Carrozzeria Ghia.
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Giacinto Ghia partendo da una piccola officina in Via Petitti a Torino iniziò la Sua attività e solo dopo alcune significative esperienze in alcuni importanti stabilimenti ed aziende del territorio.
Le cronache di allora sembrano volerci raccontare che la sua fu una scelta spinta da precisi motivi, specie viste le ristrettezze economiche causate da una guerra, ciò nonostante seppe attirare le attenzioni di alcuni facoltosi clienti che decisero di concedergli fiducia, cosa che gli permise di attraversare quei terribili anni e il periodo post bellico con una (diremmo) certa tranquillità.
Tanto che poco dopo la conclusione del conflitto volle cimentarsi quasi esclusivamente sulle auto di lusso e fra queste non posso omettere di ricordare i suoi siluri, costruiti su meccanica e telaio della Fiat 501 S ma con motore tipo spinto e con l’immediato secondo dopoguerra che vide i prodotti italiani eccellere per qualità e considerazione.
Era la cosiddetta „LINEA ITALIANA“ che lo vide fra i protagonisti nel settore.
Carrozzeria Ghia come è capitato ed abbiamo visto e letto troppe volte non riuscì a godere dei successi che stava avendo visto che nel 1944 perì.
Il nuovo stabilimento in Via Tommaso Grossi, eretto dopo che il primo fu completamente distrutto dai bombardamenti vide come protagonista MARIO BOANO, uno dei principali artefici della ripartenza per la Carrozzeria Ghia ed altrettanto convinto delle idee del fondatore sullo scegliere un certo tipo di auto, in produzione sia limitata che qualitativamente superiore.
La 1900 Gran Luce del 1948-1949.
Su base Fiat realizzarono questo superbo prototipo seguito praticamente subito dalla Supergioiello su telaio della 1100 E (aveva il cambio al volante).
Carrozzeria Ghia 1950, Luigi Segre.
Da ex gentlemen driver, ex direttore della SIATA diventò il Direttore Commerciale e con lui arrivarono due nuovi prototipi, Lancia Aurelia B20 e la Simca Abarth, con una preserie di dieci esemplari per il primo.
Il mercato stava visibilmente cambiando, il cliente tipo non guardava più solo alle auto come mezzo di locomozione e fu il motivo che spinse la carrozzeria torinese ad orientarsi anche sulle due ruote, con i prototipi di due scooter Innocenti Lambretta e Ducati, ai quali seguirono sempre nello stesso periodo alcune fuoriserie su telai Dalahaye, Bentley e Talbot.
Carrozzeria Ghia 1952 il prototipo su base Alfa Romeo Giulietta.
Presentato lo stesso anno al Salone di Torino, colpì subito i visitatori per quel suo portellone posteriore che incorporava anche il lunotto, arrivava la Giulietta Sprint con una produzione iniziata solo due anni dopo la prima presentazione ed affidata però alla Carrozzeria Bertone.
Carrozzeria Ghia 1953, l’anno fra i più importanti.
- Coupè Fiat 8V in cinquanta esemplari su disegno dell’Ingegner Savonuzzi, con la sua carrozzeria che in seguito sarà montata su alcuni telai Jaguar XK 140 e Aston Martin.
- Accordo con la Chrysler e la immediata successiva produzione di alcune auto con il marchio Ghia – Chrysler.
- VW 2+2 coupé e cabriolet, la Karmann Ghia per intenderci, che sappiamo essere stata costruita dalla carrozzeria tedesca in così tanti esemplari.
Carrozzeria Ghia 1955, molte le novità.
- Un ulteriore trasferimento nella nuova sede in Via Unione Sovietica.
- L’aver assorbita la Carrozzeria (sempre torinese) Monviso.
- La (ri)nascita della (potenziata) Ghia Serie Speciali, che si nacque nel 1952 ma quell’anno decisero di farla diventare „“più importante““ vista la richiesta di elaborazioni su carrozzerie di serie.
