Carrozzeria Macchi.
Buongiorno, tutte le foto e il materiale ivi presente proviene dalla mia fornita biblioteca personale.
Salvo un unico LINK leggibile sul fondo dello stesso.
Preciso che oggi andrai a leggere una storia che difficilmente potrai aver già letto, con due figure determinanti e che io sinora non ho mai trovate riconosciute e o citate sulla rete o in altri siti/blog.
Oggi con quella che fu una delle Carrozzerie fra le più importanti del suo periodo, un nome noto per le sue qualità e fattività, in anni oramai molto lontani e con un’azienda che nonostante tutto questo è per molti finita nel dimenticatoio o ricordata per altro.
Partiva nel 1848.
Quando a Varese iniziava la sua attività producendo carrozze a cavallo, fondata da due fratelli Giovanni e Agostino Macchi che si pregiarono sin da subito di importanti riconoscimenti, figurando fra i premiati all’Esposizione di Torino del 1884.
Nel 1905 ai due fratelli subentrarono i figli.
Giuseppe e Giovanni che decisero di orientarsi su mezzi dotati di motori, anche loro come abbiamo già visto altre volte intuendone il potenziale.
Ma gli spazi risultarono subito scarsi ne servivano di maggiori e macchinari completamente nuovi e specifici.
Eccoci quindi in Via Sanvito Silvestro dove presero un vasto appezzamento di terreno per poi costruirci il loro nuovo stabilimento.
La Anonima Macchi con un capitale sociale di 800.000 Lire (importante per quei tempi come importo).
Nel nuovo stabilimento per la produzione di carrozzerie, ovvio che delle esperienze pregresse fatte dai loro genitori non potessero „“disfarsene“, eccoli perciò capaci di continuare con la lavorazione del legno facendola diventare complementare all’altra, producendo specialmente ruote, cerchi di biciclette, mobili, e sci.
Nello stesso periodo entrava Sartorelli Giuseppe in qualità di nuovo Direttore, in un’azienda che copriva un’area di 25.000 MQ e 1000 operai (1944) e con la ferma volontà di proseguire l’attività messa in piedi dai fratelli Macchi.
Ma ancora una volta, sempre quelle date videro stroncare di colpo intenzioni, fare, volontà, arrivava il conflitto mondiale che arrecò danni ingenti alla Macchi con lo stabilimento devastato, il Sartorelli non si fece scoraggiare tanto che la fece prima ricostruire e poi ripartire in tempi brevi.
Proponendo subito un prodotto innovativo.
Molto innovativo, arrivava il rimorchio Macchi Buratelli dotato di retromarcia coordinata con quella della motrice, ponendola immediatamente sotto una positiva luce anche considerando che in quel periodo il trasporto su gomma stesse incrementandosi considerevolmente.
Il nuovo rimorchio segnò positivamente il passo dell’azienda, convincendo la dirigenza a rivolgersi esclusivamente ai mezzi commerciali, raggiungendo un grado di specializzazione con pochi altri pari, ed altrettanto una considerazione positiva dai loro numerosi e contenti clienti, molti dei quali nuovi.
Dalle foto sarà piuttosto semplice intuire le capacità di orientare la produzione su mezzi diversi e con destinazioni non comuni fra di loro, eccoci con i loro:
Autobus urbani.
Interurbani e Gran Turismo.
Filobus.
Mezzi speciali.
Carri officina.
Furgoni refrigerati.
Mezzi per il trasporto di collettame.
Stazioni radio mobili.
Gruppi elettronici.
Carri ufficio e /o alloggio.
Carri antincendio.
Arrivando ad avere un capitale sociale di 400.000.000 di Lire e un’area produttiva sviluppata su 50.000 MQ con 30.000 coperti, due altri stabilimenti con uno a Biandronno (VARESE) e l’altro a Bari.
1952 Carrozzeria Macchi.
La produzione si ampliò con l’introduzione di mezzi completi per il trasporto di persone, quando non si „limitarono“ alla sola produzione di carrozzerie che venivano montate su telai già „pronti“, ma passando alla produzione di veicoli completi approvvigionandosi loro stessi di motori di marche importanti e costruendo/modificando direttamente i telai.
1957 Carrozzeria Macchi.
Una nuova attività, la produzione di automotrici ferroviarie che iniziarono a fornire alle FS (Ferrovie dello Stato) nel 1962.
1958 Carrozzeria Macchi.
L’autobus ad un piano e mezzo, insieme agli autotreni intercomunicanti (sviluppati secondo le allora normative previste dal „nuovo Codice della Strada“).
Alla morte di Giuseppe Sartorelli ne subentrò suo figlio il Dr. Ferruccio, con lui anche il nuovo direttore generale De Grandi.
Beninteso che io oggi abbia voluto argomentare considerando „“solo““ quei mezzi commerciali, sull’altra storia e precisamente quella inerente aerei di vari specie e dimensioni presumo si sia letto abbastanza, pur non volendo mancare di rispetto ad una storia così importante, ma desideroso nel ricordare altro, altre cose e persone.
Qui un LINK dove è ben riassunta la storia del marchio e la sua „evoluzione“.
Sino al completo assorbimento da parte della FINMECCANICA, mi preme assolutamente precisare che girovagando; più per curiosità che per altro; sulla rete non ho trovato nulla sui Sartorelli padre e figlio, due figure che definirei fondamentali per questo marchio, ecco che allora devo ancora una volta ritenermi fortunato nell’avere una biblioteca come la mia, con libri e riviste scritti da quelli che mi piace definire „storici del motorismo“, riuscendo spessissimo io stesso a stupirmi di alcune cose e scritti.
Ovvio che se Tu o chi altri volesse fornirmi altre informazioni e specialmente sui Sartorelli ne sarei felice, contento di poter incrementare ed arricchire quanto propostoTi oggi, Ti ringrazio.