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Marcello Gandini al Mauto di Torino

Marcello Gandini al Mauto di Torino, la mia passione per Marcello Gandini ha radici profonde e piuttosto datate, ero molto piccolo la prima volta che sentii il suo nome.

 

 

Era uno di quei pranzi di famiglia, Pasqua se non ricordo male

c’era un mio caro zio, che senza che i discorsi precedenti lo avessero portato lì, estrasse il ritaglio di un articolo di giornale, dalla tasca interna della sua giacca da comunione, ed esclamò…..

Avete visto che macchina ha fatto la Lamborghini (SI trattava di una Miura arrivata a Desenzano del Garda e fotografata) ????

Mio padre lesse l’articolo ed in alcuni tratti, con voce più alta, fra i vari, nominò Gandini.

Ne ho un ricordo così nitido perchè avrei trovato impossibile il dimenticarmene, infatti ad ogni cena di famiglia quel caro zio non perde occasione per ricordarmelo, mettendo l’accento sul come avessi strabuzzato gli occhi vedendo la foto della Miura.

Nella foto qui sotto un immagine presa dalla pagina del caro amico Alessandro Zavagli Ricciardelli Castro, co-gestore della pagina facebook d’annata vintage, la stessa dalla quale questo blog ha preso il nome.

Marcello Gandini al Mauto di Torino, finalmente quella domenica……..

Domenica, quella domenica, attesa e programmata da tempo, entrando nel Mauto di Torino, un pelino di quel bambino ritornò, ero eccitato, voglioso di guardarmi e gustarmi quegli autentici capolavori.

Alla biglietteria una coppia quasi matura di inglesi stava pagando il biglietto, e fra i tentennamenti della signorina e il pago-bancomat che esitava, mi sembrò essere passata una vita, era troppa la voglia di entrarci.

Marcello Gandini al Mauto di Torino, oggi non leggerai di descrizioni specifiche o schede tecniche

ma del come e quanto abbia provato una certa emozione trovandomi davanti a quelle auto.

L’ingresso del museo era piuttosto buoi, inizialmente pensai che fosse per via dei miei occhiali foto-cromatici non ancora privi della schermatura, ma da li a poco dovetti ammettere che lo fosse, a prescindere.

Marcello Gandini al Mauto di Torino, la prima auto della mostra

Mi trovo subito davanti una Countach, auto che si mi piace, ma non facendomi impazzire, la guardo ed osservo come comunque merita, indugiando sugli interni e per le sue ottime condizioni.

Marcello Gandini al Mauto di Torino, la prima auto della mostra, la Lamborghini Countach

Giro l’angolo e vedo Lei, sua maestà la Miura, ma preferisco aspettare, dovevo prepararmi meglio per riuscire a vederla come volevo.

La Miura

Mi soffermo sulla Renault 5

quasi velocemente leggo la didascalia sulla parete, ed intanto con la coda dell’occhio scruto la meraviglia, con il mio orecchio sinistro già proteso ad ascoltare il video (ripetitivo e corto) che uno schermo stava proponendo.

La Renault 5

Lascio egoisticamente un attimo il telefonino in tasca, volevo godermela senza interruzioni, d’altronde, era LA Miura, una S.

Nonostante il lato guida fosse letteralmente attaccato alla parete in cartongesso, riesco a scrutarne gli interni, badando a sfiorarla, senza mai toccarla.

Ero da solo, quindi non ho badato ad alcuna formalità, mi ci sono inchinato davanti, e non solo per vederla meglio 😉 .

Da quella posizione mi sembrò ancora più bella, imponente.

Ad un certo punto metto la mano in tasca ed inizio a fotografare.

Mini De Tomaso, lo so la foto non è venuta benissimo 😉

Proseguo, dietro un’altra parete, sempre in presunto cartongesso, allestita con molte scritte e poster,  scorgo la Mini 90 che insieme alla Fiat 126 è nei primi cinque posti della mia personale classifica delle auto “piccole”.

Lamborghini Espada

Proseguo e arrivo alla Espada

auto che vidi sempre da piccolo, qualche volta, fuori da un Hotel a Sirmione.

La ricordavo bene, quell’auto che Ferruccio Lamborghini definì “da famiglia”, pare perché arrivasse solo a 240 KM/K, solooooo.

Me la guardo e nel mentre arriva un signore, un inglese

inizia a chiedermi qualcosa e io spinto dalla mia enorme passione, nonostante il mio inglese osceno, sembro riuscire a rispondergli, pare esserne soddisfatto.

Sulla parete vicina, un mega-schermo stava proiettando un’intervista a Marcello Gandini, ed io quel giorno, sia nel primo che nel secondo tempo, l’avevo sentita così tante volte, dall’averla quasi imparata a memoria.

