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Pio Manzù Autonova Fam – capolavori.

Pio Manzù Autonova Fam – prototipi capolavoro.

 

Con oggi proseguo con il mio voler proporre dei prototipi.

Facendolo più di altre volte con uno degli esemplari che considero maggiormente interessanti, focalizzandomi ancora una volta sul Design Italiano e volendo proseguire il discorso domenica.

 

Lo studio degli spazi interni dell’abitacolo che come vedremo nelle foto successive era modulabile.

Con i sedili completamente abbassati il vano di carico diventa molto capace, anche comodo vista la doppia apertura sul posteriore.

Chi mi ha preceduto nello scrivere lo descrive come una persona molto precisa e capace.

Quella di oggi non è una Lancia Stratos o una Ferrari di particolar pregio, ma sia e resti un capolavoro.

Specie per le idee e ciò che un modello simile potesse essere e rappresentare, la pensò un anno dopo la sua laurea quando era in Germania, lavorandoci con un team composto da Fritz Bob Busch e Michael Conrad e presentandola al Salone di Francoforte nel 1965.

 

 

Pio Manzù Autonova Fam, un’auto proposta da un genio poliedrico che in pochissimi anni disegnò lampade e complementi d’arredamento altro  alle auto.

Entrando nella memoria di molti, ed oggi presenti nelle più importanti stanze espositive di importanti musei; con didascalie capaci nel far intuire chi fosse.

Dimensionalmente.

Era lunga 3,5 metri, larga ed alta 1,6 metri, molto ampie le portiere e le loro vetrature, in grado di ospitare cinque persone con il posto di guida rialzato, con sospensioni regolabili in altezza e sterzo ad azione progressiva, la trasmissione elettroidraulica automatica.

La maniglia per l’apertura posteriore era “nascosta” sotto la targa.

Con i soli pedali per il freno e l’acceleratore.

Motore e trazione anteriori.

Mi piace molto anche quel piccolo portapacchi montato “solo” sulla parte posteriore della vettura.

Nacque nel 1939 e perì nel 1969.

Diventando subito intuibile quanti e pochi fossero gli anni in cui riuscì ad esprimere il Suo estro, seppur in giovine età e privo ancora di un patrimonio esperienziale, ma in cinque anni (scarsi) riuscì a fare ciò che sappiamo, stento al solo immaginare cos’altro avrebbe potuto realizzare.

Un cofano anteriore con un’apertura capace di rendere più “comodo” un controllo o il lavoro di un meccanico.

 

Un cruscotto essenziale, con lo stretto necessario.

Il tappo della benzina era nascosto dietro una piccola apertura.

Pio Manzù Autonova Fam, peccato che lo abbiamo perso per quel colpo di sonno.

Occorsogli sull’autostrada Torino-Milano al casello di Brandizzo, i suoi figli Giacomo e Francesca vollero intitolargli una fondazione e nonostante persero il loro papà in tenerissima età.

La Fondazione Manzù oggi riesce a narrarci l’opera di un assoluto genio, che in tanti ( e per fortuna) ancora oggi considerano uno dei maggiori talenti di sempre, lo stesso che doveva aver “preso” qualcosa dal padre Giacomo (che era un già noto ed apprezzato scultore), fu Lui ad “incanalarlo” iscrivendolo alla ULM quando a presiederla era Tomas Maldonado.

L’auto esposta alla alla Pinakothek der Moderne, Monaco di Baviera.

Pio Manzù Autonova Fam, anche chi ha scritto prima di me.

Sul quanto possa essere considerabile la prima monovolume “moderna”, ma personalmente io in quell’auto ci vedo altro, partendo dal come ne avesse studiati gli spazi interni nonostante le dimensioni, sui come alcune parti fossero caratterizzate da soluzioni subito moderne e futuribili.

Bella o brutta che possa essere considerata da chi si “limita” a guardarne le foto di sfuggita, io trovo superfluo paragonarla ad altre che siano più datate, coeve o subito successive, non mi interessa proprio.

Pio Manzù Autonova Fam, quel padiglione così luminoso.

Il doppio portellone posteriore.

Dei sedili modulabili.

Un abitacolo si molto alto ma fatto come creanza comanda.

Già solo questi riescono a farmela piacere e distinguere nettamente da tutte le altre.

Capolavori.