Ducati Mini Marcellino
Stavo riguardandomi alcune foto
anche di quelle che avevo già pubblicate sulla pagina FB, facendolo così, senza uno scopo preciso.
Quando rivedo quella di un motorino a ruote basse, e penso subito che debba scriverci qualcosa, era da una vita che non lo facevo.
Provo a fare mente locale, per ricordare su quale libro l’avessi “trovato”, tentennando un attimo.
Vado verso lo scaffale, cerco quel libro, quello sugli scooter d’epoca, lo trovo quasi subito, con un entusiasmo immediatamente “sopito” dal fatto che fosse in inglese.
Ed io con l’inglese non è che possa definirmi ferrato, nonostante ci stia provando, tentandoci da un po di tempo.
Quindi 😉 😉 vogliate considerare che quanto leggerete è frutto di qualche oretta davanti a Google Traslate, al mio vecchissimo vocabolario della Ragioneria, e con mio figlio che si diverte, prendendomi in giro.
Siate umani.
Dicevamo……. un piccolo, piccolissimo, motorino
assemblato e distribuito in Spagna, (successivamente) dietro licenza della Nostra Ducati, con delle dimensioni così ridotte dal poter essere ripiegato e sistemato nel bagagliaio di un’auto, anche di una utilitaria, non solo una station wagon.
Come accessorio a richiesta (sulla versione Super) aveva una custodia, esternamente in sky ed internamente in un bel tessuto a quadri.
Ducati Mini Marcellino, due le serie
la prima e la successiva il Mini Marcelino (con una sola L) Super, con il secondo che differiva dal primo per una sella più corta, un nuovo fanale rotondo, e (finalmente) le sospensioni posteriori.
Il motore della versione Super aveva un nuovo carburatore Dell’Orto SHA 14/14, che sostituiva il precedente SHA 14/12, con la potenza che passava da 1,8 cavalli a 2,2.
La Spagna, il paese in cui ebbe la sua maggior diffusione
negli anni 60, nonostante un prezzo di listino piuttosto alto, 13.100 Pesetas (di allora), certamente non basso, magari paragonandolo al prezzo di listino per una Seat 600, che ne costava 68.000.
Ma era un periodo in cui i ciclomotori a ruota bassa riscuotevano un enorme successo
in Italia furono i protagonisti anche di alcune pellicole, fra queste ricorderei (per simpatia) quella con protagonista uno scolaro “dispettoso”, Pierino.
E giusto per ricordarne qualcuno, dello stesso periodo, Vi propongo alcuni link, con alcuni post dedicati ai “ruota bassa” su dannatavintage.com:
Malanca Bibì – Italjet Go Go – Oscar Ciclomotori Can Am – Moto Guzzi Magnum 5 – Innocenti Lambretta 50 cc Rossella.
A distribuirlo in Spagna era la Dismave SL, di Sagunto (Valencia)
che iniziò ad importare il modello prodotto in Italia dalla DMT Dynamic Meccanica Tassinari di Ravenna, condividendone anche il motore, un Franco Morini da 47,6 cc.
I modelli prodotti in Italia dalla DMT erano sprovvisti dei pedali
che invece montavano quelli prodotti in Spagna, questo “mini motorino” aveva un peso complessivo di soli 27 chilogrammi, un record per quegli anni.
Ma la Dismave SL voleva qualcosa in più
tanto da assumere (nel 1968) Ernesto Palmieri Pirazzoli, ex pilota e meccanico della Ducati.
Grazie a lui, alle sue capacità e conoscenze, iniziò una proficua collaborazione fra l’azienda spagnola e la Ducati, per la fornitura dei motori, facendolo tramite la filiale spagnola la Mototrans.
Su questa versione del Marcellino, la più defintiva, era visibile un adesivo:
Fabricadas en Espana con licensia de Ducati Meccanica SPA Bologna Italia por Mototrans Almogavares , 181 al 189 Barcelona (5).
E qui proverei subito a sedare alcune delle polemiche lette su alcuni siti e pagine, relativa alla vera attribuzione di questo, ciclomotore a ruote basse, alla Ducati.
Infatti, se i primi, primissimi (e pochissimi), esemplari distribuiti fossero dotati del motore Franco Morini, è altrettanto vero che gli altri, quasi tutti gli altri, montassero quello Ducati.
Il cambio era opzionabile fra “automatico” o a tre rapporti, con un telaio in tubi tondi.
La primissima versione (quella non con il motore Ducati), derivata da quella prodotta dalla DMT, aveva l’accensione a corda, la seconda (Ducati) a pedale.
Fra gli optional :
la borsa per riporlo descritta poco sopra, la carrozzeria bicolore, ad essere colorato era anche il telaio.
Successivamente, per la versione Super, erano opzionabili anche il cestello dal applicare sul manubrio, due borse da agganciare sui fianchi posteriori, e il contachilometri.
Il Ducati Mini Marcellino, oggi è diventato un oggetto di culto per molti collezionisti ed appassionati che ne cercano uno
(quasi quasi mi ci metto anche io), pur consapevoli che ne siano rimasti pochissimi, sono passati parecchi anni, e in molti sono stati utilizzati sino allo sfinimento, per poi essere demoliti.
In sintesi:
un piccolissimo motorino, pieghevole, per poter essere alloggiato, nella sua comoda borsa, nel bagagliaio, prodotto dopo una collaborazione fra la nostra Ducati e un’azienda spagnola, grazie a Ernesto Palmieri Pirazzoli e la filiale spagnola della casa Italiana, la Motortrans.
Prodotto in due serie, la seconda più “comoda” grazie anche alle sospensioni di serie e più prestazionale con un motore leggermente più potente.
Vista la sua praticità veniva acquistato anche da persone molto benestanti, che lo utilizzavano per muoversi nei porti, dopo averlo comodamente scaricato dalla loro imbarcazione.
Cosa che condivideva con la (fantastica) Innocenti Lambretta 50 cc Rossella.
Per chi volesse acquistarne uno
presti molta attenzione a quelli con parti non originali o “mischiate”, spesso miscelate con componenti provenienti da versioni differenti, o non del tutto “originali”.