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Si pescava, cave vintage, ruspe & co.

Si pescava, cave vintage, da piccolo (già 😉 ) avevo una discreta passione per la pesca, avendo il lago letteralmente a due passi non credo facessi fatica.

Capitava spesso che la domenica venisse a prendermi mio zio Roberto, e proprio in una mi propose di andare a pescare.

Sai c’e’ un amico di famiglia che ha un posto dove si può pescare, ma non è uno di quei soliti posti.

Incuriosito e notando che non volesse dirmi troppo presi la mia attrezzatura e senza proferire parola salii sulla sua auto.

   

Arrivati in un paese che non conoscevo lo zio prese una stradina sterrata.

Eravamo in aperta campagna di acqua non se ne vedeva a perdita d’occhio, sino a quando entrammo in un parcheggio molto grande, qui subito accolti dall’amico dello zio, un omino piccolo e dotato di quel fisico che definiremmo da gran lavoratore.

Vieni bello che ti porto a pescare, sempre tacendo li seguii sino a quando arrivammo in una specie di laghetto, in quella che era la sua cava.

L’acqua era pulitissima tanto che i suoi familiari ci facevano il bagno, peraltro devo dire che la moglie in costume era senza dubbio un bel vedere.

Si pescava, cave vintage, si vedevano chiaramente pesci piuttosto grossi.

Cosa che mi ingolosì e fece prendere la mia canna e di buona lena iniziare a pescare, intorno c’erano diversi macchinari, da una specie di tappetto rotante alle diverse ruspe e qualche camion con gommature generose, alcuni non li avevo mai visti.

Inizio a pescare, ma vuoi che quel giorno non avessero fame ed inizio a stufarmi e così tolta la frizione al mulinello mi metto a girare, quei mezzi mi avevano incuriosito e mi fermai davanti ad una ruspa, pulita peraltro rispetto a quanto mi sarei aspettato considerando il luogo e il lavoro che faceva.

L’avvenente moglie mi si avvicinò spiegandomi che suo marito ci tenesse molto.

Non voleva che i suoi macchinari fossero sporchi, ma io continuavo ad essere distratto da altro da quella certa sua avvenenza, mi prende per mano ed inizia a farmi fare un giro spiegandomi per filo e per segno a cosa servissero quei macchinari.

Si pescava, cave vintage passammo un paio d’ore girando intorno a quella cava.

Fermandoci anche dove c’erano dei mezzi li fermi da una vita, specialmente una piccola ruspetta tutta arrugginita, quella che fu la prima che acquistarono e fermarono a “fine carriera”, volendo tenerla per ricordo.

Temendo di disturbare salutai la gentile signora e ritornai dalla mia canna da pesca, iniziando a riavvolgere il filo che sembrava essersi srotolato tanto, quasi alla fine avverto dei piccoli strattoni, qualcosa sembrava aver abboccato.

Senza fare troppa fatica porto a riva una bella trota, pensai subito che avesse abboccato da tempo e sfinita fosse rimasta lì attaccata.

Visto il mio da fare lo zio ed il suo amico vennero lì con me, con il proprietario che preso il guadino e non esitò a portar fuori dall’acqua il pesce sfinito, ci fermammo li a pranzo e come secondo mangiammo proprio quella trota che la moglie aveva cotto sulla brace.

Restammo lì fino alle quattro del pomeriggio, rifacendo tutti insieme il giro della cava, questa volta però l’amico dello zio mi fece salire su un camion e una volta accesso percorremmo qualche metro.

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