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Carrozzeria Ghia – Carrozzerie Italiane 1915.

Carrozzeria Ghia.

Tutto il materiale ivi presente proviene dalla mia biblioteca personale, senza aver preso nulla da altri siti o blog presenti sulla rete salvo i necessari LINK per GoogleAdsense, Ti ringrazio. 

Giacinto Ghia partendo da una piccola officina in Via Petitti a Torino iniziò la Sua attività e solo dopo alcune significative esperienze in alcuni importanti stabilimenti ed aziende del territorio.

Fu vista per la prima volta al Salone dell’Automobile di Milano questa Lancia Aprilia Cabriolet – 1937.

Le cronache di allora sembrano volerci raccontare che la sua fu una scelta spinta da precisi motivi, specie viste le ristrettezze economiche causate da una guerra, ciò nonostante seppe attirare le attenzioni di alcuni facoltosi clienti che decisero di concedergli fiducia, cosa che gli permise di attraversare quei terribili anni e il periodo post bellico con una (diremmo) certa tranquillità.

Tanto che poco dopo la conclusione del conflitto volle cimentarsi quasi esclusivamente sulle auto di lusso e fra queste non posso omettere di ricordare i suoi siluri, costruiti su meccanica e telaio della Fiat 501 S ma con motore tipo spinto e con l’immediato secondo dopoguerra che vide i prodotti italiani eccellere per qualità e considerazione.

Era la cosiddetta „LINEA ITALIANA“  che lo vide fra i protagonisti nel settore.

Delahaye 135 M con un motore da 3,5 litri – 1948.

Carrozzeria Ghia come è capitato ed abbiamo visto e letto troppe volte non riuscì a godere dei successi che stava avendo visto che nel 1944 perì.

Il nuovo stabilimento in Via Tommaso Grossi, eretto dopo che il primo fu completamente distrutto dai bombardamenti vide come protagonista MARIO BOANO, uno dei principali artefici della ripartenza per la Carrozzeria Ghia ed altrettanto convinto delle idee del fondatore sullo scegliere un certo tipo di auto, in produzione sia limitata che qualitativamente superiore.

Alfa Romeo 2500SS Supergioiello con una carrozzeria molto leggera – 1950.

La 1900 Gran Luce del 1948-1949.

Su base Fiat realizzarono questo superbo prototipo seguito praticamente subito dalla Supergioiello su telaio della 1100 E (aveva il cambio al volante).

Fiat 8V del 1953, splendida esecuzione di una coupé italiana per quel periodo, splendida davvero.

Carrozzeria Ghia 1950, Luigi Segre.

Da ex gentlemen driver, ex direttore della SIATA diventò il Direttore Commerciale e con lui arrivarono due nuovi prototipi, Lancia Aurelia B20 e la Simca Abarth, con una preserie di dieci esemplari per il primo.

Il mercato stava visibilmente cambiando, il cliente tipo non guardava più solo alle auto come mezzo di locomozione e fu il motivo che spinse la carrozzeria torinese ad orientarsi anche sulle due ruote, con i prototipi di due scooter Innocenti Lambretta e Ducati, ai quali seguirono sempre nello stesso periodo alcune fuoriserie su telai Dalahaye, Bentley e Talbot.

Carrozzeria Ghia 1952 il prototipo su base Alfa Romeo Giulietta.

Presentato lo stesso anno al Salone di Torino, colpì subito i visitatori per quel suo portellone posteriore che incorporava anche il lunotto, arrivava la Giulietta Sprint con una produzione iniziata solo due anni dopo la prima presentazione ed affidata però alla Carrozzeria Bertone.

PHOTO 1 – Dart del 1956 qui in versione priva del tetto.

Carrozzeria Ghia 1953, l’anno fra i più importanti.

Il tettuccio era rigido a scomparsa con un comando elettrico, dotata di una motorizzazione Chrysler da 400 cavalli – 1956 PHOTO 2.