Ma era giunta l’ora, stavo per entrare nella sala principale, quella già vista in alcune foto comparse su internet, ero vicino.

Mi fermo, posizionandomi nell’angolo estremo a sinistra, per riuscire ad avere un quadro completo della situazione.

La Lancia Statos prototipo Zero

è la prima che mi fermo a guardare, sono ancora da solo, e senza essere troppo impertinente, mi siedo sul bordo della pedana, e protendo il mio non esile corpo verso gli interni di quella meraviglia.

Lancia Stratos 0, vista da dietro.

 

Mi limito a scrivere che fossero fantastici, per dare un minimo l’idea sul come mi entusiasmarono.

Alfa Romeo Carabo

 

La Alfa Romeo Carabo

Di fianco un altro prototipo, la Alfa Romeo Carabo, e li ripeto le manovre fatte per la 0.

Lancia Stratos 0 e Alfa Romeo Carabo

Delle due a colpirmi di più è stato il prototipo Lancia, non che avessi trovato meno interessante la Carabo, ma semplicemente mi ha emozionato di più la HF 0.

Ed arrivo davanti alla Montreal

la ricordavo abbastanza bene, l’aveva un amico di papà, uno che quando guidava pensava di essere sempre su un circuito, e dietro ci fosse qualcuno che lo stava superando prima del traguardo.

Alfa Romeo Motreal

bsh

Sono indeciso sul come proseguire la visita, senza pensarci troppo procedo in senso antiorario, ed arrivo alla Stratos Alitalia, mi siedo sul piedistallo della Alfa Romeo Montreal, e me la gusto come merita, senza alcuna fretta.

https://www.dannatavintage.com/2019/05/18/marcello-gandini-al-mauto-di-torino/

Torno all’inizio, e riprendo il mio giro, lasciando quell’auto al centro della sala per ultima, mi ero imposto di farlo.

Runabout

La Runabout,

Eccola, forse quella che più mi ha colpito, che mi ha fatto sostare di più, il prototipo della Runabout, era la primissima volta che la vedevo.

E il mio fermarmi più tempo son convintissimo non fosse dovuto solo a quello.

Meravigliosa, fantastica, subito ho pensato al come avesse scioccato chi la vide in quegli anni, sul come ne fosse rimasto colpito.

Ci sarò stato almeno una mezz’oretta, abbondante, non riuscivo a staccarmici.

Ma dovevo proseguire, conscio che prima o poi la moglie che era alla fiera del libro mi avrebbe chiamato.

Proseguo con l’auto vicina, una Maserati Khamsin, anche lei era la prima volta che la vedeva, seppur l’apprezzassi da tempo, nonostante la mia tifoseria sia una conseguenza di quanto visto e letto su uno dei miei vecchi libri o riviste.

C’era anche un elicottero, non grandissimo, lo ricordavo per averlo visto su un vecchio libro, acquistato recentemente.

Le due ruote, ed anche su quelle il maestro ci si cimentò, disegnando l’Innocenti Lui, il “motorino” fra i più belli che ho mai visto.

Urraco, la mia auto preferita, in assoluto.

Ecco, era arrivato il momento di guardare la mia auto preferita, in assoluto, quella che alcuni amici mi avevano “affibbiato” come soprannome, la Urraco, di un colore indovinatissimo e con i paraurti cromati.

Come non invidiarne il proprietario, come non rosicare davanti ad una simile auto???

Io lo stavo facendo, e piuttosto bene 😉 .

Mi ero ripromesso di visitare anche la parte espositiva al piano superiore

in fondo ero già lì e non potevo sprecare quell’occasione.

Mi avvicino alle scale, e prima di salire “saluto” un esemplare di Stratos “civile”, una di quelle che un cliente facoltoso poteva acquistare in una concessionaria Lancia.

Era arrivato il secondo tempo, salivo le scale e visitavo la restante parte della mostra.

Marcello Gandini al Mauto di Torino, la sala più grande dell’esposizione

Onestamente, salvo qualche caso, non mi soffermai molto al secondo piano

non che lo abbia trovato poco interessante, ma ero venuto lì per Marcello Gandini, quindi dopo una buona oretta le mie gambine, senza essere troppo collegate al cervello, istintivamente, mi portarono sulla rampa e con passo accelerato mi riportarono al piano terra.

Ripartii da capo, come se non la avessi ancora vista, la Miura occupò una parte importante della seconda fase, come fece anche quel video sul mega-schermo.

La sala principale la affrontai diversamente, mettendomi al centro, girando intorno alla Urraco, e riguardando tutte le auto ivi contenute, per l’ennesima volta.

