Distributore vintage
Il sabato era il giorno in cui, di solito, con il mio papà, andavamo a fare rifornimento, sai mai che la domenica si andasse da qualche parte….
Magari ne approfittavi per far lavare l’auto
gli autolavaggi a gettone erano lontani anni luce.
Arrivavi nella zona dedicata, il gestore aveva già uno straccio nella tasca posteriore destra, e con garbo ti chiedeva le chiavi, ed insieme al suo staff iniziava, insaponandoti l’auto.
Una volta finito, le frasi di rito….. acqua??? Olio???? le spazzole??? diamo una controllatina???
E qualche volta ci scappava un gadget della compagnia.
Ma quello che oggi vorrei ricordare sono alcuni dei distributori che si vedevano in quegli anni, che spesso erano dei capolavori del design industriale.
Opere del fior fiore degli architetti e designer, oggi visibili in alcuni libri, più o meno “specifici”.
In Italia ne son rimasti pochi
uno dei più noti è quello dove Lapo Elkann ha installato la sua nuova attività, come quello di Trieste della BBPR del 1953, che oggi è diventato un “distributore di cultura”.
Altri sono stati recuperati diventando dei bar alla moda, le sedi per la promozione turistica di una zona (Lido di Camaiore – Lucca).
Un Distributore vintage è, oggi, una testimonianza
anche di aziende che non esistono più.
L’AQUILA Carburanti, e proprio uno dei suoi ex distributori è oggi considerato uno dei migliori esempi nel design industriale, visibile nella foto appena sopra.
Venne costruito a Sesto San Giovanni nel 1949
dall’architetto Aldo Favini, l’impresa costruttrice la “Lario Tamburini di Milano”, con una superficie coperta di 16 metri, con un altezza di 18, edificato sulla SS Serenissima a Sesto San Giovanni.
Ma il “Distributore vintage” probabilmente più conosciuto
quello fra i più belli, con la sua tribolata storia, è l’opera fatta edificare dal grande Enrico Mattei, a Milano.
Nel 1951, dopo aver incaricato l’architetto Mario Baiocchi
partiva la costruzione di quello che oggi è, molto probabilmente, il più famoso ex distributore d’Italia.
La guida del cantiere venne affidata all’Ingegner Camillo Bianchi
che permise che i lavori finissero nel 1953, dopo soli due anni.
Posto in una posizione molto strategica, in Viale Certosa a Milano, in un punto in cui due viali confluivano.
L’architetto presentò un progetto molto particolare
con parti che ricordassero la prua di una nave, facendolo con alcune pensiline che la commissione comunale (che doveva accettare il progetto), tentennò ad approvare.
Finiti i lavori ci si trovò davanti ad un distributore non solo bellissimo
ma molto completo, innovativo per i tempi, dotato delle ovvie pompe per fare rifornimento, un’ampia zona per l’autolavaggio, una capace officina, così completa dal comprendere sia l’elettrauto che il meccanico, addirittura dotato di una sala d’attesa.
Nel piazzale si accedeva con la propria auto, potendosi fermare nel bar, e questo fu l’inizio di ciò che avremmo visto anni dopo.
La struttura aveva anche un piano superiore, dove gli spazi erano destinati ad alcuni uffici e una zona abitativa.
Ma chi ci andava per fare rifornimento veniva subito stupito, colpito, da quelle pensiline, che ricordavano una astronave, considerando anche il fatto che fosse stato costruito in una zona dove le case ed i palazzi, erano molto classici, talvolta piuttosto grigini 😉 .
Fu la prima e più importante pompa di benzina “futurista” di sempre.
Da piccolo, non ricordo esattamente quanti anni avessi
ero a Milano con mio Zio Giorgio, rappresentante del settore auto, mi trovai davanti una struttura in totale stato d’abbandono, quasi fatiscente, e lo rimase per anni.
Nel 2012 il Politecnico di Milano
si ricordò di questa struttura, per fortuna, allestendo al suo interno una mostra.
Pochi anni dopo, Lapo Elkann, decise di recuperarlo, inaugurando il Suo Garage Italia Custom, ed in seguito, dopo averne parlato con l’amico Carlo Cracco, anche la sede di un ristorante.
si faceva rifornimento