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La grande nevicata del 1985 – momenti vintage.

La grande nevicata del 1985.

 

Era una di quelle mattine che „classicamente“ mi aspettavo che mia mamma mi svegliasse di buon ora per poi andare a scuola.

Ma la piccola sveglia a lancette e ricarica manuale; una di quelle chiudibili regalatami dalla nonna; segnava le nove passate ed io fra un misto di pura goduria e stupore mi alzai facendo meno rumore che potessi, sai mai che non abbiano sentito la sveglia e poi mi mandino comunque a scuola.

Vado verso il bagno.

Appena varcai la soglia della mia camera vidi la cara genitrice che subito mi chiese se avessi già visto.

Cosa ????

Vai sul terrazzo.

Mi metto le ciabatte ed inizio a camminare verso la ringhiera in ferro e vetro che lo delimita, guardo in giù dal mio terzo piano e vedo il giardino completamente bianco, intuendo il livello della nevicata dal fondo dello stabile.

La grande nevicata del 1985, per la miseria quanta ne è venuta giù.

Si tanta, non ti ho mandato a scuola immaginando che non fosse possibile, il papà è andato in banca a piedi non riuscendo nemmeno ad aprire il garage.

La grande nevicata del 1985, tu adesso che fai ti metti li a studiare ???

Sinceramente quella domanda non la considerai nemmeno, avrei mai potuto non scendere ed organizzare qualcosa ???

Svegliai mia sorella che era ancora dormiente, dai su muoviti guarda giù dalla finestra, lei lo fece e con uno sguardo ancora assonnato si limitò ad aprire la bocca assumendo un’espressione stupita.

Foto di un altro giardino, ma anche il nostro era più o meno così.

La grande nevicata del 1985, scendiamo al piano rialzato, suoniamo al campanello del Manuel e con lui andiamo a chiamare gli altri.

Allora tutti i vani scale e relativi vicini vialetti erano ben innevati, avevamo innanzi un percorso sviluppato su una buona distanza, non ne approfittiamo ???

I vani scale furono approntati in modo che ci si potesse scivolare bene, badando a collegare e lisciare bene i vialetti e gli altri vani scale con i loro altrettanti vialetti.

Nel mentre arrivarono gli altri e con loro un tre o quattro ragazzini ospiti da nonni o zii, non lo ricordo bene.

Ci impiegammo un tre ore e mezza per ultimare il tutto, i mezzi a nostra disposizione erano un vecchissimo surf donatoci da un genitore che dividemmo a metà ed io fornii una mia slitta ed un bob, provenienti da mie precedenti settimane bianche.

Partiamo capendo subito che dovevamo evitare di iniziare dalle scale della nostra ala, specie per il surf che prendeva troppa velocità e fermarsi diventata impossibile, ci bastò farlo una sola volta.

Alla fine del percorso sistemammo delle assi legandole alle due siepi, quelle che delimitavano i confini.

Sai mai che neanche lo slittino non si fermasse, ci stavamo divertendo come dei pazzi specie dopo aver creato a metà percorso una rampa compattando la neve, la stessa che dopo qualche passaggio si era subito tramutata in ghiaccio molto solido e compatto.

Fra contusioni, spesso con gambe finite sotto uno dei nostri poderosi mezzi da discesa, tonfi contro un ulivo secolare mancate frenate e relativi rovinosi urti contro quelle assi legate, continuavamo ad andare su e giù lo avremo fatto per ore, almeno sino a quando non ci chiamarono per il pranzo.

La grande nevicata del 1985, ognuno di noi voleva tornarci subito, tant’è che dopo una mezz’ora scarsina fossimo di nuovo tutti li.

Ad un certo punto sentimmo un urlo intravvedendo un corpo volare in aria, era la Signorina P. che dopo essere rovinosamente scivolata aveva iniziata la discesa finendo contro le assi legate alle siepi.

Io cercai di fermarla al volo non riuscendoci e corsi subito per verificarne lo stato aiutandola ad alzarsi, lei con un cipiglio parecchio arcigno mi chiese cosa mai stessimo facendo, cosa ci fosse venuto in mente.

Lei ….. orsù Filippo da te non me lo sarei mai aspettato, giammai avrei nemmeno lontanamente immaginato che un bravo ragazzo come te potesse ordire un simile progetto, sarà mia cura esprimere un certo disagio al tuo papà, quelle parole me le ricordo benissimo e lo farò ancora, peraltro ancora oggi devo capire il perché avesse dato tutte le colpe solo a me oddio pur vero che ad ordire; come lei disse; fui io si aiutato dagli altri.

La cara signorina delle tante sante Lucia con gran bei doni e montagne di dolciumi, si era trasformata in quella della carica dei 101, era letteralmente inviperita e come se non bastasse si fecero avanti la signorina B. la T. e la F. , tutte mi circondarono e con ampi cenni delle mani e largo uso di indici puntati facendomi una sonorissima ramanzina.

Io mi scusai, vuoi il rispetto, vuoi la gratitudine, vuoi mai che altro, ma oramai il percorso c’era, avrei mai potuto deludere tutti gli altri ???

Allora ragazzi qui dobbiamo porvi rimedio, armiamoci di strumenti e creiamo un percorso parallelo alla nostra bella pista, chi andò in casa prendendo inutilmente un mestolo da cucina o che altro, alla fine andai io in casa a prendere la chiave della sala caldaia e presi vanghe e badili condominiali, in quasi due ore creammo un percorso parallelo.

