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Campeggio vintage & the english lord.

Campeggio vintage.

Non sono certo un appassionato del genere ;), Ho un ricordo indelebile delle poche occasioni avute.

Per l’ebrezza nel dormire in una tenda o una roulotte, ma 😉 😉 volendo sempre „abbracciare“ il più possibile il tutto oggi ho provato a riprendere il tema, dopo aver già proposto qualcosa; poco forse; in precedenza.

Cottage su carrello COARVA con prezzi che oscillavano dalle 30.000. al 1.000.000. di Lire (1966).

Modello PRAIRIE, proposta in tre versioni da 3 4 o 6 posti, a 79.500 92.000 2 108.000 Lire (1966).

                  

Campeggio vintage, le foto di oggi arrivano da due riviste, L’Automobile e Il Giorno Motori.

Con le seconde espressamente ripescate dalla mia biblioteca all’uopo, le avevo messe li in previsione di scrivere quanto Ti sto proponendo proprio oggi, erano sullo scaffale fra quelle da riprendere e rivedere.

Ok, dopo averti date queste 😉 😉 fondamentali info veniamo a noi, proverò a mettere sulla tastiera quello che ricordo.

Campeggio vintage, la prima volta che dormii in una roulotte ero con il Pargolo in un camping.

Uno di quelli che oggi frequenteremmo per dormire in un bungalow, struttura assolutamente molto più comoda e capiente, ma allora quelle c’erano, eravamo nel meridione d’Italia, ci saremmo fermati con le rispettive famiglie lì pochi giorni, per poi proseguire la nostra discesa verso la Calabria e lì fermarci per le abituali ferie che facevamo insieme.

La nostra carovana era composta dalla mia famiglia, quella del pargolo e i miei zii, per un certo periodo il fare le vacanze insieme era diventata una abitudine.

Dunque, entrando avvertii subito un afrore di tugnino indimenticabile, un misto fra l’umido e una puzza indefinibile, il caro amico non perse l’occasione per esternare la cosa con la sua finezza dal lord navigato, se ne uscì con una frase in purissimo dialetto bresciano ed egregiamente capace di esternare il suo disappunto.

Campeggio vintage, era il tardo pomeriggio quando arrivammo.

Giusto il tempo di farci una doccia in uno dei bagni in comune, quello che aveva le docce in una lunga fila esterna, per poi entrare in quello sgabuzzino su ruote e provare a cambiarci con una minima intimità, cenato e peraltro piuttosto bene, per la prima volta nella mia vita mangiai i ricci di mare apertimi dal caro zio Maurizio.

Peraltro quella vacanza la ricordo fra le più indimenticabili perché rischiai di mangiare il vetro di un bicchiere rotto che mi trovai in quello che era davanti al mio posto a tavola, una traversia che non descriverò, ma assolutamente segnante 😉 😉 😉 .

Campeggio vintage

Campeggio vintage, dopo cena cosa potevamo fare ????

Il capovillaggio ci invitò a presenziare al prossimo spettacolo nella piccola arena vicina al ristorante, con spettacoli di cabaret di vario genere, cosa che facemmo visto che altro non avremmo saputo fare.

Simpatici i cari comici, per un due o tre ore ci deliziarono con battute e teatrini molto divertenti.

Finita la serata ci incamminammo verso il maleodorante alloggio.

Indossato una specie di pigiama che altro non era che un paio di pantaloncini corti ed una maglietta, ci mettiamo a dormire, l’ora esatta non la ricordo, ma ad un certo punto sentii un vociare non proprio dimesso, contornato da imprecazioni di vario genere e tonalità.

Mi svegliai da quel dormiveglia che colpisce tutti noi che proviamo ad ambientarci in un letto non nostro, chiedendo al mio compagno di stanza cosa avesse mai.

Accendevo quella specie di fioca luce che avevo sopra la testa, dopo aver tastato per un minuto le pareti di quella sconosciuta scatola e chiesi lumi.

Cosa hai, che succede ancora ???

Nonostante la lampadina con una luce piuttosto scarsina, vidi il caro amico nel suo letto piegato tutto da una parte, con il fondo della brandina più alto rispetto a tutto il resto.

Mi scappò quasi da ridere, sia per la scena che per la sua espressione visivamente alterata, ho fatto una fatica del diavolo a non farlo.

Fra un eloquio raffinatissimo e un sillabare spesso incomprensibile, entrambe capiamo cosa fosse successo.

La brandina dove dormiva il pargolo si era rotta in più parti, lasciandolo in una posizione scomoda e per me divertentissima, un teatrino di molto superiore a quello visto e sentito un paio d’ore prima, in quella piccola arena di un villaggio sperduto.

Con una delicatezza infinita aprì la piccola porta in similcartone del nostro mesto alloggio, proseguendo il suo discorso e con disappunto crescente, tanto dallo svegliare suo padre e mio zio che dormivano lì vicino.

Oddio il caro zio era fuori seduto su una specie di panchina.

Visto che non riuscendo a dormire volle prendere una boccata d’aria, suo padre molto probabilmente non stava ancora dormendo visto che uscì praticamente subito, andammo a chiamare il capovillaggio cercando di indovinare il prima possibile quale fosse il suo alloggio, lo troviamo e senza troppo riguardo bussiamo, ci risponde ed arriva qualche minuto dopo.

Lo portiamo sul luogo del misfatto e lui con un cenno della mano gli mostrò lo stato del suo letto, credo che anche lui stesse ridendo, cosa difficilissima dal non fare visto lo stato del giaciglio e il modo di fare del caro pargolo.

Andiamo a chiamare il tuttofare del villaggio e con lui in una specie di magazzino a cercare un’altra brandina.

In un mucchio di cose varie ne troviamo una, una ripassata velocissima con uno straccio attaccato ad un chiodo fissato su una asse e la prendiamo, fatto il cambio di letto proviamo a prendere sonno vista l’ora tarda, cosa resa meno facile dal continuare a mugugnare del caro compagno d’avventura, ma ci riusciamo.

L’indomani mattina al nostro tavolo ci troviamo davanti una colazione a dir poco sontuosa, un qualcosa che avrebbe comodamente soddisfatto la fame di almeno quattro persone, io mangiai per uno ed il pargolo si finì praticamente tutto da solo con una voracità che la notte insonne pare avesse aumentata, per un’ottima forchetta come lui non me ne stupii.

La tenda brandina, nel 1966 costava 35.000. Lire.

1966 diversi i modelli disponibili, qui quello dalla Camping 96.000. Lire.

Potrei scrivere sulla seconda esperienza o di quella in cui dormii in una tenda per una quindicina di giorni quando ero un boy scout, ma magari me li tengo per la prossima volta.

Ricordi vintage.