Nigel Mansell, uno dei miei piloti preferiti, capace, sia in gara che fuori dai circuiti, di dimostrare quanto fosse un uomo determinato e forte.
Ce lo ricordiamo in tanti quando nel 1984 a Dallas, dopo aver ottenuta la sua prima pole position, finiva la benzina ad un centinaio di metri dall’arrivo.
Lui scese provando a spingerla, ma sfinito dalla corsa, con un caldo opprimente, fini con il cedere svenendo a pochi metri dall’arrivo.
Era un tifoso di Jim Clark, e per emulare il suo idolo iniziò a correre sin dalla tenera età, a sette anni in un campo dietro casa, per poi provare subito con i go-kart.
Il suo “irruento” modo di correre emerse subito.
Tanto che dopo un brutto incidente furono costretti a dargli addirittura l’estrema unzione, le sue condizioni fisiche fecero temere per il peggio.
Continuò a correre
senza preoccuparsi troppo di quanto fosse accaduto, vinse il campionato inglese della Formula Ford del 1977.
Un successo che lo convinse a fare il grande passo, provare a correre nella Formula 3, e nonostante la sua situazione economica non lasciasse grandi speranze, non avendo poi sponsor a supportarlo.
Sua moglie, la persona alla quale andrà sempre riconosciuto di averlo sia spronato che assecondato, non gli fece troppo problemi quando per potervi partecipare decise di ipotecare la loro casa.
Roseanna non esitava mai.
Lo accompagnava sempre, sostenendolo anche quando i successi non arrivavano, e dimostrandosi entusiasta per quell’unica vittoria conseguita nel nuovo campionato.
Conosciuta nel 1970 e sposata nel 1975, dal loro legame nacquero tre figli, Chloe (11 aprile 1983), Leo (4 gennaio 1985) e Greg (8 dicembre 1987).
I denari scarseggiavano, i debiti aumentavano, ed anche troppo.
Ecco che allora Nigel accettò la proposta fattagli dalla Ralt-Honda e dalla Lotus per diventare un loro collaudatore, con la Honda nella categoria cadetta, con la Lotus addirittura in Formula 1.

Nigel Mansell alla guida della Lotus nei primi anni 80, con quella che era una vettura già datata e poco prestazionale.
Nel team di Formula uno c’era uno dei migliori talent scout della storia motoristica
un certo Colin Chapman e, fu proprio lui a farlo debuttare, iniziò la sua “avventura in Formula Uno a Zeltweh nel Gran Premio d’Austria.
La gara non fu esattamente soddisfacente, le Lotus erano auto datate con posizioni da mezza classifica, e dopo soli 41 giri Mansell fu costretto al ritiro per la rottura del motore.
Passato un anno, nel 1981, venne comunque riconfermato, non volendo deludere chi gli dimostrò tutta quella fiducia non si fece attendere nei risultati.
Arrivò il primo podio, in Belgio
dopo aver ben figurato a Montecarlo, con il terzo tempo in qualifica e nonostante la rottura di una sospensione in gara, arrivarono i primi punti nel campionato, ottenendone otto a fine stagione.
Nel 1982 Elio De Angelis diventa suo compagno di scuderia, lo stesso che vinse il GP d’Austria.
Il 1982, il suo peggior anno.
Partendo dall’antipatia dimostratagli da Peter Warr, il tecnico della Lotus che non ebbe mai problemi a dimostrarla.
Nello stesso anno perirono Gilles Villeneuve e Paletti in due brutti incidenti, Pironi (sempre per colpa di un incidente) fu costretto a porre fine alla sua carriera.
Nigel Mansell si ruppe un polso dopo un urto con Bruno Giacomelli, rimanendo fermo per alcuni GP.
Ma (credo) che il vero Nigel Mansell lo abbiamo visto nel 1983
la Lotus disdisse il contratto di forniture dei motori con la Ford Cosworth, passando a quelli V6 della Renault.
Ma l’entusiasmo iniziale finì subito, Colin Chapman moriva vicino al Natale del 1982, lasciando allo sbaraglio i piloti e tutto il team.
Il 1983 iniziò, i risultati erano scarsi, sino al quasi arrivo dell’estate, con una nuova versione della vettura, molto modificata rispetto alla versione precedente, con la nuova vettura Mansell arriva terzo a Brands Hatch.
Questo risultato rincuora sia lui che gli uomini del team, infondendogli una nuova fiducia, ce ne era davvero bisogno.
E lasciatemi pensare che i rapporti con Peter Warr (nuovo direttore dopo la morte di Chapman) fossero sensibilmente migliorati.
Una curiosità
Sulla Williams correva con il numero rosso, differenziandosi dal suo compagno di squadra che lo aveva bianco.
Nel 1984 arrivò il miglior pilota di sempre Ayrton Senna
Lo stesso pilota che lo sostituì nel team Lotus, scelto da Peter Warr dopo che Mansell perse il GP di Montecarlo che stava dominando, uscendo alla curva della stazione.
