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La MOKA di Bialetti, the italian genius

La MOKA

Ogni mattina ci alziamo e la prima cosa che facciamo, vogliamo, aneliamo, e’ bere un caffe’.

Seppur oggi, in molti di noi, abbiano optato per una di quelle macchinette a cialde, piu’ veloci, forse piu’ pratiche, non possiamo (assolutamente) dimenticarci che chi invento’ la “macchinetta per il caffe’” fosse un Italiano.

Alfonso Bialetti, padre di Renato, titolare di una fonderia di semilavorati in alluminio, a Crusinallo, frazione di Omegna.

Un giorno, mentre stava facendo due passi, scorse un gruppo di lavandaie

intente a fare il bucato, notando subito che fossero dotate di una strana vasca al cui centro era visibile una sorta di tubo, da lì fuoriusciva dell’acqua, probabilmente calda, “mischiata” con del sapone, o un qualche detersivo.

In questa pubblicita’ veniva anche evidenziato il fatto che le “misure” della caffettiera fossero piu’ di una, in grado, quindi, di soddisfare le esigenze di chiunque. Anche per le famiglie numerose.

Da lì nacque la sua idea per la MOKA

con una base al cui vertice era inseribile una specie di imbuto con un filtro bucherellato, lo stesso che doveva essere “avvitabile” con un coperchio, anch’esso dotato di filtro, alla base, che avrebbe poi portato il liquido, una volta “scaldata l’acqua, al serbatoio “avvitato”.

Un mix fra la polvere inseribile “nell’imbuto” e l’acqua che sarebbe “salita” scaldando il piccolo “serbatoio”.

Un’idea che ebbe subito successo, un evidentissimo successo

permetteva infatti di bere un buon caffe’ piu’ “velocemente”, era molto piu’ pratica e “gestibile” rispetto ad alcuni degli strumenti in uso prima che arrivasse la MOKA.

Un successo che va in buona parte da riconoscere al figlio

Renato, che aveva capito che il vendere le caffettiere direttamente in fabbrica; come faceva il babbo; non permetteva ne di far conoscere il prodotto, ne; tanto meno; di poter raggiungere un ampio numero di possibili clienti.

Così, alla fine degli anni quaranta, primi dei cinquanta, la caffettiera Bialetti divenne un prodotto di largo consumo ed indiscusso successo.

Arriva l’omino coi baffi, una sorta di “caricatura” del titolare

realizzata dal disgnatore Paul Campani, facendolo diventare subito il logo dell’azienda, di quel prodotto, rendendolo subito riconoscibile da tutti.

Ecco l’omino coi baffi, il simbolo di una, quella, quella, caffettiera.

Ad aiutarne la vendita, sempre seguendo un’altra intuizione di Renato

arrivò una campagna pubblicitaria, fatta sui principali quotidiani e riviste nazionali, sulle reti televisive, con dei cartelloni sulle principali arterie stradali.

Una campagna pubblicitaria azzeccatissima

una di quelle che rivediamo volentieri in un qualche video di youtube, una di quelle che cerchiamo su una bancarella di un mercatino del vintage.

Io che amo la pubblicità d’epoca, d’antan, li cerco, spesso, pur essendo consapevole che quelle della Bialetti e della sua MOKA siano spesso piuttosto “care”, ma continuo a farlo.

Qui sotto uno dei tanti video pubblicitari proposti negli anni

uno di quelli “lunghi”, di quelli visibili nel CAROSELLO, quegli intermezzi pubblicitari che erano diventati un appuntamento per molti italiani, che li aspettavano davanti al televisore.

Cercando i video delle pubblicita’ Moka Bialetti ne potrete trovare tanti, così come di materiale cartaceo, quello pubblicato sulle molte riviste acquistabili in quegli anni, di vario genere e tematice.

Per far conoscere sempre di piu’ il prodotto

fecero una campagna pubblcitaria “massiccia”, su tutti i mass media del periodo, senza troppe distinzioni, riuscendo a farlo conoscere ed apprezzare da tantissimi nuovi clienti.

Negli anni la MOKA “si limito’” a cambiare il suo design, i suoi colori, rimanendo comunque sempre fedele al progetto iniziale.

Oggi, credo sia cosa nota a tutti, il settore delle MOKA e’ in crisi

vuoi per i troppi prodotti molto simili ed a prezzi troppo bassi, per una fortissima concorrenza causata dalle macchinette elettriche, anche e soprattutto quelle a cialde, per un certo disamoramento per quello strumento “tradizionale”.

Una di quelle classiche pubblicita’ esplicative, che oltre a promuovere il prodotto ti “insegnava” ad usarlo.

Alzi la mano chi……. si è fatto un caffè con una MOKA negli ultimi mesi, non anni, non vorrei esagerare

chi ha ancora una MOKA a portata di mano, non la ha messa “via” in un qualche ripiano, uno di quelli usati pochissimo, in cucina

chi dopo aver letto questo non ha sentito una certa nostalgia, tanto dal volersi fare un bel caffè con la MOKA……

in sintesi:

da Italiano, orgogliosamente Italiano, se non lo si era ancora capito, sapere che la MOKA sia stata inventata, creata, da un connazionale continua a rendermi legittimamente soddisfatto.

Una macchinetta per il caffè conosciuta, usata, imitata, in tutto il mondo.

A sto punto mi sento quasi in colpa per essermi fatto, stamane, il mio solito caffe, con l’altrettanto, oramai, solita macchinetta con le cialde.

Oggi andro’ al negozietto del paesello

e mi comprerò un pacchettino di caffè in polvere, ed una volta arrivato a casa caricherò la mia MOKA, dopo averla pulita e “fatta girare”, visto che è una vita che non la uso.

Vi invito a fare altrettanto, magari aiutandovi a ricordare qualcosa, un momento passato, uno di quelli che erano stati “accantonati”, dimenticati.

Non so perchè ma sto post mi ha fatto venire una certa nostalgia, desiderio di ricordare, non so perchè.

Il mio primo ricordo va al mio primo caffè, quello fattomi dalla mamma, il giorno prima di un importante compito in classe, molto leggero, troppo leggero, per Lei ero ancora giovane per poterlo bere.

Grazie a chi avra’ avuta la pazienza di leggerlo, speranzoso vi possa essere piaciuto ed abbia contribuito a farTi ricordare, con me ci è decisamente riuscito.

Ciao grazie.

di Bialetti, the italian genius