Ducati 100 125 Gran Sport
Erano due le versioni di questa piccola Ducati
100 e 125 cc, realizzata da un grandissimo tecnico, Fabio Taglioni, per una moto da competizione che doveva essere dotata di un motore modulare, con un carter che si potesse utilizzare per altre moto, di cilindrate diverse.
Nell’idea, da questo concetto di moto, dovevano poi derivare i modelli da proporre nelle concessionarie, dalle piste alle moto da strada.
Arrivo’ anche una versione con cilindrata maggiorata a 175 cc, per una moto, con quel suo motore, che vinse molto, ed erano tutte monocilindriche.
Le Marianne, delle moto molto solide, veloci, affidabili, che vinsero molte delle gare di gran fondo alle quali parteciparono, diventando subito quelle da battere.
Spesso competizioni molto lontane da quelle che siamo soliti seguire seduti comodi sul divano, su percorsi anche accidentati, con poco asfalto, ma d’altronde erano altri anni.
Ducati 100 125 Gran Sport e quel nomignolo
La loro prima vittoria, praticamente al debutto, arrivò nel giorno di Santa Anna Maria, da lì quel soprannome…….. Marianna.
Solo guardandola si noterà subito una certa solidità
il suo essere massicce, capace di infondere la sensazione di una certa vigoria estetica.
Peccato che ne siano rimaste pochissime, ovviamente conscio che ne siano state prodotte sole (circa) 100 esemplari.
Se alcuni di quei motori, magari dopo una rovinosa caduta
possono essere stati montati su qualche go kart dell’epoca, e’ altresì vero cero che non poche se ne siano andate altrove, pare in Inghilterra, paese in cui alcuni collezionisti se le sono accaparrate negli anni per poi custodirle gelosamente, senza mostrarle troppo.
Che sia dovuto al fatto che in alcune sue “parti” ricordi la Norton Manx ???? Chissà………
C’e’, appunto, anche da ricordare che “di inglese” avesse l’albero verticale a coppia conica, stretto parente di quello montato proprio sulle Norton, del periodo e di poco precedenti.
Nel 1955 questa moto era il sogno di tanti
dal pilota allo “smanettone”, con il suo motore che diede il via, fu il primo, per poi avere eredi più illustri, più…… ricordati……..
Come il famoso bialbero che sfiorò il titolo mondiale nel 1958 con Alberto Gandossi.
La Ducati ci crebbe molto, con una nuova (inizialmente acerba) squadra corse, con meccanici capaci, un’assistenza che poteva e sapeva spostarsi agevolmente da un circuito all’altro.
Coadiuvata dai suoi concessionari, quelli che sul territorio erano presenti e volevano che il marchio, che era anche il loro, fosse competitivo e visibile, il più possibile.
Credo sia stata importante questa sinergia fra la casa ed i suoi rivenditori, senza i quali non avrebbe, quasi sicuramente, vinto e corso tanto.
Per i piloti la stessa Ducati si avvalse della professionalità di alcuni preparatori, quelli che oggi definiremmo trainer, perché fossero sempre allenati e in grado di “reggere” alle molte sollecitazioni delle competizioni.
La Ducati, i concessionari, un team ben organizzato, il medico sportivo, ecco quella che fu probabilmente la prima vera, vera, squadra corse per una casa motociclistica.
Quel motore, fu il papà di tutti i successivi monocilindrici, gli stessi che hanno reso il marchio Ducati fra i più noti ed apprezzati del mondo.
Taglioni riuscì a “unire” le esperienze pregresse e creare soluzioni tanto nuove e moderne per quel motore.
Quel motore, seppur avesse una architettura piuttosto “classica”
le modifiche furono importanti, partendo dall’albero a camme in acciaio cementato, che riceveva l’olio dalla pompa ad ingranaggi già in pressione.
Quella pompa lo inviava anche all’albero a gomiti, con una canalizzazione assiale, partendo dall’estremità destra.
posta sul coperchio laterale destro del basamento, azionata tramite un innesto a baionetta, dall’ingranaggio che muoveva l’albero a gomiti.
Erano due bilancieri a due bracci a muovere le valvole, gli stessi bracci erano lucidati e dotati di pattino cromato.
Le valvole scorrevano in una guida di bronzo, dello stesso materiale era la loro sede “di chiusura”.
Il cielo del pistone era molto “bombato”, cosa resasi necessaria per l’inclinazione delle valvole, soluzione scelta per ottenere il corretto rapporto di compressione.
La canna del cilindro era in ghisa, l’albero a gomiti era di tipo composito, la biella in acciaio da cementazione.
Due cuscinetti di banco a sfere, dalle dimensioni generose, permettevano all’albero di ruotare, il basamento era fuso in lega di alluminio.
A carte umido la lubrificazione, l’olio era contenuto nella parte inferiore del basamento.
La frizione, molto robusta, era a dischi multipli in bagno d’olio, permetteva di muoversi ad un cambio in blocco ad ingranaggi, sempre in presa con denti ad innesti frontali.
Le molle valvole erano esterne, per riuscire a sostituirle il più velocemente possibile, soluzione moto corretta per una moto da competizione.
Molti dei motori assemblati vennero dotati di doppia accensione, la seconda candela con filettatura da 10 mm era posta sul lato destro del cilindro.
Un coperchietto, che si vede nelle foto
racchiudeva la coppia conica e permetteva l’azionamento dell’albero a camme, lo stesso che venne utilizzato per tutti i successivi vent’anni, sulle successive moto Ducati.
Un capolavoro questa moto
con il suo motore, senza il quale, molto probabilmente, la Ducati di oggi non sarebbe quella che conosciamo.
Scheda tecnica Ducati 100 125 Gran Sport
MOTORE
monicilndrico quattro tempi
potenza (125 cc.) 14 cavalli
velocità massima 115 km/h
rapporto di compressione (125 cc.) 10,5 : 1
alesaggio per corsa (125 cc.) 55,3 c 52,00
valvole per cilindro 2
distribuzione monoalbero in testa comandato da alberello a coppie coniche , molle valvole scoperte (come la Norton Manx)
alimentazione carburatore Dell’Orto 22 mm.
RAFFREDDAMENTO
ad aria
CAMBIO
a quattro rapporti
trasmissione primaria a ingranaggi secondaria a catena
TELAIO
monoculla aperta
SOSPENSIONI
anteriore forcella telescopica
posteriore braccio oscillante ammortizzatori laterali
FRENI
anteriore tamburo centrale da 180 mm.
posteriore tamburo da 160 mm.
PESO
a secco 85 kg.
la MARIANNA – Ducati 100 125 Gran Sport