Volkswagen Traveller Jet Studie.
Il modello di oggi è visibile presso il museo museo VW di Wolfsburg.
Chi mi ha preceduto; in quelle poche righe; sembra volerne quasi esclusivamente esaltarne la lussuosità, sottolineandone i materiali e un allestimento piuttosto ricco, molto di più rispetto a qualsiasi altra versione della casa e non.
Un T3 utilizzato come base.
Profondamente modificato nella carrozzeria e negli opulenti interni, con una televisione ( se ne vede l’antenna sopra la cabina), l’aria condizionata capace di raffreddare completamente tutto l’abitacolo e facendolo velocemente (la grossa scatola sul posteriore), poltrone in pelle color chocolate.
Volkswagen Traveller Jet Studie, con le “doghe” in perspex.
Visibili sulle porte scorrevoli e sulla calotta posta sul tetto, servivano per dare più luce naturale all’interno, visti i finestrini laterali futuristici ma che non favorivano l’ingresso della luce diurna nell’abitacolo.
Esteticamente era riconoscibile anche per quei doppi fari rettangolari che alla fine sono l’unica eredità che questo modello ha trasmesso ai successivi, ed i cerchi in lega a “ragnatela” però rimasti solo su questo esemplare unico.
Il motore un boxer a quattro cilindri.
Raffreddato ad aria da 2,0 litri, capace di raggiungere una velocità massima di 140 km/h.
Volkswagen Traveller Jet Studie, che piaccia o non lo faccia.
Non credo sia questo il dilemma che colpirà chi lo guarda; ed almeno per me; a colpirmi è l’opulenza e l’utilizzo di materiali molto particolari per quel lontano 1979, specie pensando a quanto fosse decisamente molto più “minimal” il modello dal quale derivava.
Si poteva fare ?
Si non ci vedo alcuna difficoltà, salvo magari il ridurre l’impiego di certi materiali come il largo uso di pelle pregiata e utilizzare un compressore meno potente ed esteticamente così invasivo, il costo finale per un probabile prezzo di listino credo davvero che ne avrebbe ampiamente beneficiato.
Ma rimase un modello unico, sicché.