La POLISTIL a Chiari, la memoria di un grande marchio
quando ero piccolo il marchio Polistil era presente
in negozi di giocattoli, cartolerie, al mare in quei negozi presenti lungo quei lunghi viali.
Le macchinine erano esposte su expo dalle dimensioni diverse, con spazi sugli scaffali per le piste, con una gamma che andava dal modellino di auto o moto, all’astronave.
Vi ho gia’ “raccontato” di quando al mare, insieme alla mia famiglia incontrammo quella dell’allora direttore della Polistil, lo stesso che mi invio’ quel grande scatolone ricolmo di macchinine.
Io adoro la Polistil, quella che produceva in Italia
nonostante qualche modello avesse dei piccoli difetti, un fanale storto, o una parte incollata o montata male, e nonostante alcuni miei piccoli amici di allora sostenessero che altre macchinine, di altre marche, fossero fatte meglio.
Ricordo spesso quel giorno, eravamo in cinque
io, l’Alessandro, l’Augusto, il Mauro, compagni alle elementari, con noi c’era anche un amico dell’Alessandro che non conoscevo, quanto discutevamo di modellini,
Quel giorno con il caro Augusto che arrivato con una Mebetoys, sosteneva che fosse fatta meglio, nonostante la “parentela” fra quei marchi.
Tutti le avevamo lasciate nella loro confezione
ancora “attaccate” alla loro base in polistirolo, senza averci mai giocato, così come molte delle altre che erano sempre la, in bella mostra, su una libreria, o una scaffalatura che un qualche papà o zio avevano montato per noi.
Per me, che fosse il mio compleanno, Santa Lucia o un’altra ricorrenza
il regalo più atteso e gradito, era una “macchinina”, non che ne avessi a decine, erano in tutto una ventina, ma le tenevo bene, senza giocarci (quasi mai), per poi, un giorno non rivederle più.
Per qualcuno ero diventato grande, e dovevano essere regalate, lo furono a due miei cugini, gli stessi che non mi lasciarono nemmeno il tempo di andare a riprendermele, distruggendole in manco un’ora.
Cerco e continuerò a farlo, un modellino, un giocattolo, qualsiasi cosa con il marchio Polistil, con il Made i Italy.
Lo faro’ anche quando riusciro’ a trovare qualcosa che per altri è più bello,fatto meglio, in condizioni migliori.
Credo che sia anche importante ricordare come la Polistil pubblicizzasse i suoi prodotti, con campagne su riviste e fumetti come Topolino, con slogan accattivanti e ottime immagini.
Attenzione ai fratellini, 😉 😉 😉
ricordo come usassi quella pagina staccata da un Topolino, da mostrare quando mia sorella, o un latro bambino , volevano solo toccarle.
Desidero ringraziare subito, sin dall’inizio di questo post, Quelli della Polistil,
che una volta contattati si sono subito dimostrati disponibili a lasciarmi “prendere ispirazione” da un loro post che lessi tempo fa, e che ho riletto altre volte in seguito.
Sono orgogliosamente Bresciano
e so quanto sia stato importante quello stabilimento Polistil in quella zona, a Chiari, dava lavoro a molte persone, spesso intere famiglie.
La POLISTIL a Chiari
Dal 1962 al 1993 la ci costruivano, montavano, assemblavano, i prodotti che in quegli anni la Polistil proponeva.
Gli amici di quellidellapolistil.it ci indicano alcuni nomi fra i molti che ci hanno lavorato:
Franco Lorini e sua moglie, lui dipendente dal 1970 al 1983, era capo reparto e sindacalista, la moglie una delle molte dipendenti donne.
Nerina Gozzini, la responsabile del tavolo di produzione e dei dipendenti dal 1065 al 1985
Claudio Taverna, resp. Ufficio personale dal 1968 al 1993 quando chiuse definitivamente i battenti la Polistil con produzione ancora Italiana
Mario Zini, nell’ufficio tecnico dal1976 al 1982
Clara Grandi, la moglie del Sig. Zini, resp. Analisi costi dal 1976 al 1982.
Lo stabilimento era in via Brescia 31 a Chiari, un paese vicinissimo a Milano, e con buoni collegamenti stradali.
Io, da nipote, ci sono passato diverse volte, in auto con mio Zio Roberto.
Da appassionato di modellini, auto, moto, ne possiedo molti
piu’ di altri e meno di molti, non credo sia una collezione sterminata, ma cio’ che piu’ mi importa è e sara’ sempre il sapere che la produzione Polistil ne occupi uno spazio importante, il più importante.
Negli anni seguenti la Polistil passò di mano, per errori nella gestione, investimenti non sempre indovinati, uno scarso rinnovamento tecnologico, e per i motivi più diversi.
Negli anni 80 arriva la Tonka
un’azienda americana, che oltre alla Polistil si accaparrò anche la Sebino, la nota fabbrica di bambole, sempre a Chiari.
