetto sopito, pur comprendendo che le vetture viste come prototipi non potessero avere successo per via di un aspetto poco “accattivante”.

Flaminio Bertoni (DS e AMI6), un altro geniale designer Italiano venne convocato con il compito di renderla più “gradevole”.

Oltre a volerla rendere piu’ accattivante, preferì andare oltre, donandole quella “simpatia” ben nota a tutti noi.

Riuscendo anche a mantenerne l’economicità, e praticità. Rendendola vendibile ad un prezzo piuttosto basso, il costo; all’incirca; di due cavalli.

Capace di trasportare quattro contadini, con le loro mercanzie, senza mai rompere le uova.

Diversi giornalisti della stampa specializzata, inizialmente, non furono “dolci” con questo nuovo modello, considerandola ridicola, non vendibile.

Furono subito smentiti da un numero cosi alto, negli ordinativi, dal dover provare a porvi rimedio.

Si penso’ che l’auto dovesse andare alle persone “meno abbienti”, chi non poteva permettersi una traction avant, un contadino, un maestro, ecc.

Fu dato questo come input alle concessionarie e loro venditori, ma ciò nonostante le liste di prenotazione non scendevano, anzi……

Quelle linee e quel motore da 375 cc, passato quasi subito a 425 cc, per poi evolvere nuovamente, nel 1960 in una nuova versione proposta in due versioni da 435 e 602 cc, avevano “colpito”.

Cinque milioni di vetture prodotte dal 1948 al 1990.

Con modelli che parteciparono ai safari africani, scalarono vette, furono la prima auto di giovani bohémien, squattrinati artisti, appassionati professori che si spostavano molto, professionisti di vario genere.

Arrivarono anche le furgonette (genere che adoro), versioni bicolore, sino ad essere la “base” per successive nuove auto entrate nella gamma della casa francese.

Ricordo, “da piccolo” quella di un mio vicino di casa, un color vinaccia con paraurti neri, lui un appassionato del modello.

La teneva meticolosamente, quando la puliva smontava tutto, arrivando a lasciarne “ a nudo” il pianale.

Quei sedili, non certo comodissimi, ma molto pratici da pulire, smontare. Come non menzionare quel cofano anteriore, così tondeggiante.

Quando con il papà ce la fece provare, con tutta sinceritè (alla francese) devo dire che la colazione appena fatta continuava a “risalire”, per via di quelle sospensioni piuttosto “elastiche”, per quell’odore di benzina che invadeva l’abitacolo, avrà avuti problemi alla pompa……..

Però sicuramente indimenticabile, certamente un’auto ben impressa nella memoria di ognuno di noi……. desiderabilissima……….

Citroen 2CV – Boulanger – Flaminio Bertoni