Mazda Cosmo.
Quanto qui presente arriva tutto dalla mia biblioteca personale, con l’utilizzo di tre libri e una rivista.
Sommario:
- storia del marchio Mazda.
-
Mazda Cosmo, bene, fatto questo breve excursus storico.
3) Da un articolo letto la bella esperienza vissuta da Mr. De Barsy, dove ho cercato di trarne i punti più coinvolgenti.
Una curiosità sul successivo marchio MAZDA.
Deriva da Ahura Mazda, Dio dell’armonia dell’intelligenza e della saggezza, cosa che convinse gli allora dirigenti della Toyo Kogyo a farlo diventare il marchio per i mercati esteri.
Con un motore di 982 cc a doppio pistone rotante che montò dopo aver acquisiti i diritti dalla NSU-Wankel.
- Non limitandosi a “copiare” ma volendo svilupparvi nuove soluzioni.
- Tanto che negli anni riuscirono a stupire la stessa casa tedesca,
- E quindi si lo sviluppo di una tecnologia altrui, ma con il chiaro intento di migliorarne aspetti e tecnicismi.
- Facendolo per un marchio che allora era pressoché sconosciuto fuori dai confini della grande isola.
1) Ma proviamo prima a ragionare sulla storia del marchio prima di provare ad approfondire sulla Mazda Cosmo.
Lo stesso che in decenni più o meno recenti è entrato nel mercato con un modello che ha lasciato indubbiamente una bella impronta, con la MX5 e basterà guardare come “funzioni” nel mercato delle usate per capirne in parte il valore e quanto sia da tempo così apprezzata.
Ma questo vuole essere un blog (vintage) dove l’aspetto storico è e deve essere preponderante.
La Toyo Kogyo veniva fondata nel 1920.
Iniziando con la lavorazione del sughero, solo alla metà di quel decennio iniziò a “spostarsi” sui mezzi dotati di un motore (con dei motocicli), arrivando nel 1930 a sviluppare e poi produrre un piccolo furgone a tre ruote.
Verso la fine di quel decennio propose qualche concept car ma senza alcun reale seguito, visto che per vedere una loro auto finita in produzione fu necessario attendere i primissimi anni ’60 quando arrivò la R 360 Coupé, mutando il suo nome con quello che conosciamo oggi, scelta fatta per rendersi più riconoscibile nei mercati occidentali .
1962 la serie Carol, proponendone alcuni modelli e fra i più conosciuti le versioni 360 (berlina a due porte) e la 600 (berlina a quattro porte).
1964 anno che vide arrivare la Familia Pick-Up, quasi subito affiancata dalla Familia Sedan.
1965 la Mazda 1000.
1966 la 1500.
1967 ed eccoci con la R100 con motore rotante Wankel che ne anticipò altri.
1970 la RX 2 ancora una volta con motore rotativo.
1977 il suo listino vedeva tutti i suoi modelli con cilindrata sino a 1800 cc essere opzionabili o con un classico motore endotermico o in alternativa dotati con la loro ultima evoluzione di quello Wankel, a mia memoria fu l’unica.
1978 ed eccoci con il modello allora più prestazionale, la Cosmo AP Limited Coupè da 135 cavalli e 190 km/orari.
1979 Mazda RX 7 sempre con un motore Wankel e piuttosto “sportivo”.
1980 la 323, una berlina a due volumi il cui motore montava un albero a camme in testa molto leggero e dall’alto rendimento meccanico.
1981 con la nuova versione della Cosmo/luce.
Che adottò posteriormente (per la prima volta) la trazione e le sospensioni indipendenti, nello stesso anno anche un’ulteriore aggiornamento per il loro motore rotativo con il sistema VIPS dalle sei luci di ammissione, migliorandone sensibilmente la coppia ai bassi regimi e la maggior potenza.
1982 Cosmo con motore Wankel sovralimentato da un turbocompressore che raggiungeva i 201 km/orari, sempre nello stesso anno arrivava la nuova gamma 626 a trazione anteriore nota per avere gli ammortizzatori regolati da una centralina elettronica.
2) Mazda Cosmo, bene, fatto questo breve excursus storico ( e non volendo andare oltre negli anni) possiamo riprendere il discorso sulla protagonista di oggi.
Partendo come sempre dalla scheda tecnica.
Concept car di coupé sportivo, due posti con motore a doppio rotore tipo Wankel.
Cilindrata indicata 1000 cc, effettiva 982 cc.
100 cavalli a 7000 giri.
Propulsore montato sull’anteriore.
Cambio a quattro velocità tutte sincronizzate + retromarcia.
Monodisco a secco la frizione.
Pneumatici 5.60-14 a carcassa radiale.
Sospensioni.
Anteriori a ruote indipendenti con trapezi, molle ed ammortizzatori.
Posteriormente con semiassi oscillanti e balestre semiellittiche.
Tutti idraulici gli ammortizzatori.
Freni.
Su tutte e quattro le ruote a disco.
Sterzo.
A cremagliera.
Mazda Cosmo le dimensioni.
Passo 2200 mm. – carreggiata anteriore 1250 mm e posteriore ancora 1250 mm – lunghezza massima 4150 mm – larghezza massima 1600 mm. – altezza massima 1180 mm.
Peso.
A secco 900 chilogrammi.
Velocità.
175 km/orari la massima.
Come capita praticamente sempre; nel leggere chi mi ha preceduto su una rivista; non posso che notare ancora una volta quel certo suo “entusiasmo” nel descrivere alcune cose, iniziava sottolineando l’organizzazione una volta arrivato in aeroporto e portato in albergo.
3) Mazda Cosmo, Philippe De Barsy scriveva….
