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Tjaarda e Disanto – Tom e Filippo

Tjaarda e Disanto.

Quanto segue arriva dal Sig. Filippo Disanto che mi contattava su un social.

Protagonisti due persone legate dal una profonda amicizia e dalla passione per le auto, realizzarono insieme la protagonista  di oggi, con quanto leggerai fornitomi dal Sig. Disanto ed io ho solo modificato l’impaginazione (quanto necessario nell’editare per i motori di ricerca).

Lo ringrazio sentitamente per la disponibilità e cortesia ricevuti, specie per le numerose foto ricevute e che per motivi di spazio ho dovuto preferire ad altre.  

Tjaarda e Disanto, Eravamo vecchi amici, io quello più giovane.

La prima volta che lo vidi avevo 13 anni, me lo presentava mia zia una domenica dopo il cinema nel suo studio subito dietro l’angolo, Lui mi accolse molto cordialmente in un corridoio tappezzato con foto di automobili da sogno.

Di quel primo incontro rimane una sensazione.

Rimasi stupito dalla tanta considerazione di un adulto verso un tredicenne che non spiccicava una parola, passarono diversi anni ed io lo rividi quando raggiunsi i trent’anni, da quel secondo nostro incontro nacque un’amicizia legata soprattutto da una comune passione per le auto.

In quegli anni avevo una Fiat 124 spider di un bel blu Francia.

Tom mi chiamò nel cortile del suo studio per farle delle foto, la cosa mi colpì e fece fantasticare, in quel giorno passammo dalla canoa a vela alla tenda gonfiabile conditi dai suoi “lascia stare filippo”, seguirono tanti giornate trascorse a veder mostre di auto, musei, convegni e viaggi in auto e treno, dove Tom parlava di sue lezioni sul design.

Durante le ore passate insieme Lui mi istruiva ed orientava ad un gusto che già potevo avere ma ne ero ancora quasi inconsapevole.

Gli raccontavo dei miei vagabondare per autodemolizioni e garage.

Di quando a 5 anni giravo con mio padre in officine meccaniche e sentivo di Ferrari demolite, raccontandogli che avrei voluto comprare tutto e magari riempire il mio armadio di roba vecchia e talvolta rugginosa.

In famiglia mi soprannominavano “feramiù”, che in piemontese ricorda i raccoglitori di metallo in genere a prescindere da quali e se arrugginiti, e la cosa sembrava incuriosire Tjaarda, con la nostra amicizia che si consolidava sempre di più e forse anche per via del fatto che Lui mi trovasse sufficientemente strano, tanto dal paragonarmi addirittura ad Alejandro De Tomaso.

Non nego che la cosa mi lusingò.

Fu uno dei complimenti più belli oltre a quella volta in cui Paola, sua moglie, mi riferì che Tom si sentiva al sicuro in auto con me: “perchè Filipo (dimenticava sempre una P) guida bene come un pilota.

Ma Invece era lui il pilota, già perché Tom le disegnava per poi volerle guidare ad alta velocità.

Ritengo fosse un genio delle proporzioni, nel 2008 durante la stesura della sua biografica “Tom Tjaarda uno stilista d’Oltreoceano”, nei nostri incontri mattutini capitava frequentemente che mi raccontasse di sue storie con protagonisti progetti e persone.

E proprio da quegli incontri nacque l’idea della 124 Tjaarda Rondine, l’auto che qualche anno dopo presentammo insieme al mio libro presso il Museo Ferrari.

Tjaarda e Disanto, seguì un lungo periodo in cui scorrazzavamo sulla Rondine alternata alla 124 blu Francia.

Finché nel novembre 2015 fu pubblicata su Auto & Design la solita bella foto “tritata” da mille riviste, un’immagine che gli avevo scattato per i suoi settant’anni e pochi giorni dopo Tom mi disse che ormai la 124 blu era diventata famosa e bisognava farne qualcosa di più.

In quel periodo, in un giorno in cui stavamo passando in canoa sotto il ponte di C.so Dante.

Mi venne l’idea di trasformarla in TARGA, la Tjaarda Targa che da tempo volevamo fare partendo da una Pantera ma che pensammo si potesse realizzare utilizzando come base la mia 124, passando sotto quel ponte mi ricordai di Michele Albera designer e professore dello I.E.D. , fu lui a dirmi che Piero Dusio quando fu costretto a lasciare la Cisitalia per i troppi debiti; in un giorno di grande rabbia; lanciò un albero motore da quello stesso ponte.