Contemporaneamente proposero la Gilda, una dream car all’americana (diremmo), creata (priva di alcuna parte meccanica) con l’ausilio della galleria del vento del Politecnico di Torino.
A questo elaborato e particolarissimo prototipo seguirono la Chrysler A 498, la Ferrari Superamerica e la Dart del 1956, tutte auto che avevano alcuni tratti e/o specifiche derivate da quella dream car.
Preciso, devo assolutamente farlo, che la Dart aveva quattro comodi posti, un motore Chrysler da 400 CV ed una carrozzeria con rivestimento misto in acciaio e lega leggera, da fuori era completamente „circondata“ da una fascia paraurti in acciaio cromato.
Nel 1956 Carrozzeria Ghia.
E Sempre con meccanica Chrysler arriva la Norseman (parabrezza senza montanti), che venne imbarcata sull‘Andrea Doria per poter essere consegnata alla casa costruttrice statunitense, ma colò a picco insieme al nobile tralsatlantico italiano, quel prototipo va ricordato; oltre che per quella immane tragedia; per essere stato uno dei più costosi del periodo, 45 milioni di Lire e 18 mesi di lavoro.
Ed ecco arrivare alcune committenze da importanti personaggi, lo Scià di Persia, Juan Peron, Tito, Sukarno, lo sceicco del Kuwait e i nostri grandi Rossellini con totò.
1957 Carrozzeria Ghia.
- La Carrozzeria Frua entra nella proprietà e si trasferirono nella sua nuova sede in Via Agostino da Montefeltro.
- Nasceva la nuova Gilda e la Dual MKII sempre in accordo con la Chrysler.
- Le Flight Sweep e Plymouth Adventure e Plainsman.
- Fra le vetture di rappresentanza una commessa di cinquanta Imperial Crown.
- Fra i prototipi la Ford Turnpike Cruiser la Bimini e la Futura, la Predictor per la Packard.
1957 la Fiat 1100 Giardiniera.
Presentata al Salone di Torino questa particolare versione con il suo tetto scorrevole sulla parte posteriore, soluzione pensata per facilitare il carico di materiali particolarmente ingombranti.
Jolly con meccanica Fiat 500, 600 e Renault 4CV, le mie amatissime spiaggine e che abbiamo già viste insieme.
Derivati dalla Lambretta e sullo stile delle spiaggine proposero dei particolarissimi risciò a tre ruote, ma pensati solo per i mercati orientali.
1960 ed eccoci con la OSI:
Officina Stampaggi Industriali, che già soli due anni dopo diventava indipendente.
Con uno stabilimento che copriva un’area di 18.500 MQ (2500 i coperti) e 650 dipendenti fra operai e impiegati di vario genere e titolo, con una capacità produttiva di circa 50 vetture al dì.
Da lì uscirono.
- Le carrozzerie per la Innocenti 950 Spider.
- Quelle per le Fiat 1300 e 1500 familiari.
- Sempre per la Fiat ma quelle per la 2300 S.
- Per la Chrysler quelle della 300 e New Yorker.
- Le Floride per la Renault.
- Ed non ultima quelle della Volvo P 180 Coupè.
Per le dream car la MKII della Selene (1960), dotata di soli tre posti con soluzioni di ispirazione aeronautica, i motori valutati da 1.000 a 2500 Cc.
E sempre per voler colpire/stupire la IXG, una dragster concepita esclusivamente per le gare di accelerazione, dotata dello stesso motore della Innocenti 950 cc, che Vi avevo già proposta su questo stesso BLOG.
1960 continuava la collaborazione con l’americana Chrysler.
Arrivava una vettura molto lussuosa e con un certo confort, la L 6.4 derivata strettamente dalla Duel MKII e con un motore 8V, prodotta in una serie limitata.
1961, il prototipo Turboflite.
Dotata di un poderoso motore a turbina, un padiglione sollevabile elettronicamente e posteriormente un vistoso alettone.
La Valiant Asimmetrica e sempre in collaborazione con la casa americana, nome dovuto ad una „“gobba“ longitudinale posizionata sulla parte sinistra del cofano anteriore, venne acquistata dal noto scrittore George Simenon.
