Yeti i fuoristrada italiani.
Siamo nel 1968.
Quando veniva presentato una piccola auto per il fuoristrada che colpiva subito per le linee e dimensioni e finendo di farlo una volta letta la sua scheda tecnica dove avremmo letto veicolo con tutte le quattro ruote sterzanti.
Con due aziende costruirla (come leggeremo poco sotto), con le differenze costruttive indicate fra le due produzioni e vendute in un numero molto basso di esemplari, con la prima azienda la Delta e molti meno rispetto ai già pochi della sucessiva Samas, oggi mentre sto scrivendo ne ho trovati pochi in vendita e la maggior parte con i telai e le carrozzerie da sistemare.
Ridotto al minimo il raggio di sterzata con un diametro di 5,20 metri, riuscendo a percorrere meglio quei tratti dove le strade erano dei pendii difficili da percorrere (come i percorsi alpini), un veicolo con un’eccellente maneggevolezza e robusto.
Yeti il motore della prima versione.
Montava quello della Fiat 850 sull’anteriore, con una cilindrata effettiva di 843 cmc e 42 cavalli.
A quattro rapporti il cambio più il riduttore arrivando così a disporne di otto in avanti e due in retromarcia.
Mantennero quel propulsore sino al 1971 quando lo sostituirono con quello della Fiat 127 un quattro cilindri 903 cmc.
Il cambio riduttore:
Una soluzione pensata per la guida in fuoristrada e consentiva a chi guidava una volta inseritolo di avere il numero di marce raddoppiato, ti propongo una serie di dati prendendoli dalla Fiat Campagnola auto piuttosto diffusa allora:
I – 4,00 : 1
II – 2,32 : 1
III – 1,52 : 1
IV – 1 : 1
R.M. – 4,00 : 1
Inserendolo i rapporti di trasmissione così cambiavano.
I ridotta – 16,72 : 1
II ridotta – 10,69 : 1
III Ridotta – 6,35 : 1
IV ridotta – 4,18 : 1
R.M. Ridotta – 16,72
Con altre case atuomobilistiche aver montato il cosiddetto “primino” che era una marcia con un alto rapporto di trasmissione.
Dati tecnici.
La sua carrozzeria con una struttura perimetrale in profilati di acciaio e totalmente zincata per “coprirla” dalle intemperie e l’umidità che un certo uso comportava.
Sospensioni a quattro ruote indipendenti su balestre trasversali, le ruote con pneumatici 7,00 X 13.
Velocità massime rilevate durante una prova su strada, in prima ridotta 4 km/h, su strada in quarta normale 100 km/h, la strumentazione di serie non prevedeva il tachimetro.
Massima pendenza superabile a pieno carico oltre 45°.
Peso 850 chilogrammi in ordine di marcia con un peso totale massimo di 1.195 chilogrammi.
Portata quattro persone, più all’incirca 50 chilogrammi come bagaglio.
Prezzo di listino nel 1968 previsto in 1.395.000 Lire come la vediamo in una delle foto era priva di capottatura portiere e riscaldamento che se montati prevedevano un ulteriore esborso di Lire 100.000.
Yeti lo produceva.
- Prima la Delta Veicoli Speciali S.r.L. Strada Antica di Collegno n° 196 10146 TORINO, su un disegno che riprendeva un altro progetto precedente quello della Ferves Ranger.
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La successiva Yeti 903 prodotta dalla SAMAS Società Albese Meccanica Autoveicoli Speciali con sede a Ricca d’Alba in provincia di Cuneo, un’azienda che negli anni 60 iniziava a costruire piccoli veicoli fuoristrada concentrandosi su un unico modello, lo Yeti per l’appunto, per poi essere oggi quella che possiamo vedere nel LINK.
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Due aziende specializzate nella costruzione artigianale di piccoli fuoristrada a quattro ruote motrici utilizzando parti meccaniche di altre auto, le due versioni differivano nella lunghezza con 3,10 per la versione della Samas contro i 3,24 per la precedente e sempre per la seconda un miglior livello sulle finiture.
Seguivano nel 1969 la Scoiattolo 4×2 con la meccanica della Fiat 500 e la Super Scoiattolo con meccanica 600 e quattro ruote motrici della Nuova Carrozzeria.
nel 1971 la Scuot della Carrozzeria Fissore con gli stessi gruppi meccanici della Fiat 127 con trazione al solo avantreno.