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Edoardo WEBER dalla Svizzera a Bologna

Edoardo WEBER

Proveniva da una famiglia di artigiani meccanici svizzeri, arrivato a Bologna , nel 1913, per lavorare nella importante filiale Fiat della città, presto diventando capo officina.

Ma in lui c’era un “tarlo”, voleva realizzare un suo sogno

continuando anche l’esperienza lavorativa ed imprenditoriale maturata nell’azienda di famiglia, ed avere una sua impresa che producesse un suo brevetto, un’idea che subito avrebbe rivoluzionato il mondo dei motori.

Affiancato da alcuni fedeli collaboratori ed amici

dall’Ingegner Lancellotti, ai fratelli Donini, con i quali fondò la Fabbrica Italiana Carburatori.

A Bologna in via Masini.

Lui stesso sperimentava sempre i suoi prodotti, partecipando ad alcune competizioni, vincendone alcune proprio grazie ai suoi carburatori.

Era fermamente convinto che potessero ridurre il consumo di carburante ed aumentarne; sensibilmente; le prestazioni.

Risultati ottenuti continuando a migliorare i Suoi carburatori, anche cambiandone i materiali come vedremo con i famosissimi doppio corpo.

Per ottenere la riduzione dei consumi Weber decise di aggiungere una presa d’aria, apribile contemporaneamente con la farfalla dell’ acceleratore, inserita fra il carburatore e il monoblocco.

Aumentava l’afflusso d’aria, con una discreta riduzione dell’afflusso di miscela nel motore.

Per l’aumento della potenza progetto’ un nuovo comando sempre collegato all’acceleratore, capace di far entrare aria dall’esterno e convogliarla nel condotto d’aspirazione tramite una specifica valvola.

Quella stessa valvola che aprendo un secondo foro in fase d’accelerazione, erogava una maggior quantità di benzina, “dosandola”.

Per provare a capirci 😉 :

ai bassi regimi l’auto poteva consumare meno carburante, a regimi “più alti” si aggiungeva miscela con un sistema che consentisse di “sprecare” meno carburante possibile.

Tant’è che i tassisti di Bologna scelsero i carburatori Weber per le loro auto “da lavoro” riuscendo a ridurre sensibilmente il consumo di benzina.

Questo straordinario strumento cominciò a farsi conoscere, a far parlare e discutere.

Sino a quando a richiedere i Carburatori Weber furono Ferrari, Alfa Romeo e Maserati, che vollero montarli sulle loro auto da competizione.

La cosa lusingò Edoardo WEBER

facendogli, però, nascere un forte dubbio, dovuto ai residui delle benzine che avrebbero potuto affliggere ed intaccare i dispositivi montati su auto tanto blasonate.

Dopo poco tempo, dalla nuova sede di Via Caiorli uscì il nuovo carburatore della serie DRC, il notissimo doppio corpo.

Inattaccabile dalla possibile corrosione causata dalle benzine, costruito in lega di bronzo.

La tomba di Edoardo WEBER

Brevi cenni storici sulla vita di  Edoardo WEBER

Nasceva a Torino il 29 novembre 1889, dal nonno modellista e dal padre tecnico nella produzione di macchine per la tessitura e filatura, ereditò la passione per la meccanica.

Conseguì il diploma di scuola professionale nel 1904, e cominciò subito a lavorare come operaio e disegnatore in una officina meccanica.

Dal 1907 al 1912 lavorò per la Fiat, inizialmente come operaio per poi diventare un collaudatore di motori dopo aver dimostrato una certa competenza.

Nel 1937 venne nominato Cavaliere della Corona d’Italia

Va precisato che l’attività della Weber Carburatori

fosse cresciuta dotando molte delle Fiat 501 già circolanti, funzionando egregiamente, tanto dal convincere la casa torinese (1937) a montarli di serie anche sui modelli successivi, partendo dalla 505 in poi.

Nel 1940, dopo soli tre anni dall’accordo con la Fiat, la sede venne trasferita in Via Timavo, in uno stabilimento molto più grande e con nuovi e ancor più moderni macchinari, li ci lavoravano circa 400 persone fra operai e dipendenti.

Cavaliere del lavoro nel 1943, in un momento difficile per l’azienda, durante un conflitto mondiale, quando finì per essere impiegata quasi esclusivamente per commesse militari, poi occupata dai tedeschi che ne spostarono l’attività in un capannone a Bazzano, poco dopo accadde quanto sotto riportato.

La Fiat, socia di maggioranza della Weber Carburatori, dopo la dipartita del fondatore, ne assunse la direzione, divenendo successivamente socio di maggioranza.

Nel 1952 la FIAT acquisì la maggioranza delle quote.

Arrivando al 1986 quando la Carburatori WEBER viene incorporata nella Magneti Marelli, entrando così nel Gruppo FIAT.

Edoardo WEBER scrisse di Bologna, citta’ che amò, non troppo riamato da alcuni:

voglio lasciare un ricordo di me dove ho tanto lavorato, sofferto con amore e amato con passione.

Il 17 maggio del 1945 venne prelevato, in casa, pare da tre partigiani, e non fece più ritorno.

La moglie, conscia dell’amore che il marito aveva per la città emiliana volle lasciare due righe in ricordo di quel tragico momento.

Con tutte le mie residue forze ora desidero – anzi voglio – cancellare l’orrore di quella notte per incamminarmi con lui lungo la via maestra di uno straordinario sogno nel quale, in un’atmosfera che sa d’eterno, la vita dà il braccio alla morte.

Va ricordato che la moglie lasciò come volontà testamentaria

un cospicuo patrimonio in denaro, appartamenti, e beni di valore ai C C, per un ammontare che pare fosse di quasi 2.000.000.000. di Lire.

Edoardo vedendo alcuni suoi operai in difficoltà, fermati da una squadra di partigiani, corse in loro aiuto, scomparendo subito dopo.

Nel dopoguerra, dopo le indagini condotte dall’Arma dei Carabinieri

emerse che venne ucciso insieme ad altre persone, probabilmente gli stessi operai che cercò di aiutare.

Per poi essere sepolto in una fossa comune contenente venti corpi nei pressi della Certosa, dove la famiglia fece realizzare una tomba monumentale.

Oggi i C C onorano ogni anno la famiglia Weber, con una messa in suffragio.

dalla Svizzera all’amata Bologna

Credo sia necessario ricordare una figura professionale oggi quasi scomparsa, comunque oggi determinante per chi da appassionato desidera che la propria auto d’epoca sia sempre “ben registrata”.

Il carburatorista, argomento già trattato, che mi riporta alla memoria molti ricordi, quasi tutti legati ad un caro amico del papà.