Il gatto delle nevi vintage, ne ricordo uno in particolare, sul quale ci sono anche salito dopo che chi lo guidava mi invitò a farlo.
Non che avessimo fatta chissà quanta strada, forse qualche centinaio di metri, quelli dallo skilift all’hotel.
La sera prima o tardo pomeriggio che fosse; non lo ricordo; mi ero fermato a guardarlo proprio mentre stava arrivando il suo autista e il meccanico per controllarlo, dargli un’occhiata perché fosse tutto a posto.
Mi fecero salire facendomi sedere sul sedile del guidatore a motore spento, avrò avuti 10 o 11 anni, età ricordata dopo aver chiesto in casa quale fosse l’anno in cui andammo là in vacanza in quel posto.
Il gatto delle nevi vintage, stavo scendendo dalla pista vicina per l’ultima volta di quel giorno.
Messi gli sci sulle spalle e sganciati gli scarponi mi son fermato lì ad aspettare che arrivassero gli altri, anche chi aveva preso la strada per la pista più in alto.
L’autista era li con il signore che aiutava le persone a prendere lo skilift, stavano parlando o chiacchierando.
Mentre stava tornando sul suo gatto delle nevi mi vide e si fermò, ciao vuoi fare un giro sul gatto????
Nel mentre anche mio padre e lo Zio Domenico arrivarono, glielo chiese direttamente a loro che guardandosi l’un l’altro diedero quasi subito il consenso.
Mi fece sedere e partimmo, alla fine 😉 fu più il tempo necessario per accenderlo/farlo partire che non quello impiegato per arrivare davanti all’hotel.
Mi lasciò praticamente sul vialetto e se ne proseguì verso una specie di piccolo capannone in plastica verde con il tetto curvo, dove avrebbe parcheggiato il gatto delle nevi per riprenderlo l’indomani mattina.
La titolare era fuori a fumare una sigaretta, vedendomi arrivare mi chiese subito se mi era piaciuto, dicendomi che conosceva molto bene chi lo guidava.
Mi spiegò che ne avevano anche altri più piccoli che veniva utilizzati meno rispetto a quello, che oltre ad essere il più grosso era anche il più vecchio della flotta.
Si stava facendo tardi, dovevo salire in camera e lavarmi per poi andare a cena con i vari parenti, la salutai prendendo le chiavi e salendo con il papà.
Il gatto delle nevi vintage, la sera avremmo festeggiato la Francesca, compiva gli anni.
Non dimenticandoci che il maestro di sci avrebbe anche distribuito i premi per la gara sciistica tenutasi nel pomeriggio, e dove ero arrivato terzo nella mia categoria, devo avere ancora da qualche parte quella spilla.
Da piccolo non mi dispiaceva sciare, oggi dopo qualche decennio non mi passa nemmeno per l’anticamera del cervello il volerlo fare, vai a capire alle volte ,) 😉 .
L’indomani mattina sul presto; mi sono sempre svegliato prima delle sette anche “da piccolo” vai a capire il perché; ero seduto al tavolo della colazione insieme allo zio ed intravvedo l’autista del gatto delle nevi intento a bere un caffè al banco del bar dell’hotel.
Lo zio lo invitò al tavolo e gli chiese se volesse un cappuccino o un the, per poi berlo insieme a noi.
Ci seguì al tavolo e prese un the con il latte (lo ricordo perché non lo avevo mai visto fare prima di allora), iniziando a parlare con lo zio.
D’inverno guidava il gatto delle nevi e faceva qualche lavoretto per il comune, d’estate si occupava dei giardini sia pubblici che privati.
Lo zio gli chiese da quanti anni lo facesse, gli rispose da tanti, precisando che il suo sogno era quello di diventare un maestro delle elementari, non riuscendoci per una serie di motivi.
Il caro zio non indagò oltre, come da persona garbata e discreta che era, mettendosi a parlare con lui del suo lavoro.
Nel frattempo arrivarono mia sorella con nostro padre, lei aveva una luna di quelle senza fine, fece i due gradini e la poca strada per raggiungere il tavolo con le braccia conserte e uno sguardo truce.
Nostro padre e il signore si diedero la mano salutandosi, proprio mentre passava la signora fermatasi subito per sapere cosa volessero per colazione.
Dopo qualche minuto l’autista del gatto se ne andò, doveva farlo partire, per poi finire di pulire alcune zone delle piste dalla leggera nevicata notturna.
La signora dell’hotel con una certa civetteria si avvicinò al nostro tavolo ed iniziò a raccontarci alcune cose su quel gentile signore.
Secondo lei era un musone, poco ciarliero e sempre li vicino al “”suo”” gatto delle nevi.
Dopo una ventina di minuti mantenutisi sul genere, mio padre stizzito le rispose che comunque gli era sembrato una brava persona, gentile e non invadente.
Sarà stato quel non invadente a convincerla che forse forse aveva esagerato, che non doveva esprimere quella serie di giudizi con persone che non conosceva nemmeno.
La sera stessa (più o meno convinta) si scusò per essere stata così acida.
Passarono tre o quattro giorni ed arrivò la fine della settimana bianca, prima di partire decidemmo di andare a salutare quel signore.
Stava uscendo dal capannoncino verde fermandosi e scendendo subito, ci fu un passaggio di strette di mano con tutti noi salutandoci e ripromettendoci che ci saremmo rivisti l’anno successivo.
Cosa purtroppo non accaduta, peccato……..