La OPES e dannatavintage.
Tutto il materiale qui presente arriva dalla mia biblioteca personale, salvo i necessari LINK per editare, Ti ringrazio.
Torino nel 1938, veniva fondata una nuova azienda meccanica italiana.
Con una pregressa esperienza nella lavorazione dei laminati metallici e la commercializzazione di motociclette.
Devo precisare una cosa, partendo dal considerare che abbia attinto da quattro fonti diverse per date ed editori, sul motore ho letto tre dati diversi, sul primo che il motore fosse unicamente un 748 cmc 24 cavalli e 95 km/h e su un altro volume che invece si trattava di un 702 con 20 cavalli sviluppati e una velocità massima di 85 chilometri orari, sul terzo e quarto che previdero la facoltà di scelta sulle due cilindrate. 😉 Ho scelto gli ultimi due.
La OPES Officine di Precisione e Stampaggio.
Nota per aver realizzato la Ninfea una particolare piccola vettura, dotata di un motore stellare:
- Tre cilindri radiali.
- Raffreddato ad aria.
- Con dimensioni e relativi ingombri ridottissimi, di chiara “ispirazione aeronautica”.
- Trazione anteriore e cambio al volante.
- Priva di un tunnel centrale nell’abitacolo.
- In blocco cambio e frizione.
- Apertura delle due porte controvento.
Quel piccolo propulsore dai test fatti riusciva a raggiungere prestazioni di prim’ordine, l’auto risultò stabile e maneggevole.
A pensarla e progettarla fu Giuseppe Milanaccio.
Tecnico noto sin dai primi anni ’30 e specie per quel suo motocarro a trazione anteriore, lavorò in FIAT come capogruppo dell’ufficio tecnico di officina per lo stampaggio a caldo.
Lasciava la FIAT per mettersi in proprio ed in soli dieci anni assunse la direzione ed il controllo finanziario di un gruppo industriale che comprendeva:
- la Costruzioni Meccaniche Felice Rasetti, azienda specializzata e allora nota per i suoi lavori nel settore della meccanica di precisione.
- Compagnia Italiana Fari CIF, azienda produttrice di fanali per auto, moto, eccecce.
- Ed ovviamente la protagonista di oggi la OPES.
La Ninfea oltre per quelle sue dimensioni e motore va ricordata per essere stata la prima auto italiana di nuova progettazione apparsa dopo la fine del secondo conflitto mondiale, un primato assolutamente da ricordare, pensata nel 1943 e poco dopo si vide la sua prima versione con un prototipo esposto alla Mostra della Meccanica a Torino nel 1946, per poi dover attenderne la versione definitiva due anno dopo, ancora una volta a Torino ma al Salone dell’Auto del 1948.
OPES Ninfea, una piccola berlina con due porte e cinque posti.
- Una scocca leggerissima a struttura portante.
- Priva di un telaio con solo un telaietto sull’anteriore che serviva per sostenere il motore e rendere più rigida la vetturetta.
- In posizione centrale il volante; soluzione che altri avrebbero ripreso qualche anno dopo; con la possibilità di essere montato a destra o sinistra a seconda delle richiesta fatte da un eventuale cliente, purtroppo eventuali visto che rimase una one off.
- A panca unica il sedile anteriore che poteva ospitare tre persone.
Il Milanaccio ci aveva creduto davvero sulla Ninfea, prevedendone circa cento gli esemplari producibili ogni anno, ma per problemi gestionali e finanziari vide chiudersi prima la Felice Rasetti seguita dalla quasi subitanea cessione delle altre due la CIF e la OPES.
Erano evidenti le difficoltà del periodo, una ovvietà purtroppo.
- Ma quel motore con parti realizzate in lega leggera.
- il sistema di distribuzione con valvole in testa, comandate con aste e bilancieri da un tamburo centrale e quattro lobi girante ad un ottavo della velocità del propulsore.
- La carrozzeria portante a guscio.
- I cinque posti con tre sul sedile/divano anteriore.
- La facoltà di scelta per posizionare il volante centralmente o a destra o a sinistra.
- Accidenti cosa altro si poteva pensare o avere in quel difficilissimo periodo ???
Ci mettiamo anche che in Italia a credere nel “tutto avanti” per primi siano stati la CEMSA ed appunto la OPES, quando in Europa a farlo furono marchi come la Citroen, che per dimensioni e mezzi finanziari non era nemmeno lontanamente paragonabile.
Non mancando mai di considerare aspetti come coraggio e spirito imprenditoriale.
Quel “periodo difficile”, posso forse dimenticarmi che la spirale dei prezzi tendesse a salire spesso e secondo alcuni talvolta senza troppi motivi evidenti?
Per citare un solo esempio nel 1945 una Fiat 1100 costava 251.000 Lire e un solo mese più tardi a fine gennaio del 1946 il suo prezzo di listino era di 325.000 Lire, ma nelle concessionarie c’era la fila per accaparrarsene una.
Si stava passando dalla produzione bellica a quella industriale, con evidentissime difficoltà nell’approvvigionamento dei materiali.
Nonostante tutto il Milanaccio lasciò un lavoro sicuro per cimentarsi in una nuova avventura, anche quando il non successo di altri che vi tentarono fu evidente.
Nonostante la concorrenza di marchi come Fiat, Ford, Citroen.
Posso dimenticarmi che per fare certe scelte ci volesse un certo coraggio oltre che denari e quanto questi erano pochi la risolutezza potesse sembrare ancor più grande, evidente ?
Diventando per tanti impudenti, magari solo per il fatto di aver creato una nuova azienda nel 1938 ed aver pensata nel 1943 una nuova auto con simili caratteristiche, presentandone il prototipo nel 1946 in occasione di un evento così importante.
La storia della Ninfea, la prima auto italiana di nuova progettazione apparsa dopo la fine del secondo conflitto mondiale.
Finiva ancor prima di nascere.
Di vederne qualche esemplare uscire dallo stabilimento della OPES.