Michele Conti, un artigiano e le sue auto in scala, Lui si era specializzato nella realizzazione in scala di auto-modelli, con una predilezione per quelli della Ferrari.
Li produceva per una ristrettissima nicchia di persone, molti dei quali erano disposti ad aspettare parecchio tempo pur di averne uno.
Era di Torino, abitava nel quartiere Sassi, e la riceveva i suoi illustri ospiti, fra questi anche Gianni Agnelli.
Chi arrivava nello studio di Michele Conti, e non lo conosceva bene, molto bene, si sarebbe stupito del come potesse lavorare fra tutti quegli auto-modelli da finire, restaurare, migliorare.
Ma quando e perché iniziò a costruire dei modelli in scala ???
iniziò in un nefasto giorno della sua infanzia, quella mattina era sulla collina che porta a Superga
faceva freddo, era con i suoi giovanissimi amici, quando sentirono il frastuono provocato da alcuni Spitfire, gli aerei erano lì per bombardare proprio quella zona.
Ciò nonostante rimase li fermo, anche quando li vide fuggire verso un rifugio, un riparo, la sua curiosità sembrò vincere su tutto, paura compresa.
Vide arrivare gli aerei da molto vicino, e rimase quasi “imbambolato”
quando ne vide uno capovolto, il pilota e il suo casco nitidamente visibili, sentii il desiderio di riprodurne uno, doveva essere il più verosimile possibile.
Non ci volle molte perchè iniziasse
a costruire i suoi primi auto-modelli, realizzandoli in legno, iniziò con le jeep degli alleati, dopo aver tentato di realizzare anche alcuni cingolati in scala, non riuscendovi per la poco esperienza.
Sulle riviste arrivate dagli USA con i militari, scopre anche le altre auto americane, lo appassionano, tanto dal farlo scrivere alla Cadillac per avere alcuni disegni.
La casa automobilistica statunitense lo accontentò, chiedendogli di inviargli una sua realizzazione, una Eldorado, comunicandogli che l’avrebbero esposta nel loro stand, al Salone di Ginevra.
Michele Conti, un artigiano e le sue auto in scala, quando gli arrivò una richiesta molto importante
Per soddisfare la richiesta di quel suo primo cliente, così importante, ci si dedicò giorno e notte, quasi senza sosta, una volta finito lo impacchettò con cura, per poi spedirlo.
Pochi giorni dopo ricevette indietro quella stessa scatola, contenente poche parti e quasi tutte rotte, cosa che lo fece piangere per giorni.
Quella sua manualità lo fece assumere presso la Carrozzeria Farina
li disegnava le mascherine ed i fari, cominciando a “visitare” lo stabilimento dove venivano montate le auto, era troppo forte il suo desiderio di capire come si lavorassero i materiali, il solo disegno di alcune loro parti non gli bastava più.
Seguirono altre importantissime esperienze, passando da Pininfarina e successivamente da Ghia, dove diventò un modellista esperto nella costruzione delle mascherature in legno per le auto.
Imparò a “trattare” i metalli, comprendendo come si modellasse un’auto partendo da una maschera in legno, tutto questo lo trasferì sui suoi auto-modelli.
Stava ancora lavorando in Ghia quando arrivò un’offerta lavorativa dalla Chrysler, che rifiutò subito, continuando a collaborare con la Carrozzeria Italiana.
Quello era il periodo in cui la Sua attività parallela sembrava esserlo ogni giorno di meno, suppongo sia stato questo a non fargli accettare quell’offerta.
Michele Conti, un artigiano e le sue auto in scala, stava oramai dedicandoci molto del suo tempo e fare
e con il tempo non tardarono ad arrivare richieste da tutti e quattro gli angoli del globo, un contributo dato anche dalle numerose riviste, sia italiane che straniere, che ne pubblicarono le realizzazioni.
I suoi clienti erano personaggi appartenenti all’élite mondiale, gli stessi che prima di chiedergli un dato modello in scala, gli fornivano i disegni, spesso ancor prima che lui dovesse chiederli alla casa costruttrice.
Una volta ricevuti i disegni originali realizzava una maschera in legno
vi applicava sopra un foglio in rame, con spessori diversi, per poi sagomarlo con i suoi attrezzi, limandolo poi per renderlo il più fedele possibile all’originale, impiegandoci; come minimo ; quattro mesi, lo voleva perfetto, altrimenti non lo avrebbe mai consegnato.
Dalla sagoma perfetta eliminava il materiale che copriva le parti sulle quali avrebbe montati i vetri, i fanali, le maniglie, ecc. ecc.
Il suo essere meticoloso lo portava a realizzare perfettamente in scala ogni particolare
voleva che anche le cerniere delle portiere, dei cofani motore e bagagliaio, fossero fedeli in tutto e per tutto alla vettura che stava riproducendo.
Per i clienti più esigenti riusciva a realizzare anche la cassetta degli attrezzi con i cacciavite, le pinze, i crick, ecc. realizzandoli in argento.
Alcuni particolarmente esigenti, pretesero che gli interni fossero rivestiti della stessa pelle che ricopriva quella delle loro auto, non ponendosi alcun limite di spesa.
Il costo dei suoi capolavori era elevato, ore e ore su un solo modellino
fra i materiali anche molto argento, che utilizzava per i cerchioni delle ruote e di alcune altre parti, visibili anche nelle foto.
La Sua era un’artigianalità senza pari, era considerato il migliore del mondo, i nomi dei suoi clienti non lo facevano certo dubitare.
Uno dei suoi modelli è stato battuto in una importante asta.
Michele Conti, un artigiano e le sue auto in scala, lasciatemi esserne orgoglioso, da Italiano.
le sue auto in scala, le più belle del mondo
FONTE: alcune riviste in mio possesso edite nel 1990-1991.