Mi ha concessa un’ora precisa perché mi rinfrescassi e fare colazione per poi andare subito nello stabilimento, massimo un’ora e con un certo cipiglio dimostrato dal giovane delegato della Toyo Kogyo dai grandi e spessi occhiali.
Entrato nella mia stanza mi colpì il panorama, stavo guardando una Hiroshima nuova, una città racchiusa tra il mare e la montagna, risorta da un inferno dopo le conseguenze di una guerra.
Nella hall dell’albergo gli venivano consegnate le chiavi di una berlina Luce con il programma ben dettagliato per la giornata, con il suo recente interlocutore continuare a guardarlo e controllarlo, stavano andando (come indicato in una locandina) dove le auto venivano prodotte nell’officina più efficace del mondo.
Arrivato nello stabilimento con quel suo essere un’unica grande struttura (cosa allora rara in Giappone).
Vicina al mare e ben collegata da una superstrada e la ferrovia, circondata dalla costa e da montagne, scrivendo “”tutto in un luogo meraviglioso””, cquesto insieme industriale ultramoderno sembra marciare ad un ritmo scientificamente coordinato da un insieme di congegni elettronici, con una catena di montaggio così ricca di modelli, 30 le vetture prodotte in un sistema ben coordinato.
Gli doveva essere indubbiamente piaciuto essere li, continuando con lo stesso entusiasmo (giusto molto probabilmente) nel descrivere i processi produttivi.
I lavoratori tutti con una divisa, intenti a lavorare in condizioni davvero ideali.
- Le attrezzature di un certo livello.
- La prima fonderia con stampi in sabbia compressa e rinforzati da resine.
- Tutto sembra funzionare a dovere.
- Tutto deve “incastrarsi” rispettando tempi e modi ben prestabiliti.
- Anche grazie ad una continua ricerca sui materiali e loro possibile impiego.
- L’efficacia delle officine salta all’occhio, basta solo percorrere alcune sale per capirlo e rendersi conto del come tutto funzioni a dovere.
Da quelle fusioni nella sabbia usciva il 75% dei pezzi di fonderia, un metodo molto moderno e non così conosciuto ed utilizzato altrove.
- Offre una grande precisione ed è capace di ridurre al minimo i ritocchi da finitura.
- Permetteva di realizzare anche stampi complessi ed in tempi brevi.
- In grado di ridurre al minimo la mano d’opera vista la efficace automazione dell’impianto (lo ribadiva spesso quell’efficace).
- Passando alla seconda installazione di fonderia, quella per l’alluminio sotto pressione per i motori da 3600 cc a sei cilindri e alcune altre parti.
Per un marchio Giapponese che voleva entrare nei mercati statunitense e europeo la ricerca costituiva un fattore determinante.
Per poter riuscire a produrre mezzi di qualità superiore, quelle alte cifre impiegate per la ricerca non potranno che essere un ottimo investimento per un prossimo futuro.
Mr. De Barsy desiderava provare la nuova Cosmo e riuscendovi, notando subito quel suo essere esteticamente interessante, con una linea che sembrava ispirarsi ad una qualche creazione di Pininfarina, molto personale, di un’eleganza particolare che le derivava dalle sue corrette proporzioni e volumi equilibrati, fu per lui una vera rivelazione scriveva.
Messosi alla guida ne trovava un comportamento gradevole, internamente con due posti molto confortevoli grazie a dei sedili ben disegnati e con schienali regolabili, subito dietro uno spazio ampio dove riporre i bagagli, l’unico neo il volante che viste le dimensioni e la posizione non gli sembrò rendere facili le manovre.
Mazda Cosmo, una accelerazione che non sembrava presentare “buchi” o incertezze.
Dal motore arriva un rumore che ricordava molto quello di un quattro tempi, sordo e pronto in accelerazione, rimarchevole nell’elasticità dai 1500 ai 7000 giri garantiva un’ottima accelerazione, un motore rotativo che non necessitava di far raggiungere all’ago del contagiri la zona “rossa e pericolosa”, nella Cosmo ci si sorprendeva nel riuscire a cambiare molto prima, stando comunque tranquilli nel potersi comunque avvicinare a quel limite.
Ci si può chiedere se il Wankel possa essere il motore del futuro ??!?
Alla Toyo Kogyo sembrano esserne convintissimi confermandolo con lo sviluppo di quel bi-rotore, sperimentando anche la doppia accensione ed alimentazione, non montata sul modello che stava guidando che era dotato di un carburatore triplo-corpo, con il primo per i bassi regimi e gli altri due per quelli alti, avendo dunque due passaggi d’aspirazione per ciascun rotore.
Mazda Cosmo, Mr. De Barsy concludeva con:
Alla Toyo Kogyo si lavora ancora sodo, poiché è convinzione generale che ancora tanto c’e’ da fare prima di arrivare a produrre un motore anticonformista, che duri almeno quanto un motore tradizionale.
In quello stesso anno e sempre dalla stessa rivista ho provato a capire che auto Giapponesi fossero già presenti/vendute sul nostro mercato, trovandovi un solo marchio la Honda con soli due modelli.
800 S Spider 791 cc 1.250.000. Lire tassa di circolazione 10.720 Lire.
800 S Coupé 791 cc 1.250.000. Lire tassa di circolazione 10.720 Lire.
Bene, oggi ho svelata una delle mie fonti e credo davvero che lo farò sempre da oggi in poi.
Confidando che chi mi ha letto comprenda tutte le mie migliori intenzioni nel riportare esperienze e scritto altrui, senza “copiare” riga per riga e mettendoci dove e come posso “del mio”, ma alla fine volendo principalmente ricordare certi giornalisti, quei giornalisti, che secondo me hanno lasciato un segno profondo, nella mia passione di sicuro.
Ciao grazie ed alla prossima.