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Oasi e zuccherificio – Garzaia ed Eridania.

Oasi e zuccherificio – Garzaia ed Eridania.

Questa volta reperire il materiale è stato meno “facile”, per fortuna un paio di amici mi hanno prestato dei libri ed alcune pubblicazioni, con la guida che ci ha accompagnati darmi diversi spunti ed informazioni.

Ci volevamo andare da tempo.

Riuscendoci un sabato d’agosto 2023 sotto una leggera pioggia e con il cielo molto nuvoloso, un paio di giorni dopo una nostra vicina di casa ed amica ci ha regalato un ricco opuscolo intitolato “I LUOGHI DELL’AIRONE” promosso dal Comune di Codigoro per ricordare il libro e lo scrittore Giorgio Bassani, con due foto li prese, una con la sua facciata e la seconda evidneziare come fossero le zone industriali su terreni bonificati.

Dal libro “L’Airone” p.767.

 

P. 779 e sempre da “L’Airone”.

La storia dello stabilimento inizia nel 1883.

Con l’imprenditore Francesco Cirio (fondatore dellla società che prese il suo nome) che acquistava dei terreni poco fuori dall’abitato di Codigoro dalla Società Bonifiche Ferraresi, in quella che diventava “località Lamberta”.

Ma la Anonima Agricola Cirio due anni dopo (1885) si trovò in difficoltà, avute per colpa di una grave epidemia di colera che ne modificò drasticamente i piani di sviluppo, individuando nella lavorazione delle barbabietole da zucchero una valida soluzione ed iniziare la costruzione dello zuccherificio.

Si consideri che in Romagna la coltivazione della barbabietola da zucchero riuscì a superare; in talune zone a soppiantare; quella della canapa.

    

La società Eridania veniva fondata a Genova nel 1899.

12 i soci fondatori, controllanti il 64% del capitale sociale che ammontava a 2.500.000 di Lire, con ogni azione avere un valore nominale di Lire 100.

Fra i soci più importanti:

  • Il Banco di Sconto e Sete Torinese.
  • La Società Anonima Codigoro che possedeva ampie pezzature di terreni in Romagna.

Il primo presidente:

fu il banchiere Davide Sancristoforo, a lui subentrò il dodicesimo socio Giovan Battista Figari (1901) che la guiderà sino al 1914 quando moriva, nel 1905 Figari fondava il Banco della Liguria che nel 1911 veniva inglobato nel Banco di Roma.

Furono otto le aziende saccarifere che confluirono nel gruppo nel corso di quegli anni.

Arrivando a nove totali allo scoppio del primo conflitto mondiale, un risultato ottenuto nonostante le vie di comunicazione non fossero eccelse e quei territori recentemente bonificati e di conseguenze bisognosi di molti interventi. 

Piuttosto belli e gradevoli da percorrere i vari sentieri dell’oasi.

Leggendo dei testi ed un paio di Tesi di Laurea sull’argomento.

Devo far ricordare che in quegli anni la maggior parte degli zuccheri proveniva da altri paesi, con il regno Unito su tutti e ricavati quasi esclusivamente dalla canna da zucchero, se non era un bene di lusso rimaneva un prodotto non  “economico”.

Iniziare una nuova attività e lavorazione, in certi spazi e luoghi, credo evidenzi un certo coraggio imprenditoriale, mi premeva farlo.

Arrivando da Codigoro sulla strada, difronte un piccolo spiazzo permette di lasciare l’auto e scattare un paio di fotografie.

Appena entrati nell’oasi WWF si possono subito scorgere le due ciminiere che nonostante la folta vegetazione sono ancora ben visibili.

I primi anni non riuscirono a raggiungere i risultati voluti.

Per una serie di problemi, legati soprattutto all’inesperienza dei lavoratori ed a macchinari molto probabilmente non così “adatti” e funzionali, durante la Prima Guerra Mondiale le difficoltà crebbero, la società e il suo dirigente non lesinarono in nuovi investimenti, con l’aggiornamento dei lavoratori e l’acquisto di impianti sempre più moderni. 

L’attività proseguiva sino al 1972 i macchinari vi rimasero sino ai primissimi anno ’80 quando veniva definitivamente dismesso.

Oasi e zuccherificio dentro quell’ampissimo spazio verde.

La guida ci ha accompagnati lungo una serie di sentieri, dove abbiamo viste una serie di vasche ed alcune baracche in muratura con quello che resta dell’intera struttura, con lei  spiegarci a cosa servivano. 

Quella che presumibilmente era un’officina, all’interno alcuni vecchi scaffali e una fossa solitamente utlizzata per il cambio dell’olio.

 

Le ciminiere con lunghezze diverse.

Abbassate quando passarono dal carbone al gas.

Oasi e zuccherificio, tanti i serbatoio/vasche in cemento.

Dove venivano fatti “decantare” i materiali lavorati o lasciati gli scarti post produzione, tutti con vicini dei binari oggi sepolti dalla vegetazione.

