Castello di Mesola.
Era la mattina del 16 agosto 2022.
Percorsi quei 15 chilometri dal Lido di Volano e trovato subito un parcheggio antistante il cortile del Castello abbiamo iniziata la nostra passeggiata, trovandoci praticamente da soli in quella piazza e con l’unico suono causato da delle imposte aperte da una signora che abbiamo salutata ricambiati.

Vista laterale sinistra poco prima di entrare nella piazza del Castello, sempre sulla sinistra un distributore di carburante con degli erogatori “vintage”.

L’accesso principale al Castello e l’ingresso del museo sotto le bandiere, vi consiglio di chiamare prima di andarci e verificarne l’apertura.
L’edificazione iniziava nel 1578 per volere di Alfonso II Duca ed ultimo discendente della dinastia degli Este.
Per la moglie Margherita Gonzaga, di Giovan Battista Aleotti il progetto e realizzato da Antonio Pasi (detto il Montagnana), una via di mezzo fra un castello fortezza e una dimora di lusso (delizia viene anche chiamata) per soggiornarvi durante le tante battute di caccia in zona.
Rispetto alla struttura originaria mancano le nove miglia di cinta muraria (circa 12 chilometri).
Che oltre a delimitare l’area avevano nelle immediate vicinanze un bosco riservato per la caccia dei governanti la loro famiglia ed amici, voleva essere un baluardo per contrastare il potere di Venezia sul Mare Adriatico visto che Mesola nelle intenzioni dell’utlimo erede degli Este doveva diventare una città, non riuscendovi visto che nel 1598 lo Stato Pontificio tornò in possesso del Ducato di Ferrara che la comprendeva.
Castello di Mesola con quel bosco formatosi nel XVI secolo.
Dopo le imponenti opere di bonifica intraprese dagli Estensi in quell’area che sino al X secolo era ancora occupata dal mare, gli Este la acquistarono verso la fine del Quattrocento, i portici ed annesse strutture (che si vedono nelle fotografie) erano edifici di servizio, destinati ad alloggiare il personale di corte i magazzini con le riserve di vario genere e le scuderie.
Mi sono intrattenuto con un paio di persone durante la nostra pausa al bar, mentre pagavo il conto.
Con uno sottolineare che nelle intenzioni l’imponente struttura doveva competere con il Castello di Ferrara in sfarzo ed imponenza ma non trovandomi d’accordo con la teoria del nostro ospite, oggi è di proprietà della Provincia di Ferrara che lo ha restaurato, secondo i due anche troppo e su questo anche io fatico nel non essere d’accordo con loro, con uno dei due dire “sembra quasi nuovo” ed in effetti alcuni interventi fatti e quelle finestre non mi hanno entusiasmato troppo.

Il parcheggio è sulla destra, abbastanza capiente, quel giorno la nostra vettura era l’unica presente.
Al secondo piano del castello è possibile visitare il Museo del Cervo e del Bosco della Mesola.
Oltre a dare tutte le informazioni necessarie su un animale dalle caratteristiche uniche, chi vi entrerà potrà vedere e leggere molte cose sul:
- Porto di Goro
- I fogli dell’erbario di Filippo De Pisis (bellissime le stampe).
- Il ciclo delle quattro stagioni con lecci, ornielli, ginepri, filliree, farnie, frassini, pioppi bianchi, olmi, carpini bianchi.
Castello di Mesola, quelle mura arrivavano sino al mare.
Allora difeso da imponenti fortificazioni comprensive di bastioni e postazioni per le artiglierie, tanto che oggi sono in molti a dubitare che fosse “solo” una Delizia, un luogo in cui riposarsi e rifocillarsi dopo una battuta di caccia, ma piuttosto una struttura con importanti funzioni stretegico militari, confermandone il ruolo difensivo su Venezia.
La chiesa Arcipretale.
Fu eratta su volere dell’imperatrice Maria Teresa D’Austria e fu ultimata sotto il pontificato di Papa Pio VI intorno al 1785, un tempio a navata unica con un ampio coro e un largo presbiterio, le pareti ed i soffitti sembraranno spogli visto che non sono presenti nè decori nè affreschi, fra le sue peculiarità alcune pale d’altare del XVIII secolo, un prezioso organo a canne sopra il coro opera di Filippo Fedeli e databile 1795.
Castello di Mesola, questa volta siamo saliti sull’argine.
Cercando di prendercela con più calma rispetto alla volta precedente, quando ad occupare il nostro tempo furono il piccolo mercatino e la mostra all’interno del castello che era aperto e non chiuso come oggi.
Castello di Mesola ed il suo bosco.
Che il Duca avesse una forte passione per la caccia è assodato, tanto che vi si trasferiva lì dalla tarda estate e sino all’autunno inoltrato.
Oggi in quell’area verde che si estende per 1058 ettari sono presenti oltre 350 esemplari di Cervo delle Dune (chiamato anche Cervo di Mesola) una specie autoctona ed unica in Italia, è visitabile entrando dai varchi presenti in vari punti (è recintato), giovedì prossimo vedremo un’altra meraviglia poco distante.
Ci siamo fermati allo stesso bar della volta precedente e prese le medesime cose, ma stavolta la pastina sembrava più buona, fresca.

I portici a destra dove si trova subito una bella ferramenta, seguita da una tabaccheria, il bar dove ci siamo fermati e sul fondo una pasticceria chiusa quel giorno.
Tornati all’auto ci siamo diretti verso la seconda meta prevista.
Le foto sono quelle scattate la mattina di una giornata che non potremmo defenire così limpida, con un clima molto più godibile visto il minor caldo percepito.

Qui la volta precedente c’era un piccolo mercatino, con alcuni prodotti tipici della zona, a proposito se vi capita prendete gli asparagi sono molto molto buoni.
Castello di Mesola, andate a vederlo.
Passerete un paio d’ore in un bel posto e se avrete la fortuna di trovarlo aperto fatele quelle belle scalinate, merita.