Carrozzeria Ghia, 1963.
Dalla Fiat 1500 derivarono la GT 1500, dotata di un telaio tubolare e modificando la meccanica della berlina torinese, ottenendo una sportiva che produssero in cinque esemplare al dì.
Turbine, nella sua versione definitiva quella vettura dotata di un motore a turbina e con una cinquantina di esemplari consegnati negli Sati Uniti alla Chrysler, che li vendette a suoi selezionatissimi clienti.
1963 con la dipartita di Luigi Segre.
A lui succedeva Gino Rovere, ma hainoi per un solo anno visto che l’anno successivo perì anche lui, la vedova Segre (che ancora deteneva il pacchetto azionario) decise di cedere l’intera proprietà a Trujllio che a sua volta per far proseguire al meglio l’attività l’anno seguente coinvolse Giorgetto Giugiaro.
Arrivarono le:
- Plymout Barracuda 430 SS che veniva venduta direttamente dalla Ghia.
- De Tomaso 5 litri Sport con un telaio a trave centrale e alettone regolabile.
- Bugatti 101 C disegnata da Virgil Exner già prima in Chrysler come (ex) capo stilista.
- Isuzu 117 1600 cc Sport, un prototipo.
Carrozzeria Ghia, 1966.
- Con la De Tomaso Mangusta coupè e il prototipo Pampero (che mi piace tantissimo).
- Vanessa su meccanica della Fiat 850.
1967 il pacchetto azionario passa alla Rowan Controller Co.
L’azienda di Westminster nel Maryland la acquisì decidendo che la carica di presidente ed amministratore delegato dovesse spettare ad Alessandro De Tomaso che deteneva il 20%, per segnare il passo decisero di rimodernare quasi completamente gli impianti e potenziarli con un modernissimo impianto di verniciatura per le scocche.
Con però una rilevante perdita per loro, visto che nello stesso periodo nasceva la Italdesign fondata da un Giorgietto Giugiaro che preferì proseguire da solo.
Fra le auto che uscirono da Via Agostini di Montefeltro in quegli anni:
- Iso Fidia, peraltro fu una vettura progettata e costruita lì.
- Maserati Ghibli coupè e spider e la Simun coupè.
- Oldsmobile Thor a trazione anteriore, seppur in unico esemplare.
- La Rowan, una „vetturetta“ a trazione elettrica che se non ricordo male anche lei l’abbiamo già vista insieme 😉 .
- Lo Snow Ghia, un veicolo cingolato da neve, pensato quasi esclusivamente per il mercato USA 1969.
- Due prototipi su base Lancia, le 1600 coupè e Flaminia sempre coupè.
Carrozzeria Ghia 1970, un ennesimo passaggio di mani.
La Rowan cedette l‘80% delle quote alla Ford con un De Tomaso che continuò a detenerne il restante 20% e di conseguenza mantenne la carica sino al 1972, sino a quando anche lui decise di cedere le sue quote alla casa americana, che a sua volta nominò al suo posto John D. Head.
Arrivando poco dopo la De Tomaso Pantera, prodotta in 80 esemplari nel 1970 con meccanica Ford, per poi passare nel 1971 ad oltre 1000 per poi chiudere nel 1972 con 2500 unità.
1972.
Il centro stile interno alla Carrozzeria Ghia lavorava esclusivamente per il produttore americano, arrivarono così le:
- Ford Granada MKI.
- Mustela MKII.
- Mustang MKII.
- Ford Capri MKII prototipo presentato a Ginevra nel 1974.
- Coin, una dream car presentata nel 1974 al Salone di Ginevra, con una linea a cuneo e tre posti accessibili da uno sportello sul posteriore.
Ovvio che con il proseguire degli anni la nostra ex Carrozzeria „indipendente“ abbia perso una buona parte della sua identità, con i suoi designer lavorare (appunto) solo ed esclusivamente per la Ford.
Ciao grazie, alla prossima.