Uscii un attimo per un caffè, anche perchè quel camminare ed inginocchiarmi frenetico, stava dando i suoi frutti.

Entrando anche nel piccolo shop, ed uscendoci quasi subito.

Ritornai ancora una volta la, partendo dalla Stratos nel “sotto scala” 😉 😉 e saltando la Countach.

Davanti all’auto gialla, la più bella di sempre, mi fermo a fare due parole con tre signori, tre amici, appassionatissimi anche loro, trascorrendo dieci minuti serenamente e piacevolmente.

Si era fatto tardi, quasi l’una.

Esco, chiamo la moglie, mi risponde che stava ascoltando una conferenza, appena terminata mi avrebbe chiamato subito.

Passa quasi una mezz’ora, io sono li fermo seduto su un muretto a guardarmi le foto, intanto penso che oramai il tempo per fermarci a pranzo fuori Torino fosse finito.

Mi chiama, ciao Filippo, qui vicino ho visto una trattoria, si chiama Osteria del FIAT, proviamo???

Che domande…….

Siamo fortunati, arriviamo in un momento in cui la calca sembra aver avuto una sosta, liberandosi subito un tavolo da due.

Ci sediamo e la cara moglie mi mostra i libri che aveva acquistati per me, tutti perfettamente indovinati.

CI sediamo, dieci minuti dopo si forma una coda che arrivava abbondantemente fuori del locale.

Sulle pareti sono molte le foto e i ricordi della Fabbrica Italiana Automobili Torino.

Il pranzo prosegue raccontandoci cosa avessimo visto

cosa ci fosse piaciuto, nel mentre i miei occhi andavano dove volevano, erano troppe le cose che volevano essere viste.

Andiamo nel parcheggio a pagamento, quello vicino all’ospedale, riprendiamo la Golf e  ripartiamo verso casa.

Concludendo, Marcello Gandini al Mauto di Torino

delle auto disegnate dal Maestro ne mancavano, non poche peraltro, ma comunque quelle presenti erano in un numero più che sufficiente.

Se vorrai, nel blog, ne troverai altre, non ancora tutte, ci sto lavorando 😉 .

I link di quelle presenti nel blog e non già “linkate” qui:

Qvale Mangusta

Ferrari Rainbow

Lamborghini Bravo

Citroen GS Camargue

Lamborghini Marzal

BMW Spicup

Bugatti EB110

Lamborghini P140

Lamborghini Diablo

Alfa Romeo Giulietta Sprint Speciale

Alfa Romeo Delfino

Fiat X 1/9

I musei, quelli che…….

In fondo quando ho iniziato a scrivere questo post sapevo già che alla fine una certa malinconia mi avrebbe pervaso, in tutti questi anni, sin da ragazzino, ho sempre considerato gli anni 70 come un decennio fantastico.

Il blog è quasi unicamente focalizzato lì, e spesso penso a quanto i designer italiani fossero bravi, i migliori di tutti, e di sempre.

Marcello Gandini il maestro, il migliore, anche quando troppo giovane per potersi definire esperto, appena arrivato alla Bertone Design, disegnò la Miura.

Con lui un ciclo si è chiuso, definitivamente, non lo ho potuto conoscere, e quanto mi sarebbe piaciuto farlo, spero di riuscirci, a sto punto me lo porrei come obbiettivo.

Lo stesso ciclo che si aprì ed ebbe tre grandi protagonisti, Lui, Ferruccio Lamborghini e Bertone.

L’ASI e la collezione Bertone

qualche anno fa, nel 2015, l’ASI in un’asta in via telematica, riuscì ad accaparrarsi 79 pezzi, fra auto telai e modelli, della collezione Bertone.

Ad una cifra di 3,44 milioni di Euro, con un numero di quaranta rilanci nella stessa asta.

La cifra esatta di 3.445.182,40 Euro è comprensiva di Iva, diritti d’asta e Iva sugli stessi.

Oltre alle auto sono da comprendere anche alcuni disegni e progetti non sviluppati.

Il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha vincolato la vendita delle auto in un unico lotto, indivisibile, rendendo non alienabili singolarmente i pezzi facenti parte della collezione, inibendo anche la possibilità di venderli all’estero.

(Scuserete il mio disappunto nella seguente domanda), ma visto che si sono prodigati (giustamente) nel porre un simile vincolo, non è che potevano metterci qualcosina anche loro????

No perchè, molto convintamente, oltre a chiedermelo, vorrei sapere se e quanto abbiano effettivamente contribuito 😉 .

Comunque, i miei sinceri complimenti all’ASI per aver salvato un patrimonio simile, un plauso fragoroso.