Si noterà la fascia in acciaio cromato che la protegge, molto ben profila sulla parte anteriore – 1956 PHOTO 3.

Carrozzeria Ghia 1955, molte le novità.

Contemporaneamente proposero la Gilda, una dream car all’americana (diremmo), creata (priva di alcuna parte meccanica) con l’ausilio della galleria del vento del Politecnico di Torino.

Gilda del 1955, studio di carrozzeria ma privo di parti meccaniche.

A questo elaborato e particolarissimo prototipo seguirono la Chrysler A 498, la Ferrari Superamerica e la Dart del 1956, tutte auto che avevano alcuni tratti e/o specifiche derivate da quella dream car.

Preciso, devo assolutamente farlo, che la Dart aveva quattro comodi posti, un motore Chrysler da 400 CV ed una carrozzeria con rivestimento misto in acciaio e lega leggera, da fuori era completamente „circondata“ da una fascia paraurti in acciaio cromato.

Nel 1956 Carrozzeria Ghia.

E Sempre con meccanica Chrysler arriva la Norseman (parabrezza senza montanti), che venne imbarcata sull‘Andrea Doria per poter essere consegnata alla casa costruttrice statunitense, ma colò a picco insieme al nobile tralsatlantico italiano, quel prototipo va ricordato; oltre che per quella immane tragedia; per essere stato uno dei più costosi del periodo, 45 milioni di Lire e 18 mesi di lavoro.  

Ed ecco arrivare alcune committenze da importanti personaggi, lo Scià di Persia, Juan Peron, Tito, Sukarno, lo sceicco del Kuwait e i nostri grandi Rossellini con totò.

1957 Carrozzeria Ghia.

 1957 la Fiat 1100 Giardiniera.

Presentata al Salone di Torino questa particolare versione con il suo tetto scorrevole sulla parte posteriore, soluzione pensata per facilitare il carico di materiali particolarmente ingombranti.

Jolly con meccanica Fiat 500, 600 e Renault 4CV, le mie amatissime spiaggine e che abbiamo già viste insieme.

Derivati dalla Lambretta e sullo stile delle spiaggine proposero dei particolarissimi risciò a tre ruote, ma pensati solo per i mercati orientali.

1960 ed eccoci con la OSI:

Officina Stampaggi Industriali, che già soli due anni dopo diventava indipendente.

Con uno stabilimento che copriva un’area di 18.500 MQ (2500 i coperti) e 650 dipendenti fra operai e impiegati di vario genere e titolo, con una capacità produttiva di circa 50 vetture al dì.

Da lì uscirono.

Per le dream car la MKII della Selene (1960), dotata di soli tre posti con soluzioni di ispirazione aeronautica, i motori valutati da 1.000 a 2500 Cc. 

E sempre per voler colpire/stupire la IXG, una dragster concepita esclusivamente per le gare di accelerazione, dotata dello stesso motore della Innocenti 950 cc, che Vi avevo già proposta su questo stesso BLOG. 

Saint Regis realizzata sul telaio della Plymouth Valiant – 1962.

Un prototipo Chrysler – 1966.

 

1960 continuava la collaborazione con l’americana Chrysler.

Arrivava una vettura molto lussuosa e con un certo confort, la L 6.4 derivata strettamente dalla Duel MKII e con un motore 8V, prodotta in una serie limitata.

Duesenberg 1966, disegnata da Virgil Exner.

Dual MKII; da questa derivarono la L6.4 nella foto sotto a questa.

L 6.4 una lussuosa berlina(ona 😉 ) realizzata per la Chrysler – 1960. PHOTO 1. 1960.

PHOTO 2.

 

1961, il prototipo Turboflite.

Dotata di un poderoso motore a turbina, un padiglione sollevabile elettronicamente e posteriormente un vistoso alettone.

La Valiant Asimmetrica e sempre in collaborazione con la casa americana, nome dovuto ad una „“gobba“ longitudinale posizionata sulla parte sinistra del cofano anteriore, venne acquistata dal noto scrittore George Simenon.