Mi piace pensare che qualcosa sia rimasto e mi abbia ispirato.

Tjaarda e Disanto, Tom fu entusiasta del nuovo progetto.

Diceva che io avevo il dono della VISUALIZZAZIONE e con la sua matita avremmo fatto società e non più le auto per divertimento ed amicizia ma come attività, voleva fondare la nostra società e presentarla a Dubai e connotarci nel modo dell’auto correggendo i difetti stilistici, trasformando auto di serie in veri e propri prototipi con uno stile più accattivante e soprattutto proporzionato, mi diceva sorridendo: “Io faccio Tom tu fai De Tomaso”.

E fu il progetto che impegnò Tjaarda nell’ultimo periodo della sua vita.

Ricordo che mi disse: “ gli facciamo vedere noi che cos’è una 124”, la chiamava “Bomba”, il nuovo progetto, quello più bello “…perché e sempre l’ultimo il più bello ma questa macchina lo è veramente”.

Aveva ragione il giornalista Luca Gastaldi.

Che, conoscendoci, aveva scritto un articolo sulla 124 Tjaarda Rondine intitolandolo “Una rondine fa amicizia”, al proprietario di Auto & Design Tom disse io disegno in italiano, con la Tjaarda Targa chiudeva il capitolo della 124 e anche della sua vita da americano vero e da designer italiano.

 124 Tjaarda Rondine

E’ la 124 Tjaarda Rondine, la sportiva di Tom Tjaarda presentata il 16 novembre 2013 al Museo Enzo Ferrari di Modena.

Il designer ci pensava da quarant’anni, nel 1963 Tom disegna in Pininfarina la show car Corvette Rondine poi presentata al salone di Parigi, l’anno successivo Sergio Pininfarina lo incarica del design di una piccola spider, la 124 che doveva ispirarsi alla Corvette e Tom la immaginava identica.

Tjaarda e Disanto, muso filante e palpebre, fiancata tesa al lato posteriore.

Disegnava una piccola Corvette Rondine a cielo aperto, ma le esigenze di produzione in serie tuttavia erano in netto conflitto con quel frontale così complesso nella realizzazione e nel funzionamento delle palpebre, inoltre Sergio Pininfarina non credeva che un simile progetto potesse adattarsi ad un telaio compatto come quello dalla 124, Tjaarda replicava proponendo sbalzi della carrozzeria, poi si adeguava e manteneva la coda di rondine e la linea tesa del parafango posteriore.

Un frontale diverso, bello e tradizionale da spider italiana.

Non tardava il successo e la 124 prendeva il volo come una rondine, la Rondine invece; quella non realizzata; continuava a svolazzare nella mente di Tjaarda, nel 2007 nel corso delle mie interviste da cui nasceva il libro “Tom Tjaarda uno Stilista d’Oltreoceano” prendeva vita anche il progetto della 124, proponevo a Tom di realizzare il primo progetto.

Tjaarda e Disanto, l’idea gli piacque ma per lungo tempo provò a dissuadermi ritenendolo un progetto costoso.

Io, invece, insistevo finché il suo amico David ci segnalò una 124 a San Diego, la comprai e la vidi per la prima volta al porto di Genova nei magazzini della società di navigazione che l’aveva trasportata via nave, un gioiello, Tjaarda disse che quasi provava dispiacere a tagliare un così bell’esemplare, la vettura rimase due anni ferma finché incontrai un ex dipendente della Bertone che aveva una piccola officina ai piedi della Val Susa nei pressi della ex Stile Bertone, si occupò del modello e sua battitura, una vera e propria ricostruzione nel rispetto dei disegni originali, quelli della Corvette Rondine reinterpretati sulla carrozzeria della 124.

E’ curioso che Tjaarda rifece i progetti della 124 Rondine.

Soltanto dopo la sua realizzazione che; di fatto; fu illuminata da quelli della sola Corvette con cui il battilastra aveva tappezzato l’officina, Tom voleva e riusciva a correggere alcuni (a suo dire) difetti stilistici della Corvette, le frecce anteriori di quest’ultima spuntavano dai parafanghi e non erano state da lui disegnate ma direttamente applicate in officina, le odiava.

La 124 Rondine non ha frecce anteriori e nessuno lo ha mai notato, meanche i vigili!

