Moto Major 350 – le moto prototipo, perché ho scelto questa moto?
Per una mia viscerale passione nei confronti dei prototipi, indipendentemente che siano a due o quattro ruote?
Perché considero gli anni in cui questa meraviglia venne realizzata e me stupisco?
Mi piace pensare che potesse essere rivoluzionaria, per le linee ed alcune soluzioni mai viste prima?
Si.
Ho da tempo (spesso) fra le mani un libro.
Lo stesso che mi porto sempre dietro, anche quando sono via per lavoro, quello che appena ho un attimo di tempo sfoglio.
Nel 2007 venne presentata al MAD (Moto Arte Design) come esempio di design per le motociclette del dopoguerra, nel 2017 Concorso d’Eleganza di Villa d’Este premiata con il trofeo BMW dedicato alle moto storiche.
Già dopoguerra, la nostra protagonista venne costruita nel 1948.
Non so voi ma io, dopo qualche anno che spero possa consentirmi di scrivere e pensare alcune cose, non credo che una moto simile potesse avere molti paragoni, sia nelle linee che per il periodo storico.
Era avanti almeno due decenni nelle linee ??
Si.
Una moto tanto aerodinamica, così capace di “inglobare” il pilota, fatta negli anni appena successivi alla fine di un conflitto mondiale, non la ricordo.
Questa moto non aveva le sospensioni.
Non quelle classiche almeno, le asperità della strada erano lenite dai cerchioni, una particolarissima versione di cerchioni, elastici.
A progettare la “Moto Major 350” fu un ingegnere italiano di Torino.
Salvatore Maiorca, il quale dopo una significativa esperienza nel settore aeronautico decise di “trasportare” alcune idee nel mondo delle moto.
E dopo essersi fatto un nome nella costruzione di carrelli d’atterraggio per gli aeroplani, utilizzò quanto fatto precedentemente per realizzare le ruote della Sua Major 350.
Molto probabilmente l’idea di questa moto nacque considerando il fatto che l’industria bellica dovesse/potesse essere riconvertita in civile, considerando i protagonisti non credo sia così difficile supporlo.
Alcune curiosità sulla Moto Major 350.
Venne costruita nelle officine Aeritalia di proprietà del Gruppo Fiat, e pare dovesse essere destinata alla Polizia Municipale, il nome della motocicletta doveva ricordare il cognome dell’ingegnere che la aveva creata Major/maiorca.
La carrozzeria è tutta realizzata in lamiera d’acciaio, ed immagino si siano avvalsi della collaborazione delle sapienti mani di un battilastra per realizzarla.
Un molleggio interno, costituito da elementi in gomma integrati.
Nelle foto si può vedere un disco d’acciaio che attraverso dei tamponi in gomma si unisce con la parte esterna del cerchione, soluzione che pare potesse sopperire alla mancanza delle sospensioni.
Il motore era derivato da un altro, utilizzato sugli aerei, era talmente particolare/rivoluzionaria che la Pirelli interessatasi subito decise di presentare questa moto alla Fiera di Primavera di Milano nel 1948.
Quel motore monocilindrico è stato progettato dall’ingegnere Angelo Blatto, da quanto letto doveva averne approntata anche una versione bicilindrica raffreddata a liquido.
Certi nomi, quelli di aziende partner così importanti sembravano far presagire che potesse avere un seguito, entrando in produzione, ma purtroppo rimase un esemplare unico.
Ciò nonostante oggi è considerato uno dei migliori esempi sia di design che di qualità costruttiva nel mondo delle due ruote.
Questa moto è custodita in un museo, presso il Deutsches Zweirad – und NSU Museum in Germania.
Il motore della Moto Major 350.
Cilindrata effettiva 349,3 cc
monocilindrico a valvole in testa
cambio a quattro rapporti con comando a pedale e trasmissione finale ad albero
alesaggio e corsa 76 X 77
raffreddamento ad aria forzata
albero motore longitudinale che si prolungava nel cambio in blocco e nella trasmissione ad albero.
Personalmente sulla Moto Major 350:
la trovo davvero bella ed affascinante, non solo per essere una moto presentata nel 1948, non solo perché un marchio come Pirelli si fosse interessato ad una moto prodotta da un ex ingegnere aeronautico.
Con una carrozzeria superba, dove il manubrio si intravvede soltanto, un pilota poteva sentirsi “protetto”, con una aerodinamica impensabile per il livello produttivo e il design delle altre moto presenti sul mercato di allora.
Con delle sospensioni mai viste, le stesse che su una motocicletta moderna, di oggi, non sfigurerebbero, sviluppate e montate direttamente sulle due ruote, con un sistema mai visto.
Progettata da un italiano, nonostante quel cognome possa far pensare ad un’altra provenienza, lo stesso che “trasferì” quanto fatto precedentemente sugli aerei.
elenco “”solo”” alcuni nomi, lo stesso ingegnere Salvatore Maiorca, la Aeritalia del Gruppo Fiat, la Pirelli.
A giovedì prossimo con le moto su dannatavintage.com.