Luigi Ranieri.
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Acquisiva notorietà dopo aver lavorato sul motore della Giulietta in versione nautica.
Per tentare poco dopo il suo rientro nel mondo delle corse automobilistiche con due motori; un otto cilindri da 2,5 litri e un bialbero a quattro cilindri da 1 litro.
A 36 anni come preparatore di motori spinti gli venivano riconosciute sia una certa esperienza che delle capacità, lavorò in officine sia italiane che straniere (nel Regno Unito in particolare con la Aston Martin).
Luigi Ranieri a Milano.
Con un altro grande preparatore italiano il Sig. Volpini fu uno dei primi a costruire una monoposto per la Formula Junior, lasciando però quasi subito il mondo delle corse per via di suoi dubbi su verifiche tecniche non sempre fatte o compiute a modo.
Decideva di dedicarsi ad un unico motore, quello della Alfa Romeo Giulietta (di serie) in versione motonautica, limitandosi a modificarne (con pezzi originali Alfa Romeo) la distribuzione e la carburazione.
Riuscendo ad ottenere da un 1300 oltre un centinaio di cavalli ed un record, un prestigioso primato sull’acqua dopo aver raggiunti i 156 chilometri orari.
A conseguirlo il motonauta De Angelis.
Con il veneziano Scarpa tentare poco dopo di migliorarlo realizzando una nuova barca mossa da un motore Alfa Romeo Giulietta sempre preparato dal Sig. Luigi.
L’otto cilindri bialbero da 2, 5 litri nella sua officina di Baggio.
Un motore che aveva realizzato per essere montato su un telaio inglese Lotus Sport, quasi tutto in lega leggera, con l’alimentazione a carburatori ed iniezione indiretta, al banco sviluppava oltre 250 cavalli (cento per litro) praticamente la stessa che sviluppavano allora Ferrari e Maserati.
A finanziarlo l’industriale Selva, il figlio di un noto motonauta mancato durante una gara in America.
Il quattro cilindri 1.000 bialbero.
Con gli stessi criteri dell’otto cilindri, pensandolo per una monoposto da Formula 2.
Quei motori e le loro notevoli potenze, unite ad una certa affidabilità visti i risultati che ottenne, potrebbero far pensare che siano più che sufficienti per farti “vivere tranquillo”, ma il Sig. Ranieri per mantenersi non poteva dedicarsi esclusivamente a quei motori per barche o auto da competizione.
Luigi Ranieri, le gare lo misero in buona luce.
Un buon numero di quegli automobilisti che avevano vista una delle auto da lui preparate ottenere risultati durante una competizione, o solo per averne sentito parlare in un autodromo.
Gli lasciava la sua auto sapendo che lui oltre a migliorarne le prestazioni non avrebbe lesinato su sicurezza ed affidabilità lavorando sulle frizioni, le sospensioni ed i freni, cercando di migliorare l’auto sul ponte della sua officina, sicuro che i suoi dovessero essere interventi per migliorarla ……
non per correggere errori di una casa produttrice visto il suo disporre di capaci tecnici e studiosi per i quali il Sig. Luigi aveva sempre dimostrato un certo rispetto.