Per Tjaarda erano antiestetiche e inutili, ed aveva ragione, la 124 Rondine ha il cofano in alluminio ma senza la gobba che invece risulta sulla Corvette, Tom preferiva il cofano piatto perché fa risaltare i profili dei parafanghi, mi diceva che la Corvette Rondine stava molto bene con quella gobba che peraltro era necessaria per alloggiare il grosso motore, sulla 124 avrebbe soltanto affollato il frontale.

Fu un problema che risolvemmo con:

i carburatori della Dino, i Weber DCNF che, pur essendo verticali, si sviluppano in orizzontale, ma non fu sufficiente perché dovemmo abbassare l’intero motore di due centimetri per trovare altro spazio, la scatola dei fari anteriori dava anch’essa problemi perché rispetto a quella della Corvette era un’autentica copia ma in miniatura e poteva alloggiare soltanto fari da 11,5 di diametro.

Tjaarda e Disanto, partimmo da quelli motociclistici per approdare ai fari della Delta Integrale.

Stesso problema per i fari posteriori, risolvemmo con le luci di ingombro dei T.I.R., che essendo piccole potevano stare in una coda così ridotta come quella della 124 rispetto a quella più estesa della Corvette, Tom progettava anche gli interni: sedili, pannelli, cruscotto, tunnel e mobiletto, più spioventi, torniti e il tutto foderato con pelle di pregio in disegni geometrici marroni e beige, non aveva potuto con la Corvette che tuttavia montava quelli del telaio originale Sting Ray, definiti da Tom come molto scenografici.

Eppure avrebbe voluto disegnarli e con la 124 realizzò un desiderio.

Disse che aveva provato più piacere a disegnare l’interno che il resto, perché in genere nelle grandi aziende non ti lasciano fare una vettura intera, ogni settimana trascorrevamo mezze giornate in officina alternate a piattoni di pasta al ragù in trattorie del luogo, Tjaarda era entusiasta per la realizzazione materiale del progetto, immerso nella polvere metallica della battitura dove affrontava questioni mai emerse sulla carta e risolvendole per dare vita alla sportiva, lo chiamava work in progress sostenendo che la lentezza del lavoro aveva reso possibile tali e tanti perfezionamenti da rendere la Rondine più bella del suo stesso progetto.

Tjaarda e Disanto, alla fine dei lavori restava solo da decidere il colore.

Tom in principio voleva farla color quarzo con delle sfumature di rosso nel metallizzato, era il colore del modello 1/10 della Corvette Rondine da lui stesso realizzato, poi Pininfarina aveva preferito l’azzurro metallizzato, decise per un colore inedito il bronzo del modello di sportwagon da lui sviluppato nel 58 all’università del Michigan, poi battezzato “Bronzo Tjaarda Rondine”.

La meccanica 2000 viene elaborata e portata a 160 CV.

Il risultato è una coppia tanto bassa da stupire, una meccanica adeguata alle linee tese, un desiderio che Tom sospirava per la 124 da molti anni e che solo la Abarth aveva soddisfatto, la 124 Tjaarda Rondine è un esemplare unico con una storia articolata fra l’America e l’Europa, che ricorda la vita del suo ideatore.

MOTORE

Anteriore 4 cilindri 4 tempi, 2 carburatori doppio corpo Weber DCNF – 40 con filtri sportivi, accensione elettronica, pompa benzina elettrica e regolatore di pressione, collettore di aspirazione Alquati ribassato, collettori e doppi scarichi inox Ansa, serbatoio in alluminio in posizione centrale arretrata  in vano baule
DISTRIBUZIONE Valvole in testa e 2 alberi di distribuzione maggiorati
CILINDRATA 1995
POTENZA 160 CV
RAFFREDDAMENTO Ad acqua con pompa e radiatore
FRIZIONE Monodisco a secco

CAMBIO

5 marce e retromarcia

SOSPENSIONI

Anteriori a ruote indipendenti e bracci oscillanti, molle ad elica, ammortizzatori ad olio maggiorati e barra stabilizzatrice.

Posteriori ad assale rigido con molle ad elica, ammortizzatori ad olio maggiorati, puntoni longitudinali e barra trasversale di reazione

 

FRENI

Servofreno di serie

Pinze e dischi maggiorati autoventilanti a lato anteriore

STERZO

Diretto maggiorato


Tom e Filippo.