CEMSA – Costruzioni Elettromeccaniche di Saronno.
Come senpre tutto il materiale ivi presente arriva dalla mia biblioteca personale, salvo i necessari LINK per editare, grazie.
Quando ho inziato a documantarmi mi sono travato sul tavolino del giardino (dove preferisco scrivere in questa stagione) una discreta pila di vecchi libri, ho cercato di ricavare più materiale possibile cercando di mantenermi in un numero di parole che potesse non stancare il mio lettore.
Eravamo nell’immediato dopoguerra.
- Con un’azienda che lasciò un segno profondo.
- Vi riuscì nonostante un’attività non protrattasi per troppi anni (1925-1949).
- Dieci i prototipi, tutti con trazione anteriore.
I protagonisti:
Società anonima Nicola Romeo 1925.
Credito Italiano 1925.
Compagnia Fiduciaria Nazionale 1925.
Gruppo Industriale Esslinger Maschinen Fabriek 1925.
IRI Istituto per la Ricostruzioni Industriale 1935.
Ingegner Gianni Caproni 1936.
Antonio Fessia ex ingegnere alla FIAT 1946.
Tucker dagli USA 1947.
Minerva dal Belgio 1949.
Lancia Flavia e Lancia Fulvia.
la Costruzioni Elettromeccaniche di Saronno nel 1925, con la Società Anonima Ing. Nicola Romeo e il Credito Italiano come fondatori.
Con l’istituto bancario agire sia per proprio conto che come mandatario della Compagnia Fiduciaria Nazionale che agiva in nome e per conto di un ristretto numero di facoltosi ed importanti imprenditori tedeschi, facendi parte del gruppo industriale Esslinger Maschinen Fabriek.
1935 entrava l’IRI, rilevandone la totalità delle quote.
Dopo una gestione finanziaria non esattamente delle migliori, che oltre a portare al tracollo la CEMSA non vide un aggiornamento sui macchinari che finorono per diventare velocemente opsoleti.
1936 la CEMSA diventava di proprietà dell’Ingegner Gianni Caproni.
- Noto imprenditore nel settore delle costruzioni aeronautiche e alle cronache anche per l’aver acquisito qualche anno prima il controllo della Isotta Fraschini.
- Ne assunse la presidenza e direzione e poco dopo ne modificò la sigla societaria in Caproni Elettromeccaniche di Saronno.
CEMSA 1936 – 1944, finito il conflitto si orientò su un nuovo mercato.
Con una produzione di armi leggere (con buoni profitti ed in stretto collegamento con la holding aeronautica) sino alla fine del conflitto mondiale, ma una volta finito fu necessaria una sua immediata riconversione per evitare che chiudesse i battenti.
Va ricordato che lasciarono temporaneamente perdere il progetto sulle motoleggere (che avrebbero visto la luce qualche anno dopo ma negli stabilimenti aeronautici di Trento).
Arrivarono alcuni progettisti ed ingegneri fuoriusciti dalla FIAT.
- Con a capo l’Ingegner Antonio Fessia che alla FIAT diresse la progettazione di alcune vetture e fra queste la 500 Topolino, coninvolsero lui ed il suo team perchè da tempo si stavano concentrando sullo sviluppo della trazione anteriore.
- Arrivò la CEMSA F 11, il progetto con quella sua architettura che quindici anni dopo portò al definitivo sviluppo della Lancia Flavia.
Antonio Fessia, un capace progettista italiano.
Nato a Torino nel 1901, la famiglia era originaria di Borgomasino paese in cui morì nel 1968, appassionato di storia militare, geografia, musica, studio delle lingue, attività che affiancava con molta passione e dedizione agli impegni ufficiali.
Con la Fiat.
Laureatosi in ingegneria meccanica (1923) subito dopo il servizio di leva entrava in FIAT (1925) diventandone in breve tempo direttore dell’Ufficio Progetti Auto, per poi nel 1939 esserne direttore degli Uffici Tecnici Centrali Meccanica (restandoci sino al 1946), diede anche un ampio contributo sullo sviluppo e costruzione di alcuni fra i più interessanti motori avio impiegati dall’aeronautica militare durante il secondo conflitto mondiale.
Nel 1946 lasciava la FIAT insieme ad un ristretto numero di altri ingegneri progettisti.
Passando alla direzione centrale del gruppo Caproni e mantenendone la carica sino al 1949 quando chiuse.
Dal 1950 al 1955 si occupò di consulenze, prima di entrare in Lancia (1955).
Come Direttore Centrale Tecnico dove riuscì a realizzare un suo “vecchio sogno”; il poter realizzare una vettura italiana di serie con trazione anteriore; ecco arrivare le Lancia Flavia e poi la Fulvia.
Fra gli altri ed importanti incarichi vanno ricordati:
- Libero docente in motori per automobili a Torino e poi a Milano.
- Presindente dell’UNI, la ramificazione italiana dell’Organismo Internazionale per l’Unificazione Tecnica nell’Industria.
- Sindaco di Borgomasino.
La Cemsa F11 e la Lancia Flavia condivisero:
il motore boxer a quattro cilindri contrapposti montato a sbalzo rispetto all’asse delle ruote anteriori, 1100 cc alesaggio e corsa 72 X 67,5, 46 i cavalli a 4400 giri/minuto.
Cambio con presa diretta comandato da una leva sul volante.
Lo schema delle sospensioni anteriori, indipendenti con balestra trasversale.
La CEMSA F 11 sul posteriore si distinse montando sul posteriore sospensioni a ruote indipendenti non presenti ne sulla Flavia ne sulla Fulvia, con una carrozzeria a quattro porte disegnata dal Bertone ed esposta al Salone di Parigi del 1947 e con lei c’era anche la spettacolore Isotta Fraschini 8 C Monterosa.
CEMSA 1949.
In quell’anno doveva cominciare la produzione della F 11, con i nuovi macchinari pronti a partire, ma in pochi mesi l’azienda fallì, a quella serie di loro progetti subentrarono:
La Tucker che già nel 1947 aveva fatto allestire una vettura statunitense con questo marchio, ne acquisì i diritti per la diffusione di alcune decine di migliaia di auoto alll’anno in esclusiva per il mercato statunitense.
Ai macchinari e allo stabilimento si interessò la belga Minerva che aveva ventilata l’ipotesi di tornare nel settore automobilistico, acquisì i disegni e diritti di uno di quei 10 prototipi presentandone una propria versione nel 1953 al Salone Di Bruxelles ma non dandogli seguito.
I prototipi rimasti (pare due) furono ritirati per poi essere conservati per diversi anni presso il Museo Caproni di Vizzola Ticino.
Storia motoristica italiana.