Quattro i laghi artificiali, tutti con fondi realizzati in tegole e mattoni, utilizzati per lo più come vasche di fermentazione.

La Garzaia.

Tutelata dal WWF Italia, un luogo dove nidificano e stanziano diverse specie di volatili ad animali da tana, nella foto qui sotto degli Ibis in volo.

Gli Ibis in volo.

Non mancano zone per animali arrivati non completamente sani per varie cause e motivi.

Una delle officine adiacenti allo stabilimento produttivo, qui ho vista una fossa per il cambio dell’olio e riparazioni da sotto i veicoli.

  

Non mi è mai mancata l’impressione di star percorrendo una zona in cui siano molte le persone a dedicarsi alla salvaguardia di una o più specie.

Appena entrati nell’oasi la casetta dei volontari WWF, dentro è possibile acquistare libri, magliette ed altro.

L’ingresso è gratuito.

Ovvio che noi abbiamo preferito fare una piccola offerta, per il tempo dedicatoci ed immaginando che quanto visto non fosse gratis per chi vi ci si dedica.

Valida la cartellonistica visibile lungo i percorsi.

Oasi e zuccherificio, lo zuccherificio.

Sempre la nostra gentile guida ci diceva che il complesso produttivo fosse ben più grande rispetto a quello visibile oggi, dove si è rimasto lo stabile principale ma ne sono stati demoliti alcuni negli anni ’80, per fortuna un intervento del Ministero dei Beni Culturali ne fermò la distruzione mettendo la zona sotto vincolo l’11 dicembre 1989.

Oasi e zuccherificio, siamo in una zona ampiamente bonificata.

Con terreni considerati adatti alla coltivazione di una serie di piante, con un’idonea rete stradale e molte persone bisognose di lavorare.

Nel 1906 diventava “Eridania Società Industriale”.

Investendo sul territorio con altre attività: la Distilleria Padana a Ferrara e una serie di altri stabilimenti saccarifici in Italia (14 le  società dedicate alla lavorazione dello zucchero).

Il tetto veniva asportato per problemi d’amianto.

  

1930.

Dalla fusione con la genovese “Zuccherifici Nazionali”; nasceva la “Eridania Zuccherifici Nazionali” che controllava anche la “Disttillerie Nazionali”, arrivando a controllare oltre il 60% del fabbisogno nazionale con i 28 stabilimenti.

Sotto la capace guida di un ex funzionario Eridania diventato presidente Serafino Cevasco, nel 1947 moriva a 83 anni e gli subentrava suo nipote Benedetto Acquarone. 

1966.

La acquisiva Attilio Monti un noto petroliere italiano, subito dopo aver fatto la stessa cosa con la “Saccarifera Lombarda”, “la Emiliana Zuccheri”, la “Saccarifera Sarda” e nel 1967 le “Distillerie Italiane” (già Eridania) con gli stabilimenti di Sesto San Giovanni, Ferrara, Roma, Napoli.

Sembrò mosso dalle migliori intenzioni, con le cronache di allora evidenziare il suo importante investimento in nuovi macchinari e nell’aggiornamento di tutti i lavoratori.

A controllare l’attività ed i lavori il suo braccio destro Giuseppe De André, persona volitiva e capace che impresse una importante svolta all’intera produzione che crebbe sostanziosamente, qualche anno dopo però nasceva il mercato unico europeo dello zucchero che li costrinse a ridurre sensibilemente il numero degli impianti (-41) dal 1964 al 1980 e conseguentemente i lavoratori impiegati, riuscendo a mantenere il 35% del mercato italiano.

Aldo Ravelli importante finanziere ed agente di cambio della Borsa milanese, gli suggeriva di cedere l’attività al Gruppo Ferruzzi alla fine degli anni ’70. 

Quelle insegne oltre ad avere un certo fascino farebbero la felicità di un appassionato o collezionista, ma devono stare lì.

Oasi e zuccherificio – Il Gruppo Ferruzzi, negli anni ’80.

Ne diventava il nuovo proprietario con Raul Gardini subentrare a Serafino Ferruzzi dopo la sua morte, ma come sappiamo dopo Tangentoli decise di suicidandosi  lasciando quella parte del patrimonio di famiglia a se stessa per un certo lasso temporale.

A subentrare come dirigente al De André dimessosi nel 1981; dopo dei contrasti con Gardini; fu Renato Picco.

Nel 1981 il nuovo presidente e Gardini riuscivano ad acquisire un importante concorrente francese, la Béghin Say società tanto storica dall’essere stata fondata addirittura da Napoleone e primo produttore transalpino di zucchero, vi riuscìrono nonostante il presidente francese Valery Giscard d’Estaing si fosse opposto nei tre anni precedenti, fondamenale fu l’appoggio di Jean Marc Vernes banchiere presidente ed azionista dell’azienda francese.