Aumentarono il numero di dipendenti, passando dagli iniziali 450 agli 800, sino ai 1300 presenti sino alla chiusura, avvenuta negli anni 90.
La crisi durò a lungo
con una cassa integrazione che partì nel 1982 e proseguì sino al 1992, sino a quando vennero portati i libri in tribunale.
A chiari si disegnava il modellino, se ne facevano i prototipi, sino alla progettazione e alla produzione finale.
Una volta approvato dalla sede di Milano il prototipo, veniva creato lo stampo, con l’utilizzo del pantografo.
Ogni operatore doveva lavorare circa 700 pezzi all’ora, con una produzione che andava dai prodotti in plastica a quelli in metallo.
La POLISTIL a Chiari, si doveva imparare in fretta
dal modellino campione, che era messo nel reparto produttivo, a mo di esempio, quello dal quale capire come si dovessero assemblare quelli che scorrevano su un banco della catena di montaggio.
Si doveva essere veloci
la catena scorreva, non si poteva tentennare, le fasi erano “stabilite” dalla macchine, che non si fermavano mai.
Poteva capitare che un fanale venisse montato storto, fosse opaco perché toccato con le mani insieme alla colla.
Era anche “pericoloso”, spesso si lavorava in condizioni limite.
Per chi lavorava su alcuni modelli,
come quello della Rolls Royce Silver Cloud Grigio Scuro, per la pericolosità delle polveri di velluto erano previste delle misure di sicurezza d’antan.
A chi nella catena produttiva si occupava di quei modellini, gli veniva concessa una remunerazione extra di 1200 Lire, per acquistare il latte che doveva fungere da disintossicante.
C’era tanto lavoro, spesso si doveva lavorare anche il sabato
tutto il giorno, spesso i turni erano anche la domenica, dalle 06 alle 11.00, mai dopo, non si poteva proseguire nel giorno festivo, c’era la messa.
La POLISTIL a Chiari quello che avrei voluto poter scrivere
Ricordo, oramai almeno 10 anni e più fa
ero da un Cliente a Palazzolo sull’Oglio, e lì c’era un signore con sua moglie, stavano cercando un bidone aspiracenere, uno di quelli che vendevo io, che non era disponibile in quel momento.
La Sig.ra mi chiede quanti giorni ci volessero per la consegna, lui aveva una giacca, oramai sgualcita e piuttosto lisa, con la scritta Polistil, molto “vissuta”.
Gli chiesi dove l’avesse presa, lui con una certa “spocchia” mi rispose che gliela diedero quando ci lavorava.
Ci scambiai poche parole
il Cliente aveva fretta, rimanemmo d’accordo che ci saremmo rivisti, per un caffè, provando a fargli capire quanto mi avrebbe appassionato conoscere un po di storia di quella fabbrica.
Dopo avergli lasciato il mio cellulare passarono diversi mesi, non ricevendo alcuna telefonata.
Chiesi sempre, ogni altra volta che tornai in quel negozio, se fosse tornano, se avesse chiesto di me, ricevendo sempre un no, che non era più tornato e non lo conoscevano.
Avrei voluto che il protagonista di quanto avete sin qui letto, fosse quel signore che voleva un aspiracenere, ma non l’ho più incontrato……….
Ho trovato quello che avrei voluto ascoltare per ………La POLISTIL a Chiari
nell’ottimo post proposto dagli amici di un ottimo sito e pagina facebook, che vi consiglio di seguire, io lo faccio già da tempo.
Ringrazio gli amici di quellidellaPolistil CHE HANNO VISIONATO QUANTO SCRITTO.
in provincia di Brescia
In questi giorni, passandoci vicino, sono andato a vedere dove fosse lo stabilimento di Chiari, se ne fosse rimasto qualcosa.
E’ stato completamente smantellato
al suo posto c’e’ un centro commerciale, con un grande supermercato, entrando in uno dei negozi confinanti ho domandato se ci fosse, in paese, qualcosa che ricordasse la Polisti di Chiari, un museo,o uno spazio con dei memorabilia.
Comments 2
13 Lug 2024 at 8:20
Da "bambino a cavallo tra i settanta e gli ottanta" non posso non commuovermi per l'aneddoto sulle macchinine regalate a sua insaputa ai cugini.
Io purtroppo non avevo la sua impostazione, coi modellini ci giocavo talmente tanto che alla fine purtroppo si rompevano. Anche perché a volte li smontavo per "elaborarli", ma senza alcuna competenza i pezzi venivano persi, oppure non riuscivo più a rimontarli.
Non mi è rimasta nemmeno una delle macchinine che avevo. Solo dopo i trent'anni iniziai a collezionare modellini, rigorosamente di auto anni settanta, possibilmente FIAT.
13 Lug 2024 at 9:51
Buongiorno, la ringrazio.
Anche io in questi anni sto recuperando 😉