La Fiat 126
Questa e’ fra le “piccole” una delle mie preferite, per una serie di motivi.
Sono nato nel 1971, lei nel 1972, siamo praticamente coetanei
l’avevano due vicini di casa, in periodi diversi, la prima era del nonno di un vicino, era bianca con i paraurti cromati, la seconda una Personal 4, della mamma di un vicino ed amico.
Da tempo ne avrei voluta una, proprio bianca e con i paraurti cromati, solo oggi, mentre scrivo, son sincero, capisco il perchè la volessi proprio di quel colore.
Io ed il nipote ci sedemmo varie volte sull’auto del nonno, spesso provando ad accenderla, o limitandoci a far finta di guidarla, inventandoci di essere in chissà quale posto o località.
Nel 2000, forse 2001, ne stavo prendendo una
ero nel mantovano, un cliente mi disse che in fondo alla via c’era un ragazzo che aveva ereditata una 126, verdina, dalla zia recentemente deceduta.
Preso da un certo entusiasmo segnai l’indirizzo esatto su un pezzo di carta trovato sul bancone e senza pensarci troppo vado la subito.
Io e il figlio del ferramentista entriamo in una villetta a schiera
probabilmente una casa Marcolini, verde pisello spento, ci riceve un ragazzotto sui quarant’anni, che senza indugio ci porta nel garage, lì fra vecchi mobili, televisori datati, ed altro, parzialmente celata da un vecchio e polveroso lenzuolo, c’era la 126.
Le sue condizioni non erano esattamente perfette, il colore piuttosto sbiadito, i sedili in similpelle logori, uno strappo su quello del guidatore.
Non mi faccio prendere dallo sconforto, la guardo, la ascolto, dopo che il nipote la accese e partì subito, sembrava girare bene.
Non potemmo fare un giro essendo priva dell’assicurazione, ci limitammo a due manovrine nel corto cortile della casa, sembrava andare tutto bene.
Sino al momento in cui l’erede ci disse il prezzo, nel 2000 chiedeva 3500 euro non trattabili.
Senza pensarci troppo gli risposi che la cifra era troppo alta
specie considerandone le condizioni, lui seccato la ricoprì velocemente e, nemmeno troppo velatamente, ci invitò ad uscire.
Per la meccanica de “La Fiat 126” dobbiamo ringraziare Dante Giacosa
che seppe inserire un piccolo motore con raffreddamento ad aria in uno spazio ridotto, intuendo anche che il serbatoio potesse essere alloggiato sotto il sedile posteriore.
Se la 126 era l’erede della 500, va ricordato che rispetto alla vettura precedente, la 126 era priva della doppietta, risultato ottenuto grazie a nuovi sincronizzatori di rapporto, capaci di rendere decisamente più semplice la guida.
Una curiosità
per inserire la prima era ancora necessario che l’auto fosse ferma, infatti quei sincronizzatori erano montati sulla seconda, la terza, e la quarta marcia.
Aveva dei freni a tamburo sulle quattro ruote, più grandi sulle anteriori
con un impianto frenante nuovo e “diviso” fra i due assali, una novità molto importante, anche per chi la guidava.
Non correva più il rischio di dover affondare il pedale tanto a fondo come faceva sulla 500, riuscendo a sentirsi decisamente più sicuro e tranquillo.
La Fiat 126, montava un alternatore al posto della dinamo
un cambio a quattro marce sincronizzate, la carrozzeria montava pannelli con spessori superiori rispetto a quelli presenti sulla 500.
Ciò nonostante, credo sia noto quasi a tutti che questa auto non ebbe un successo immediato
molto probabilmente fu il motivo che fece spostarne la produzione in Polonia, volendo anche inaugurare la prima fabbrica estera per la Fiat.
Storicamente, La Fiat 126, per un paese come la Polonia, fu molto importante
paragonabile alla Fiat 600 quando uscì sul mercato Italiano, considerando anche un prezzo di listino più “accettabile” per quel paese.
La produzione venne mantenuta sia in Italia che in Polonia sino al 1979, quando venne completamente trasferita nello stabilimento fuori dai confini italiani.
L’auto rimase pressochè la stessa, salvo alcune personalizzazioni, prettamente estetiche, con modelli come la Personal e Personal 4 che in molti ricorderemo.
Fu la BIS a ricevere un nuovo motore, un bicilindrico da 700 cc, con raffreddamento ad acqua.
Il motore era ancora montato posteriormente, la 126 è stata l’ultima Fiat con il motore dietro.
Sempre se confrontata con la 500 va ricordato che La Fiat 126
con quelle sue forme “squadrate”, pur restando una vettura dalle dimensioni decisamente ridotte, offriva maggior spazio all’interno, con le versioni Personal una maggiore qualità negli assemblaggi e per gli accessori (seppur ridotti).
Secondo quanto riportato da riviste, e commenti sentiti da alcuni ex proprietari
la 126 aveva un bagagliaio anteriore troppo piccolo (manco stessimo parlando di una berlinona), la stessa Fiat sembrò ascoltarli quando propose la versione “più definitiva” con il motore a sogliola che permise di ottenere un piccolo vano posteriore.
Quel motore da 700 cc, arrivato nel 1987, dopo 15 anni dal debutto, con raffreddamento ad acqua , permise alla piccola Fiat di essere considerabile come una piccola utilitaria da famiglia.
Concluderei con un consiglio, se potete prendetene una, anche se da sistemare, con pochi difetti, questa piccola Fiat crescerà e lo farà sempre.
Ricorderei anche la gamma colori di questa piccola Fiat, con alcuni pastello, molto tipici di un periodo in cui vedere auto di un colore che non fosse un grigio o un bianco era la norma.
Dalle verdine, alle panna, alle gialline, rosse, azzurre, bei tempi.
Su una prima serie sarò sempre pronto a scommetterci
le serie successive, anche le “speciali” (black & Silver) quelle decisamente meglio equipaggiate, le trovo meno interessanti rispetto alla MKI per un futuro interesse collezionistico, più o meno immediato.