Nel 1992 nasceva la Eridania Béghin Say.

Ricordo di aver letto qualche anno fa una serie di interviste fatte a Raul Gardini.

Sui motivi che lo spinsero a diversificare l’attività dell’azienda di famiglia, negli anni ’80 quando dopo una trentina d’anni di politica agricola comune (PAC) il mercato e certe esigenze stavano cambiando, con la necessità di dover smaltire molte delle eccedenze in derrate agricole.

Volle iniziare a diversificare, acquistando appunto la Eridania dove oltre alla coltivazione di barbabietola da zucchero ne seguiva la lavorazione e produzione di zucchero, che aggiunse alla “Italiana Oli e Risi” dove produceva oli e farine sia per l’alimentazione umana che animale.

Individuando nell’industria della trasformazione un valido ed alternativo strumento d’investimento.

Oasi e zuccherificio 1990.

Carlo Rambaldi e il parco Millenium, lui che ventilò l’idea di trasformare l’area in un polo di archeologia industriale dove esporre alcuni suoi lavori e fra questi E.T. ma purtroppo senza alcun seguito, nonostante degli sponsor importanti e l’appoggio di politici locali.

Secondo alcune recenti dichiarazione fatte dalla figlia Daniela su quel parco ci aveva creduto davvero, dichiarando che sono rimasti  i suoi progetti ed i plastici.

2001 in settembre.

La Sacofin S.p.A. rilevava l’azienda dal Gruppo Ferruzzi, fra i suoi soci:

2003.

I soci decisero di dividere le aziende:

Oasi e zuccherificio 2005.

Dall’Unione Europea arrivava una tegola, una drastica revisione sulla regolamentazione delle quote produttive di zucchero, tale da spingere molte aziende a smettere, compensate da un certo introito economico.

2007.

Eridania Sedam stipulava un accordo con la produttrice inglese Tate & Lyle, che prevedeva la vendita di zuccheri inglesi in Italia.

2011.

Dall’Eridania usciva l’azienda inglese, alla tate & Lyle e gli subentrava la francese Cristal CO.

2016.

In quel laghetto staziona un fenicottero con un’ala spezzata e mai guarita.

Oasi e zuccherificio, nel mentre.

Passarono diversi anni e ad impossessarsi dell’area furono diverse specie di uccelli che trovando una zona sicura diventavano stanziali, seguiva l’introduzione di tassi, tartarughe non americane, istrici, qualche volpe ed una serie di altre specie.

Fra i volatili potremo vedere:

Garzette, Nitticore, Aironi Bianchi Maggiori e Cenerini (una delle più importanti zone per la nidificazione e stazionamento di questa specie in Italia), Ibis, peccato che le troppe garze e cornacchie stiano predando molti nidi ed uccelli più piccoli secondo quanto dettoci dalla guida.

Volendo andarci ti consiglio di chiamare prima ed accordarti con i volontari del WWF di zona, nei pressi c’è un piccolo parcheggio.

Un disegno ed una frase presa dal libro del grande scrittore Bassani, posti sulla casetta in legno dove vengono accolti gli ospiti e le scolaresche.

Qui sono visibili le “casette” per gli insetti, importantissimi per la biodiversità dell’oasi.

Oasi e zuccherificio e quelle tre o quattro ore passate fra rovine e volatili.

Mi convinsero che dovevo approfondire e trovandoci in zona ancora per qualche giorno decisi che dovevo provare a cercare delle persone, chi si ricordava o aveva sentito qualcosa su quello zuccherificio.

Mentre eravamo al Lido di Volano, fuori nel vialetto a far giocare il nostro cane arrivava mia moglie con un altro libretto datogli da un’altra vicina, senza indugio e dopo aver lanciato ancora un paio di palline mi son seduto ed ho iniziato a leggere.

Con chi mi ha preceduto nello scrivere raccontare di quantità impressionanti di barbabietole visibili anche a distanze importanti, dei come siano scomparse mentre cresceva chi allora era un bambino stupito e curioso, sottolineando ancora una volta sul quanto quella coltivazione e lavorazione fossero state importanti per alcune province dell’Emilia Romagna, sui come gli dispiacesse che alcuni stabilimenti siano diventati nel corso degli anni delle “cattedrali industriali abbandonate”, talune recuperate e riconvertite, ma con quella di Codigoro essere protagonista da anni di progetti per una riconversione, di ricollocazione ad aerea di un certo tipo, ma sinora rimasti su carta e nelle teste di qualche ingegnere o politico.

La cosa mi è piaciuta, mi ha incuriosito.

Così tanto dal farmi dimenticare auto, moto camion e altro, portandomi a cercare e chiedere qualsiasi cosa scritta, evitando di cadere in facilissime polemiche e ne ho lette tante, ma scrivendo su storie e vicende di un luogo che consiglio assolutamente di vedere e magari di chiederci.

Garzaia ed Eridania.