Antifurti per auto, quelli vintage
Negli anni 70, seppur fossi piccolino, ricordo alcuni strumenti e sistemi per evitare il furto di un’auto.
Partendo dalla mitica radio estraibile
quella che in tanti si portavano dietro, magari in un capiente borsello, o nascondendola in auto, spesso sotto il sedili, come se il ladro fosse fesso.
Ma fra tutti i sistemi fai da te non posso certo non ricordarmi e ricordarVi la catena con il lucchetto.
Sarà capitato a molti di vedere un’auto con una lunga catena solitamente attaccata al gancio traino posteriore, per poi essere “legata” ad un albero o un palo, fermata da un secondo lucchetto.
Io ne ricordo parecchie.
Poi arrivò lui, il mito degli Antifurti per auto, quelli vintage, il re fra quelli meccanici
quello che credo vanti il maggior numero di imitatori, quello che usavamo quasi tutti, che conoscevamo tutti, per averlo visto o sentito descrivere almeno una volta nella vita.
Il Bullock, un antifurto meccanico
“a scorrimento”, chiudibile con una propria chiave, l’antifurto con le palle (se non ricordo male) come citava la sua pubblicità.
Io ne ho uno di Antifurti per auto, quelli vintage
un fondo di magazzino acquistato in una ferramenta mia cliente, quella che, a pochi mesi dalla sua chiusura, il proprietario decise di svuotare completamente.
Era un giorno come altri, mentre ero li per il consueto giro visite ed uno sperato ordine, arrivò sua moglie, con un cestone in ferro, molto simile a quello che vedremmo in un supermarket, pieno di cose sino all’orlo.
Stavano servendo un loro finale
così chiesi loro se potessi darci un’occhiata, mi trovai fra vecchi, vecchissimi, shampoo per auto, guanti lavaggio, cere oramai diventate marmoree, sotto c’era un “vecchio” Bullock, uno dei primi come confermatomi dal ferramentista.
Mi fece un prezzo di favore, lo pagai pochissimo, e non fu solo il prezzo a convincermi nell’acquistarlo.
Un mio caro zio, quello che ha cominciato molto prima di me a fare il rappresentante, lo vendeva, me ne aveva sempre parlato molto bene, dicendomi che fosse davvero efficace.
Io da amante del vintage e per via del fatto che mi avrebbe comunque fatto comodo, lo presi.
Lo utilizzai qualche anno sulle mie auto, quelle che usavo tutti i giorni, per poi destinarlo alla mia amata auto d’epoca.
Oggi il mercato degli antifurti ha visto sparire quasi completamente quelli meccanici, seppur sia ancora possibile vedere qualche blocca volante o un bloccapedali, di varie dimensioni e marche, ancora usati in molte auto.
Un prodotto lanciato nel 1993
diventando quasi subito il prodotto leader di mercato fra gli antifurti meccanici, risultato ottenuto anche grazie ad alcuni importanti riconoscimenti.
Quello che fu, molto probabilmente il più importante, ricevuto dalla prestigiosa rivista inglese UK Autoexpress che lo definì il migliore antifurto meccanico europeo.
Risultato ottenuto grazie alle sue doti di robustezza e per la qualità dell’acciaio che proteggeva il meccanismo di chiusura.
Fu il lughese Gianfranco Strocchi
ad acquistare il brevetto e l’azienda di Acqualagna che produceva il Toro Chiuso (traducendolo in Italiano).
Proponendo una campagna pubblicitaria piuttosto “aggressiva” sia per lo slogan che per l’assiduità, ottenendo un risultato che prima nessuno si sarebbe nemmeno lontanamente sognato.
Dai tremila pezzi al mese a quasi la stesso numero al giorno, convincendo anche alcune case automobilistiche ad inserirlo nel loro catalogo dei pezzi di ricambio.
Una curiosità
il Sig. Strocchi aveva sicuramente un buon intuito, fu lui a conoscere l’inventore e a convincerlo a distribuire il suo prodotto, l’epilady…..
Un prodotto Italiano che venne successivamente distribuito in molti paesi, anche fuori dall’Europa.
Nei negozi non ricordo il tempo di vederne uno, salvo qualche prodotto rimasto sugli scaffali da tempo immemore, essendo oramai stati sostituiti da quelli elettronici.
Già, gli elettronici, sul finire degli anni 80 si cominciò ad intravvederne qualcuno
alcune marche divennero note con alcuni loro modelli, la Gemini per nominarne quella che è molto probabilmente la più pubblicizzata e nota.
Io sulla mia Fiesta XR 2i avevo fatto montare un antifurto a pulsante
nascosto sotto la parte in plastica, dove finiva il cruscotto dalla parte del guidatore, un caro amico uno a bottone, per far partire l’auto doveva toccarlo insieme alla cornice dell’accensione.
Arrivarono poi quelli che non si vedevano
inseriti nella stessa chiave con il telecomando per la centralizzata, il cui inserimento era “testimoniato” da una piccola lucina rossa lampeggiante, solitamente sistemata sulla portiera del guidatore, appena sotto lo specchietto retrovisore.
Oggi alcune compagnie assicurative
alcune delle quali dando anche sconti significativi sulle polizze, ti invogliano ad installare “le scatole nere”, sul cui funzionamento,
Dopo il furto della mia Golf, che ne era dotata, credo di poter nutrire qualche ragionevole dubbio.
Confido nel modello che oggi monta la mia auto.
Uno dei blocca volante probabilmente fra gli Antifurti per auto, quelli vintage, fra i più visti, noti, usati.
Ma torniamo agli anni 70 e 80, a quel modo spesso “fantasioso” con il quale si proteggeva la propria auto………..
nelle foto c’è una specie di padellona con un pesante lucchetto
quello era un antifurto che si montava sul volante, a memoria si chiamava Blindo Sterzo, era di una scomodità allucinante.
In una piccola utilitaria rischiava di occupare tutto lo spazio posteriore dell’abitacolo, non dimenticandoci che pesasse non poco.
Lo aveva un vicino di casa
e tutte le sere lo montava sulla sua auto, con la scusa di farsi una fumata, scendeva spesso per verificare di averlo agganciato bene.
La moglie continuò ad irriderlo ancora per molti anni, anche dopo che quell’auto era oramai stata demolita.
Aveva una leva alzabile che lo “ancorava” al cruscotto rendendo (in teoria) impossibile ruotare il volante, ovviamente andava montato una volta “girate” completamente le ruote, non lasciandole mai diritte.
Gli antifurti vintage, un “piccolo” ricordo sul come provassimo a proteggere le nostre auto, noi, i nostri padri, uno zio, il vicino di casa.
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