Team Alitalia
Quando la Fiat e la compagnia aerea di bandiera (del gruppo IRI) nata nel 1947, insieme correvano nei rally.
Anno in cui decollò il primo aereo che era dotato di un motore Fiat G12 e con la grossa A sulla carlinga, era un volo nazionale da Torino a Roma, la stessa che pochi anni dopo (nel 1950) introdusse sui suoi voli le hostess, con le divise disegnate dalle Sorelle Fontana e con l’introduzione di pasti caldi a bordo.
Dal 1975 al 1979.
Quando si videro correre alcune fra le auto più vincenti (e belle) delle competizioni su sterrati, Lancia con le Stratos e Betà Coupè e Fiat con le 131 Abarth le Ritmo e la 127.
Team Alitalia e quelle auto.
Le Stratos con Sandro Munari e Bjorn Waldegaard.
Le 131 Abarth con Walter Rohrl e Markuu Allen.
E le più “”piccole”” Beta e Ritmo, con alla loro guida Mauro Pregliasco, Tony Carello, ed Attilio Bettega.
Senza assolutamente dimenticarmi della Beta Montecarlo che con Walter Rohrl e Gilles Villeneuve vinse il Giro d’Italia nel 1979, ed anche la meteora Fiat 127 con livrea Alitalia che venne impiegata pochissimo.
Come potrei non soffermarmi su quelle 26 (su 500 prodotte) Lancia Stratos Alitalia, con quel sei cilindri di origine Ferrari.
Da 2,4 litri a 12 valvole di origine Ferrari, montato su un telaio superbamente realizzato e sviluppato, senza il quale l’ottimo motore non sarebbe mai stato sufficiente per conquistare tutte quelle vittorie e piazzamenti, quella che fu l’auto fra le più vincenti ed affidabile di sempre, quella che penso tranquillamente di poter definire la regina del team Alitalia, senza mai voler togliere nulla alla 131 Abarth ed ai suoi titoli (ovviamente).
Team Alitalia, bianche e tutte con quella grossa A che fu disegnata dalla Studio Landor di San Francisco, 35 vittorie, tre titoli iridati marche e due per i piloti e non ultimo anche un titolo nel Campionato Italiano Rally.
Quando oggi le vicissitudini della compagnia aerea sono piene di notizie negative e con molti di noi che ci vediamo quasi “costretti” a sentirne un certo livore per tutte quelle lungaggini e dispendio di denari, per questo oggi vorrei provare a far ricordare un team ed un marchio che ci hanno dato lustro e visibilità, si in decenni oramai lontani, si forse troppo, ma.
Team Alitalia ed i nostri “giocattoli” quando eravamo bambini ed oggi.
Poi chi fra di noi è appassionato di modellismo rinuncerebbe mai ad acquistare un’automobilina in scala, dal banco di un mercatino o da un sito e/o gruppo d’acquisto, a prescindere dalle sue condizioni, sono e restano fra le più belle e cercate fra di noi collezionisti.
Io poi non posso evitare di sottolineare che le auto del Team Alitalia e Martini Racing fossero le più riconoscibili.
Quelle in cui un solo marchio oltre ad identificare una squadra corse riuscisse a farlo anche con le loro auto, specie quando le vetture nel rally professionistico fossero caratterizzate dalla presenza di una buona moltitudine di sponsor, gli stessi che mettevano i tanti loro adesivi su quelle vetture.
Posso ricordarmi io male, posso magari sbagliarmi, ma credo che i due marchi sopra citati siano stati degli assoluti precursori, gli stessi che convinsero molti altri a fare altrettanto, diventando loro stessi dei riferimenti per team e tifosi.
Cosa che poi ne invogliò molti a fare altrettanto e “”spostarsi”” anche sulle auto di Formula 1, il Motomondiale e la Superbike.
Nel biennio 2010/2011 con l’Aprilia RSV4 (Aprilia Alitalia Racing) guidata da Max Biaggi nel motomondiale classe 250 cc, vinsero il titolo mondiale, sempre nello stesso anno il titolo marche e piloti nella Superbike.
Alle volte ricordando magari si scopre quanto fossimo capaci, quanto fossimo riusciti ad essere i leader incontrastati in qualcosa, siano stati i rally e le loro magnifiche auto, siano stati decenni in cui l’Italia era più visibile e riconosciuta, alle volte……….
Nostalgia.