Le auto bimotore.
Un veicolo dotato di due motori.
Di esempi non ve ne sono stati poi molti, come è altrettanto vero che (per me almeno) il modello più visto e citato sia una berlina della Lancia sviluppata in tempi decisamente più recenti rispetto a quelle che vedremo insieme oggi che ne rappresentano le origini.
Le auto bimotore con la prima di cui si abbia notizia.
La Flying Dutchman II dello statunitense Bowden, la realizzò nel lontano 1904 con il solo scopo di battere il recordi mondiale di velocità, dotata di due motori Mercedes a quattro cilindri accoppiati da 60 cavalli ciascuno, riuscì a raggiungere come velocità massima i 176 km/h.
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Seguì un’auto britannica, la Sunbeam 100 HP di Segrave.
Montava due propulsori avio Matabele da dodici cinlindri uniti fra loro sul posteriore dove c’era anche la trazione, 22.4000 cc, nel 1927 questa vettura da record raggiunse i 330 km/h.
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Le auto bimotore 1931, quando la Alfa Romeo iniziò la serie delle monoposto con la tipo A.
Dotata di due motori a sei cilindri affincati con una cilindrata complessiva di 3504 cc, due i cambi in blocco con il motore ed altrettanti gli alberi di trasmissione e sempre due le coppie coniche posteriori (senza differenziale) che comandavano ogni ruota, nello stesso anno la 8 C 2300 cc.
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1935 e sempre una Alfa Romeo.
Ma approntata dalla Scuderia Ferrari per opporsi al dominio delle potentissime Auto Union, due otto cilindri per un totale di 6330 cc e 530 cavalli come potenza massima, sistemati uno sull’anteriore e l’altro sul posteriore che trasmetteva il moto tramite un albero alla frizione dell’altro montato anteriormente, le ruote motrici erano quelle posteriori che erano collegate al gruppo cambio differenziale da due alberi inclinati e coppie coniche.
Peccato che questa soluzione non permise alla Alfa Romeo di ottenere i risultati sperati.
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1938 ancora un’auto da record ma dal Regno Unito.
Era la Railton a trazione integrale con due motori Napier Lion presi da un aereo, dodici i cilindri sovralimentati e 2500 cc, con ciascuno trasmettere la potenza alle ruote di un assale, il pilota fu Cobb che raggiunse la ragguardevole velocità massima di 560 km/h.
Alfa Romeo 3000 cc tipo 316 del 1938 con un unico motore realizzato affiancandone due, con due alberi motore paralleli collegati da ingranaggi.
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Le auto bimotore, ma eccoci nel modo delle auto in produzione.
Di auto non più impiegabili solo su pista per battere un particolare avversario o un dato record, nel 1958 arrivava una fuoristrada la Citroen Sahara (un mio LINK), si pur vero che quei 450 esemplari prodotti non siano stati poi così tanti, (era derivata dalla 2CV) con due bicilindrici da 425 cc ciascuno indipendente dall’altro e completo degli organi di trasmissione che potevano funzionare singolarmente o insieme.
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1963 con un’altra auto inglese.
In quell’anno veniva presentato il prototipo della Mini Twini il cui corpo vettura era piuttosto affine a quello della Mini Moke, ogni assale aveva un gruppo motore – trasmissione, la cilindrata complessiva 2200 cc e 110 i cavalli sviluppati.
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La nostra Alfa Romeo fu una delle case automobilistiche a cimentarvisi con maggior convinzione, infatti credo di poter inserire in questo nostro elenco di oggi anche la 33 a otto cilindri, un’auto con due blocchi cilindri affiancati e presi da motori presistenti, come risultato finale un motore a V Boxer con un solo albero motore, sostanzialmente differente rispetto a quella Alfa Romeo 3000 cc tipo 316 del 1938 vista poco sopra.
Per record e battere concorrenti.