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Lotus Esprit, da una matita italiana

Lotus Esprit

Una auto inglese disegnata da una matita italiana, una grande matita.

Giorgetto Giugiaro, nel 1975

venne incaricato dalla casa automobilistica inglese, di disegnare un nuovo modello, riuscendo a farlo molto bene, visti anche gli anni di “permanenza” nel listino Lotus, e quanto questa auto sia riconoscibile e nota.

Un’auto molto bassa, con un altezza ridottissima, tanto che il figlio del “nostro” Giugiaro gli chiese come riuscisse a disegnare una vettura con un’altezza tanto ridotta.

Ho sempre avuta l’impressione che questa auto abbia permesso alla Lotus di “sopravvivere”, vista la crisi che gia’ la colpiva, in anni si piuttosto difficili, ma non credo che la causa fosse, solo imputabile, allla crisi petrolifiera.

Chi mi conosce sa quanto mi piacciano le auto prodotte nel regno unito

e molte di quelle, come e quanto consideri la Lotus un marchio dal passato (anche recente) valido, ma; altrettanto; resto convinto che il Nostro Giugiaro le abbia dato una bella scossa, “salvandola”.

Uno degli altri fattori che mi ha sempre fatto dubitare

sulle reali intenzioni della Lotus, e’ la motorizzazione che dotava la Lotus Esprit MKI, un quattro cilindri da 2.0 litri, con una potenza davvero esigua, quantificabile in circa 160 cavalli.

Troppo pochi?

Scarsi per una sportiva?

Pochissimi per un’auto con il logo Lotus sui cofani???

Credo proprio di si.

Non voglio essere critico, ma provare a trattare l’argomento da appassionato, da chi ha sempre desiderato avere (in un garage dei sogni) delle auto inglesi, anche e soprattutto un’auto come questa.

Se non ci fosse stato un film, uno di quelli con protagonista l’agente segreto 007, una spia inglese

un uomo che, bevendo un Martini, risolveva un caso di spionaggio internazionale, quello le cui auto erano ricchissime di marchingegni speciali.

Senza la “comparsata” in questo film non credo che questa auto avrebbe avuto chissà quale futuro, sicuramente non avrebbe raggiunta tale notorietà.

Il mercato, sopito, specie quello delle supercar, quelle auto veloci, da tempo dava segnali inequivocabili, anche quando una casa produttrice di auto sportive doveva avere in listino un’auto che fosse; realmente; tale.

Arriva la Lotus Esprit S2, per promuoverla

la factory di Hethel, nelle campagne di Norwich, decide di donarne due esemplari a due piloti, fra i piu’ noti ed in voga del periodo.

Mario Andretti e Ronnie Peterson, suoi portacolori nella formula uno, quella meraviglia nera con la scritta Jhon Player Special, per capirci.

Forse una delle piu’ belle (specie graficamente) formula uno di sempre.

Le modifiche apportate alla Lotus Esprit non furono certamente sostanziali, ma consentirono; comunque; agli affezionati clienti, di avere una vettura dalle prestazioni (leggermente) migliorate.

Passano pochi anni, i dati sulle vendite

danno segnali di una situazione troppo vicina al tracollo, e nel 1980 arriva (FINALMENTE) la Lotus Esprit 2.2 litri turbo da 212 cavalli, con nuovi, motore, telaio, retrotreno, per quanto concerne la parte meccanica.

Esteticamente la ricordiamo tutti per i nuovi spoiler.

Ma la Lotus doveva promuoverla

pensando subito alle esperienze passate, recenti, le stesse che avevano decretato il successo della versione precedente.

E riecco il caro James Bond, stavolta nel film solo per i tuoi occhi (1981), ancora una volta, grazie a lui, l’auto viene vista in tutto il mondo.

Passano quasi dieci anni, si susseguono alcuni nuovi modelli, tutti con la S prima del numero, le auto si vendicchiano, tutto sommato, abbastanza bene, non benissimo, consentendo comunque alla Lotus di “reggere”.

L’accostamento “Lotus-film di successo” aprì un nuovo capitolo

con Pretty Woman, il film noto a tutti noi, con il caro Richard Gere impacciato alla guida, che si fa consigliare da Julia Rogers sul come il cambio potesse essere usato meglio.

Le motorizzazioni restano praticamente le stesse, per ancora qualche anno, e viene mantenuto il turbo su tutte, sino al 1996.

 

Arriva per la Lotus Esprit con un V8 da 3.5 litri, con DUE turbine, 350 i cavalli

282 km/h come velocita’ massima, con un netto taglio, nel 1996, alla produzione e gestione precedente.

Un taglio anche perche’ la casa inglese entra in orbita GM, con il Nostro Romano Artioli come partner.

Artioli per festeggiare la nascita della figlia

decide subito di introdurre un nuovo modello, il cui nome era un chiaro riferimento a quello della nipote, appena nata.

Arriva la Elise, l’auto che salvo’ (anche se solo temporaneamente) la Lotus.

La produzione della Lotus Esprit

che durava da molti anni, in un listino “corto”, va verso la sua fine, la Elise stava vendendo bene, le attenzioni erano (quasi) tutte per lei.

Bhe dai, comunque 15.000 esemplari venduti non sono proprio male.

Sulle quotazioni:

su questa auto si possono trovarne di diverse, legate alle condizioni della vettura, ai se e quanto sia stata modificata “tunizzata” con parti originali o after market prodotte da varie aziende.

Nononstante una motorizzazione non “adatta” opterei sempre per una prima serie, quella piu’ “vicina” al disegno originale, fatto da Giugiaro.

In sintesi:

un’auto inglese disegnata da un grande designer Italiano, per molti uno dei piu’ capaci ed importanti del secolo, Giorgetto Giugiaro.

Venduta, e presente nel listino Lotus, per molti anni, sino all’arrivo della Sua “erede” la Elan, dopo che subentro’ nella gestione e nella proprieta’ il Gruppo GM con Artioli come partner.

Le prime versioni avevano motorizzazioni che definirei “sottostimate” per una sportiva, anche “solo” considerandone l’estetica da auto sportiva, pura.

La versione piu’ Pepata, considerabile tale, e’ quella con il V8 da 3.5 Litri con le due turbine, seppur; esteticamente; preferisca sempre la MKI.

Il suo successo, visibilita’, e’ dovuto, in una buona parte, dall’essere stata l’auto di 007, la cinematografica nota spia inglese .

La valuterei se e solo se ne trovassi una completamente originale.

da una matita italiana