GM Bison.
Subito mi ha ricordato una delle mie bisarche della Matchbox.
Una di quelle che molto probabilmente hai anche tu, come l‘essere un altro di quei modelli con una apertura per poter accedere all‘abitacolo molto particolare.
Nel 1964 la General Motor lo presentò alla Fiera Mondiale di New York, lo stesso anno che debuttò la Mustang della Ford.
Disegnato da Syd Mead e sul mio libro non leggo di un suo salvataggio e o che sia conservato da qualche parte, a questo punto credo che fosse un mezzo presentato per stupire e poi dismesso nonostante potesse muoversi e fosse completo di tutto.
Da Wikipedia.
Sydney Jay Mead (18 luglio 1933 – 30 dicembre 2019) [3] è stato un designer industriale americano e concept artist neo-futurista , ampiamente noto per i suoi progetti per film di fantascienza come Blade Runner , Aliens e Tron . Mead è stato descritto come “l’artista che illustra il futuro” e “uno dei concept artist e designer industriali più influenti del nostro tempo”.
GM Bison Concept, esteticamente molto molto particolare.
Scriverei bello ma temo che non saremmo tutti d’accordo 😉 , mettiamoci anche il tettuccio inclinabile e le quattro ruote della motrice sterzanti, certo se fossi un autista mi chiederei come potrei resistere ore sotto il sole con un parabrezza così generoso e quanta crema solare dovrei usare 😉 .
Pur vero che oggi una simile vetratura e modalità per accedervi creerebbe con moltissime probabilità dei problemi per l’omologazione e la sicurezza, ma in quegli anni lo si poteva pensare, erano diversi.
Aveva agganciato un tipo di container ( da 50 piedi) non ancora molto diffuso.
Quel tipo che avremmo visto impiegato in larga misura solo qualche anno dopo, lo stesso che avrebbe agevolato non di poco le fasi di carico e scarico delle merci.
GM Bison, i motori erano dotati di due turbine a gas (GT 309) direttamente sviluppate dal reparto ricerche della casa.
Una da 280 e l’altra da 720 cavalli, con la seconda turbina che entrava in funzione solo in particolari casi di stress come lunghe salite o il traino di grandi rimorchi molto carichi, riuscendo a ridistribuire la potenza, rendendolo così più prestazionale e gestibile rispetto a molti altri truck del periodo.
Sempre chi mi ha proceduto scrive che fosse addirittura in grado di migliorare sensibilmente la frenata.
Per via di particolari accorgimenti tecnici, che fra gli altri prevedeva l’intervento della turbina con relativo “scambio” di gas fra motore e un nuovo e più performante sistema frenante.
GM Bison Concept, quella cabina con due soli posti senza la zona notte e o riposo.
Cosa strana per un mezzo che doveva fare lunghe percorrenze, raggiungibili dopo aver inclinato il tettuccio ed utilizzato il gradino retrattile.
Al posto del volante due manopole sulla console.
La stessa che era dotata anche della leva del selettore il tachimetro con le varie spie, compresa quella della manutenzione che quando tutto funzionava alla perfezione doveva essere verde e nel caso fosse stata rossa il truck non si sarebbe mai mosso.
Lo sterzo prevedeva quattro opzioni comandabili direttamente dalla cabina, capaci di far muovere l’imponente mezzo in qualsiasi situazione, dandogli una manovrabilità senza pari.
La prima, sterzante con assale rigido per far si che si comportasse esattamente come un autocarro per semirimorchi su strade cittadine.
Con doppio sterzo, le quattro ruote potevano girare contemporaneamente.
Contrapposto, in caso di curve molto strette le ruote anteriori giravano in senso contrario rispetto alle posteriori.
Con asse posteriore singolo.
Non sono un camionista e quindi non posso fare altro che considerarne l’estetica e le poche info rintracciate, ma come scrivo sempre mi sarebbe piaciuto vederne uno.
Sulla mia scrivania c’erano almeno cinque esemplari da valutare e poter scegliere.
Ho optato sin da subito per questo, nonostante non sappia se possa definirlo riuscito nel design, se possa dirlo allora così fattibile e producibile, ma alla fine mi è semplicemente piaciuto, mi ha colpito e così mi sono messo a scriverci qualcosa.