Peraltro tenendolo pulitissimo per i giorni a seguire, nonostante il continuo nevicare.

 

La grande nevicata del 1985, saranno state le 18.00/18.30 sentivo un fiiiillllllliiiiiippppppppoooo vieni qui….

Ciao babbo, che c’è, che c’è????????????

Immagino che a progettare il tutto sia stato uno solo, chissà mai come mai stia pensando a te.

Chiiiiiiiiii iiiioooooo ??? ma perché mai sei subito così acrimonioso ???

Seeeee daiiii, sei stato tu, Chiara vieni qui e dimmi se è stato tuo fratello, lei abbassando leggermente la testa e facendo gli occhi da cerbiatto disperso nel bosco annui.

Volevo ucciderla, ma in mio soccorso arrivarono i compagni di giochi e subito fecero notare lo stupendo vialetto parallelo sapientemente sagomato e pulito, fra questi ce ne era uno che in quanto a paraculaggine mi superava abbondantemente.

Poi carissimo babbo non vorrai mai inibirci la possibilità di gioire dopo questa nevicata, impedirci di trastullarci visto anche che le scuole siano chiuse, vorresti forse costringerci a starcene tutti in camera nostra, orsù sarai stato giovine anche tu.

Oramai aveva capito che stessi sfogliando tutto il mio campionario di paraculate, mi fermò chiedendomi se qualcuno fosse caduto.

Sempre lei mia sorella, si papà la Signorina P. pensa che è partita da lassù ed è scesa fermata fortunatamente solo da quelle assi lì.

Per la seconda volta il mio istinto omicida stava prendendo il sopravvento, non la menai per pura decenza.

Ora salgo in casa e mi accerto che stia bene, prega il tuo signore che non si sia fatta male.

Ci mancava solo che gli dicesse delle altre arrivate e cosa mi dissero, ci mancava solo quello.

Andammo avanti per altri giorni, di neve ce ne era tantissima, ogni tanto per sistemare il percorso ne prelevavamo dal grande giardino.  non arrivavano notizie dalla scuola se non quelle poche riportate dalla carissima Alda, maestra elementare a Desenzano fra le amiche di famiglia ed anche vicina di casa.

Ogni sera, quando oramai eravamo quasi congelati dopo le numerosissime discese e lecche, tornavamo a casa per avere notizie, già perché in quegli anni non c’erano Internet o il coso lì W. Up, al massimo il telefono e per i più fortunati il facccsssssss, le notizie le potevi avere dal TG  nazionale o locale che fosse.

Il caro amico di famiglia Tullio Ferro in quel periodo lavorava con TeleGarda e se non ricordo male fu contattato diverse volte per avere date.

La grande nevicata del 1985, la sera stessa verso le 20.00 trillò il telefono, il grillo del salotto al quale rispose il caro babbo.

Buonasera signorina, nel mentre mi chiamò schioccando ripetutamente le dita, io mi avvicinai timoroso e lui mise il bel telefono in una posizione che consentisse ad entrambe di sentire, la signorina incalzata dalla sorella e con un italiano splendido stavano elencando i motivi del loro disagio, il babbo annuiva con all’occorrenza dandogli ragione, finendo con……

Filippo verrà quanto prima a scusarsi con voi.

Finimmo la cena e mi accompagnò davanti all’ingresso della scala in cui abitavano le signorine, dai Sali, subito babbo.

Feci le scale veementemente, a tre gradini per volta, arrivando quasi ansimante davanti al campanello, buonasera signorine era mia premura scusarmi con voi ma volendo prima accertarmi che lei stia bene, nel caso avesse bisogno ho già chiesto al papà di portarla al pronto soccorso.

No caro sto bene, al massimo mi metterò quella pomata presa durante una gita, è un toccasana per molte cose.

Sai mai ci saremmo aspettate che un caro ragazzo dotato di senno come sei tu si potesse inventare una cosa simile, ma hainoi dobbiamo comprendere che siate ragazzi e visto lo straordinario evento vogliate divertirvi, poi con mia sorella e le altre signorine abbiamo provato il vostro vialetto parallelo e devo ammettere che sia quasi più comodo e sicuro del percorso normale.

Ma devi farci una promessa, devi mantenerlo efficiente e assolutamente pulito.

La grande nevicata del 1985, certo signorina sarà mia cura, non dubiti.

Vieni in sala che ti do un torroncino, me li ha mandati mia nipote e sono una delizia, tacendo le seguii e presi il torroncino portandomi immediatamente verso la porta e salutandole caldamente, loro fecero altrettanto con la cara sorella che mi abbracciò dandomi una leggerissima tiratina di orecchie.

L’indomani mi alzai prestissimo quando era ancora quasi buio, di ottima lena mi misi a pulire l’altro vialetto perché nessuno potesse scivolare, raggiunto un’oretta dopo dagli altri, riprendemmo a scivolare, cadere, fare tonfi sempre contro quel povero ulivo secolare.

Fino a quando dal TG sapemmo che le scuole sarebbero  state riaperte.

Momenti vintage.

Qualcuno sciarci l’ho visto pure io, ecco 😉 😉 magari un pelino esaltato.