Il direttore del team inglese convinse lo sponsor principal, la Jhon Player Special, ad ingaggiare Ayrton lasciando a piedi Nigel.
L’episodio del 1984 poco sopra descritto colpì un altro talent scout, Mr. Frank Williams
che nel 1985 lo volle nel suo team, affiancandolo ad un altro campione, Keke Rosberg.
In quegli anni la Williams stava (inizialmente) sviluppando il nuovissimo motore turbo della Honda, ergo che per Mansell non vi fosse alcuna certezza nei risultati.
Il suo campionato iniziò come tutti gli altri, stentando i primi mesi sino a quasi metà della stagione, per poi essere quasi sempre fra le prime posizioni nei GP successivi.
Stava arrivando la gara “di casa”, Brands Hatch, e vinse, bissando il successo anche nella successiva gara in Sud Africa.
Nel 1986, Keke cambiò team e a sostituirlo arrivò uno dei piloti più caparbi e tosti di sempre, Nelson Piquet (che mi piaceva molto).
Nigel vinse in Belgio e in Canada, piazzandosi nelle prime posizioni nei GP USA, Francia e Gran Bretagna.
Nella seconda metà della stagione emerse una fortissima rivalità con il suo compagno di squadra Nelson Piquet.
Mansell vinse il GP del Portogallo presentandosi in testa alla classifica del mondiale con sette punti di vantaggi su Prost e la sua McLaren.
Sembrava avere la vittoria del mondiale in pugno, e nonostante la rivalità con il compagno di scuderia.
Nel GP di Adelaide in Australia che stava dominando, al 63° giro una delle ruote posteriori si rovinò, impedendogli di proseguire e costringendolo a tornare subito ai box.
Prost prese il comando della gara e con pochissimi punti di differenza (dati anche dalla vittoria di quel GP), vinse il titolo mondiale.
In quello stesso anno il patron del team, Frank Williams, dopo un gravissimo incidente d’auto, occorsogli in Camargue, mentre tornava a casa dopo alcuni test, rimase lontano per quasi tutto il resto della stagione, purtroppo costretto su di una sedia a rotella per il resto dei suoi giorni.
Il team con quei due piloti dominò la stagione 1986-87
Un’altra stagione dove il titolo venne mancato per un soffio.
Mansell vinse a San Marino, Francia, Gran Bretagna, Austria, Spagna e Messico, Piquet in Germania, Ungheria e Italia, i due dominarono il campionato.
E se ancora una volta Nigel era leader della classifica, un altro episodio non gli fece conquistare il titolo di Campione Mondiale.
Nel GP del Giappone durante le prove libere Nigel Mansell, dopo un pauroso incidente si ruppe alcune vertebre, costringendolo a ritirarsi e lasciare campo libero al compagno di squadra che vinse il mondiale.
Un anno horribilis il 1988.
il team inglese perse i motori nipponici, sostituendoli con dei motori artigianali Judd, molto poco affidabili e dalle prestazioni piuttosto scarse.
Mansell per riconoscenza decise di rimanere comunque nel team di Frank Williams, insieme con Riccardo Patrese suo compagno di scuderia che aveva preso il posto del rivale Nelson Piquet.
Saltò anche due gare per problemi di salute, riuscendo ad ottenere due lusinghieri ed inaspettati secondi posto, risultati rinfrancanti dopo i 14 ritiri per la rottura del motore.
Ed arriviamo a quello che credo essere uno dei migliori periodi per Nigel Mansell, nel 1989 viene chiamato dal Drake, una rossa di Maranello era pronta per lui.
Nel team Ferrari con Gerhard Berger, vinse subito il GP del Brasile (davanti a Prost).
Lo fece quando l’auto sembrava non funzionare, avere grossi problemi, i meccanici si misero di buona lena riuscendo a sistemare l’auto, permettendogli di vincere nel primo GP.
Il suo primo anno in Ferrari (1989) lo vide costretto al ritiro:
a Monaco e in Messico e in Italia, per problemi meccanici
negli USA per problemi all’impianto elettrico
a San Marino dopo il terzo posto in qualifica fu costretto al ritiro per la rottura del cambio.
squalificato in Canada e Portogallo
costretto al ritiro in Giappone e Australia
Fra i risultati positivi arrivò secondo in Francia e Gran Bretagna, arrivò terzo in Germania, vinse in Ungheria (partì dodicesimo), in Belgio terzo.
A fine campionato arrivò quarto con 38 punti complessivi.
Ma nel 1990 la Ferrari gli affianca un pilota “difficile”
un egocentrico che voleva che tutto ruotasse solo ed intorno a lui, arrivò Alain Prost (che non mi piace).
Mi scuserete se non sono definibile come un tifoso per il pilota francese, ma dopo che costrinse il team Ferrari a sostituire la sua vettura con quella di Mansell, adducendo motivi legati a differenze fra le due vetture, faccio fatica a trovarlo “simpatico”.