Ford Falcon esemplare unico di una particolare auto con carrozzeria giardinetta di lusso – 1963.

Carrozzeria Ghia, 1963.

Dalla Fiat 1500 derivarono la GT 1500, dotata di un telaio tubolare e modificando la meccanica della berlina torinese, ottenendo una sportiva che produssero in cinque esemplare al dì.

Turbine, nella sua versione definitiva quella vettura dotata di un motore a turbina e con una cinquantina di esemplari consegnati negli Sati Uniti alla Chrysler, che li vendette a suoi selezionatissimi clienti.

1964 Renault R8 Coupè a due posti, anche questa come quella sopra rimasta esemplare unico.

1963 con la dipartita di Luigi Segre.

A lui succedeva Gino Rovere, ma hainoi per un solo anno visto che l’anno successivo perì anche lui, la vedova Segre (che ancora deteneva il pacchetto azionario) decise di cedere l’intera proprietà a Trujllio che a sua volta per far proseguire al meglio l’attività l’anno seguente coinvolse Giorgetto Giugiaro.

Arrivarono le:

1965 – Ford Cobra, vettura GT dotata di un propulsore da sette litri, costruita per la Shelby American.

450 SS, solo qualche decina gli esemplari costruiti, condivideva la meccanica della Plymouth Barracuda e dotata di un telaio tubolare – 1965.

 Carrozzeria Ghia, 1966.

La Vanessa, un’auto pensata e realizzata prettamente per una “utenza femminile” – 1966.

1967 il pacchetto azionario passa alla Rowan Controller Co.

L’azienda di Westminster nel Maryland la acquisì decidendo che la carica di presidente ed amministratore delegato dovesse spettare ad Alessandro De Tomaso che deteneva il 20%, per segnare il passo decisero di rimodernare quasi completamente gli impianti e potenziarli con un modernissimo impianto di verniciatura per le scocche.

Con però una rilevante perdita per loro, visto che nello stesso periodo nasceva la Italdesign fondata da un Giorgietto Giugiaro che preferì proseguire da solo.

Thor, una vettura coupè dalle dimensioni piuttosto “”generose””, un prototipo 2 + 2 sul telaio della Oldsmobile Toronado a trazione anteriore.

Fra le auto che uscirono da Via Agostini di Montefeltro in quegli anni:

Simun Maserati, il prototipo di una vettura 2 + 2 coupé, il motore un 4,2 litri, presentata nel 1968.

Su base Lancia Fulvia 1600 questo berlina sportiva che abbiamo già vista insieme 1969.

Carrozzeria Ghia 1970, un ennesimo passaggio di mani.

La Rowan cedette l‘80% delle quote alla Ford con un De Tomaso che continuò a detenerne il restante 20% e di conseguenza mantenne la carica sino al 1972, sino a quando anche lui decise di cedere le sue quote alla casa americana, che a sua volta nominò al suo posto John D. Head.

Arrivando poco dopo la De Tomaso Pantera, prodotta in 80 esemplari nel 1970 con meccanica Ford, per poi passare nel 1971 ad oltre 1000 per poi chiudere nel 1972 con 2500 unità.

De Tomaso Pantera, dotata di un motore di provenienza Ford di 5763 Cc 8V.

1972.

Il centro stile interno alla Carrozzeria Ghia lavorava esclusivamente per il produttore americano, arrivarono così le:

Mustela MKII, coupè 2 + 2 con meccanica Ford da tre litri, vista per la prima volta nel 1973.

Prototipo su base Ford Granada per un’auto di rappresentanza, chiare le modifiche nel frontale e nella coda.

Ovvio che con il proseguire degli anni la nostra ex Carrozzeria „indipendente“ abbia perso una buona parte della sua identità, con i suoi designer lavorare (appunto) solo ed esclusivamente per la Ford.

Ciao grazie, alla prossima.

 

 Carrozzerie Italiane 1915.