Motom 98T, un ciclomotore che aveva tanto, e riscosse pochissimo successo.
Volevo scrivere su qualcosa di più “moderno”, ma prendendo un mio libro “a caso” me ne è capitato in mano uno sul solo design.
Con foto di sedie, una televisione, un oggetto, ma su quel libro ci sono alcune foto che definirei gradevolissime.
Ma perché c’è anche un Motom 98T ????
Un esemplare di questa “motoleggera” venne esposto al MOMA di New York e alla Triennale di Milano, e recentemente vinse anche un importante premio al Concorso d’Eleganza di Villa d’Este nel 2015.
Leggendo…..
Un nome che balza subito alla mia attenzione, Piero Remor un ingegnere romano, che insieme a Carlo Gianini, è stato uno dei creatori dei primissimi motori italiani a quattro cilindri.
Molto conosciuti i propulsori della CNA, di alcune Gilera e MV Agusta, motociclette che vinsero molto sui circuiti di mezzo mondo.
Venne accolto dal proprietario della Motom, De Angeli Frua, dopo l’importante esperienza maturata alla MV Agusta, eravamo nel 1954.
Il nome di Piero Remor va assolutamente legato ad un nome che ho sempre considerato importante, a Lui oltre a collaborarci diede molti spunti ed idee.
Con Piero Remor.
Arturo Magni, ed anche Lui arrivava dalla Gilera, dalla sua divisione corse, per poi trasferirsi anch’esso alla MV Agusta, sempre nel “reparto corse”.
Magni, appena arrivato alla MV pare avesse preteso che con lui ci fosse anche Remor, il primo come capo meccanico, il secondo come capo progettista.
Crearono e lavorarono in un team che conquistò 37 campionati del mondo dal 1952 al 1974.
Con una simile esperienza era persona da non farsi scappare, assolutamente.
Il Motom 98T e il mercato.
Aveva un prezzo di listino intorno alle 200.000 Lire, piuttosto elevato per quegli anni, cosa che molto probabilmente fu la principale “causa” del perché ne avessero prodotti solo (circa) 1800 esemplari.
Esteticamente e per alcune importanti soluzioni innovative:
Il telaio con un peso di soli sei chilogrammi, realizzato in lamiera stampata
quello che in apparenza sembra un serbatoio, diviso in due parti, era in realtà un portaoggetti e/o il posto dove riporre gli attrezzi per una veloce manutenzione, il vero serbatoio era nascosto dietro le due appendici.
una sospensione anteriore a braccio oscillante che comprendeva anche il parafango
il motore era “nascosto” sotto il tunnel centrale, quasi completamente “coperto” da una bella e curata carrozzeria, e per questo lo definirei una “motoleggera vestita”.
Oltre alle linee vorrei almeno provare a sottolineare il come fosse rifinito.
Pochissimi i “cavi volanti”, quelli sulla parte anteriore erano fatti “scorrere” in uno spazio ricavato nel telaio, facendoli sembrare molto ordinati.
La particolare sospensione posteriore, “nascosta” ed incernierata sul leggerissimo telaio, fa percepire la parte posteriore come molto filante, quasi un pezzo unico.
Ora, non vorrei sembrare pervaso da chissà quale enfasi, ma credo convintamente che questo “ciclomotore” possa tranquillamente essere inserito fra quelli più belli, particolari, eleganti, di sempre.
Nella mia personalissima classifica c’e’ da tempo, spero anche nella Tua dopo che ho “provato” a ricordarlo.
Mi piace molto la parte della carrozzeria più bassa, quella che sembra un “nasone”.
Ha linee che mi ricordano quelle di un aereo, credo che, oltre a convogliare meglio l’aria per raffreddare il motore, sia esteticamente molto avanti per quegli anni.
Immagino che, sulla allora nuova pista di prova della Motom, riuscisse a correre molto meglio.
Personalmente:
credo che sia per le linee che per il modo in cui veniva costruito/assemblato questa motoleggera potesse avere maggior riscontro.
Non trovando solo nel prezzo il motivo dello scarso successo avuto, potrei fare alcuni esempi, ma per chi mi legge da tempo “”temo”” 😉 li conosca già.
Non ho vissuto in quegli anni, 😉 fortunatamente sono più “”giovvvane”, ho comunque letto abbastanza per poter credere che; in buona parte; i clienti di allora fossero si pronti all’innovazione, alla novità, ma solo sulla carta e nei loro pensieri però.
Quando dovevano estrarre il portafoglio o firmare una qualche dozzina di cambiali, preferivano andare sempre sul sicuro, su ciò che “andava”, certi che se altri li avessero presi prima fosse necessariamente una garanzia.
Oggi un Motom 98T lo si può tranquillamente definire un “motorino” (mi piace di più definirlo così, che non motoleggera) piuttosto raro, ciò nonostante pare non aver raggiunte quotazioni elevatissime.
Ergo che per chi cerca un esemplare che sia raro, particolare, non comune, con questo riuscirebbe a soddisfare tutte queste sue “voglie”.
Lo consiglio caldamente.
Venne prodotto in due versioni, il T ed il TS.