Peugeot Peugette.
Una di quelle auto che mi piacciono, che per una certa serie di motivi avrei voluta essere prodotta.
Peugeot Peugette, facile da “fare”.
La base c’era già con la Peugeot 104 ZS che era la versione più “pepata” della “piccola francese”, ne condivideva totalmente la parte meccanica e nessun ulteriore “sforzo” per adattare o creare (eventualmente) alcuna parte meccanica era necessario.
La Pininfarina poi non la disegnò “”””””solamente””””” ma era abbondantemente in grado di produrla/assemblarla.
Peugeot Peugette ed una importante partnership.
Quella fra la casa francese ed il designer italiano Pininfarina, suggellava la loro collaborazione che perdurava da venticinque anni.
Peugeot Peugette motoristicamente.
Con il motore da un quattro cilindri 1124 cc montato trasversalmente, con una potenza di 66 cavalli a 6200 giri, montava ruote da 13 pollici.
Oggi è esposta al Museo dell’Automobile Peugeot ed è stata esposta nel 2011 dal Club 104 in occasione del Retromobile.
Peugeot Peugette esteticamente.
Con una carrozzeria frutto delle “abili dita ed idee” del grandissimo designer italiano, con caratteristiche che non credo avrebbero impedito successive modifiche e/o altre versioni.
Tant’è che ne fu realizzata anche una versione barchetta.
Con un solo posto per il pilota ed un piccolo parabrezza anteriore in plexiglas, che sinceramente trovo decisamente meno interessante rispetto alla sua prima versione.
Peugeot Peugette come la penso…
Sinceramente è una di quelle vetture che avrei voluta vedere ferma davanti ad un bar mentre bevevo una bibita con il mio papà, un bambino che mentre la sorseggiava se la guardava bene, in una qualsiasi città o paese che fosse, magari poi guidata da un giovane o da una coppia di “arzilli” cinquantenni.
Con entrambe i due cofani intercambiabili, sia l’anteriore che il posteriore, facili da togliere e sostituire in caso di urto o grave danno.
Nel 1976 venne presentata al Salone dell’Auto di Parigi.
In un periodo in cui di auto simili sembravano sia essercene che volerne, anche fra i prototipi di piccole roadster o “piccole cabrio” e la maggior parte proposte da “matite italiane” importanti.
Pininfarina era fra queste, cosa confermata anche (appunto) dal rapporto che lo legava da tutto quel tempo alla casa francese, la stessa che non colse la palla al balzo per i motivi che sapranno loro.
Io di mio posso solo ipotizzare che stessero rivolgendo i propri sforzi sia economici che di pensiero su questioni probabilmente per loro più importanti, se non ricordo male in quegli stessi anni stavano procedendo alla fusione con la Citroen per formare il Gruppo PSA.
Va bhe a prescindere dal detto e non, questa auto aveva secondo il mio modestissimo parere un certo potenziale, ma sicché …..