Senza dimenticarmi altre cose.
Pur vero che Nigel nel GP del Portogallo, che vinse partendo dalla pole position, strinse Prost verso il muro, costringendolo a far passare la McLaren di Senna che poi vinse il mondiale scavalcando proprio il suo compagno di squadra.
Mansell tornò alla Williams
La rivalità Mansell Senna del 1991.
Con una Williams tornata competitiva Nigel nella seconda metà della stagione riuscì a vincere in Francia, Gran Bretagna e Germania, colmando il pesante gap avuto sino a prima con la McLaren di Senna.
Vinse anche in Italia e Spagna, arrivando vicinissimo alla testa della classifica.
Il motore Renault aveva colmato le differenze ed i problemi di affidabilità.
Le gare successive furono sempre caratterizzate da un susseguirsi di sorpassi spettacolari e duelli indimenticabili fra i due grandi piloti, sino al GP del Giappone.
L’ennesimo episodio sfortunato, Nigel vide sfilarsi una ruota mal fissata dopo il pit stop, e il campionissimo brasiliano involarsi verso il titolo mondiale.
E finalmente, meritatamente, nel 1992……..
Con nove vittorie e 14 pole position su 16 GP vinse il suo primo ed unico mondiale.
La stagione iniziò subito molto bene, vincendo le prime cinque gare in Sudafrica, Messico, Brasile, Spagna e San Marino.
Seguite anche dalle vittorie in Francia, Gran Bretagna e Germania, con Patrese che lo seguiva passa passo in classifica, sino al GP dell’Ungheria dove il suo compagno di scuderia costretto da un ritiro gli permise di vincere il titolo in anticipo.
Nonostante avesse già il titolo in tasca continuò a vincere
dimostrando di che pasta fosse fatto, in Portogallo, finendo la stagione con 108 punti, quasi il doppio del suo compagno secondo nella classifica finale.
Sino a quando la Williams non lo riconfermò scegliendo Alain Prost spinto dalla casa motoristica francese.
Nel 1993 come in una sorta di mesto buon ritiro accetta la proposta di Paul Newman e Carl Hass e si trasferisce negli USA per partecipare al campionato Cart.
Vincendo subito il campionato del 1993.
Nel 1994 Frank Williams lo richiama a casa affidandogli l’auto di Ayrton Senna, appena scomparso, per provare a finire il campionato.
Quattro sole gare, con una vittoria in Australia, per nuovamente tornare sotto i riflettori della Formula Uno ed essere chiamato dalla McLaren.
Frank Williams lo volle per provare ad aiutare la sua prima guida Damon Hill a vincere il mondiale essendo insidiato dall’astro nascente Michael Schumacher e la sua Benetton Ford.
Il mondiale fu vinto dal campionissimo tedesco, per un solo punto, dopo il famoso incidente occorso fra i due leader della classifica nel GP d’Austria.
Nel 1995 a quarantadue anni.
Con la McLaren e il nuovo motore della debuttante Mercedes, con Mikka Hakkinen come compagno di squadra.
Ma lui correva per vincere e la McLaren del 1995 non era un’auto competitiva, tanto dal convincerlo a desistere dopo soli due GP, era troppa la differenza con le altre auto..
Ricorderei che quel suo ritorno fosse stato caratterizzato da un ingaggio che definirei sontuoso, ciò nonostante preferì concludere anzitempo il contratto con la McLaren.
Nigel Mansell il “leone d’Inghilterra”, nel 1995 si ritirò, uno dei migliori piloti di sempre, il pilota con i baffi.
Da appassionato non potrò mai dimenticare i duelli avuti con Ayrton Senna
che lo rispettava molto e considerava un vero duro, nel video uno dei duelli più belli di sempre secondo il mio modesto parere.
Ricordando con alcuni link “interni”.
Lui con Ayrton Senna, Gilles Villeneuve e Clay Regazzoni, saranno sempre i primi nella mia personale classifica.
Debuttò in Formula Uno nel 1980 (GP d’Austria) e corse sino al 1994
Pole position 32 in 187 gare disputate
Vinse 31 gare e arrivò per 35 sul podio
Un mondiale, vinto nel 1992.
Un ultima cosa, secondo me decisamente considerevole.
Se avrai letto quanto su scritto, pur rendendomi conto che questa volta di materiale ne abbia messo molto, forse anche più del solito……
Leggendo quei nomi, di piloti e team, son certo sia intuibile che Nigel Mansell abbia corso in quello che definirei il periodo migliore della Formula Uno “moderna”.
Con concorrenti di grande spessore, sempre con competitori agguerriti, nei numeri e negli anni, con una certa continuità.
Un pilota che seppe fronteggiare quei nomi, arrivando troppo spesso vicinissimo al titolo, sin troppo spesso perso per cause non solo a lui imputabili, ecco perché per me è e sarà sempre il secondo migliore pilota di quel periodo.
Vicinissimo al migliore di sempre Ayrton Senna da Silva.
i piloti indimenticabili